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Per una cittadinanza europea consapevole. Il progetto Epas e le scuole ambasciatrici dell’Ue

In quest’epoca di post-verità, dominata da luoghi comuni che dilagano nell’opinione pubblica (soprattutto sull’Unione Europea), pare interessante segnalare brevemente il progetto European Parliament Ambassador School (Epas), promosso dal Parlamento Europeo. L’idea è coinvolgere le scuole a diffondere una più corretta informazione sui temi europei: sulla storia dell’integrazione europea, e sul funzionamento delle istituzioni dell’Unione, soprattutto il PE, che rimane ad oggi largamente sconosciuto.

L’obiettivo dichiarato del PE è “far comprendere ai ragazzi cosa significhi concretamente essere cittadini europei, renderli consapevoli di quale sia il ruolo del Pe nel processo decisionale e legislativo, e fargli capire quanto importante sarà il voto dei giovani alle prossime elezioni europee della primavera del 2019”.

Epas mira a trasformare le scuole coinvolte in vere e proprie “ambasciate” dell’Ue, tramite un percorso di formazione e di informazione rivolto a studenti e docenti che fa degli istituti partecipanti dei candidati al ruolo di European Ambassador School in ogni paese membro, capaci di diffondere a loro volta i messaggi su come funziona l’Unione ad altre scuole, con un effetto a cascata.

Per raggiungere l’obiettivo, bisogna dimostrare con un test finale quanto i temi dell’integrazione europea e del dibattito politico continentale siano stati diffusi in ogni scuola dagli studenti coinvolti (ambasciatori junior) e dai docenti (ambasciatori senior) ai compagni non direttamente interessati dai corsi di formazione.

Il progetto è indirizzato a ragazzi tra i 16 e i 18 anni, età in cui il pieno godimento dei diritti politici e quindi di una delle funzioni essenziali della cittadinanza si avvicina; e diventano fondamentali una corretta educazione e una maggiore consapevolezza. Le scuole che, tenendo presente questo target, riescono a diffondere meglio la conoscenza sull’Ue, vengono premiate con una targa di riconoscimento del ruolo di scuole ambasciatrici dell’Ue nel loro paese.

Ormai al secondo anno di sperimentazione, si può dire che, come molti progetti analoghi, i risultati sono stati finora molto diversi tra i vari Stati membri. Ad oggi, i Paesi dove Epas sembra aver avuto maggior successo sono Irlanda e Olanda. Per quanto riguarda il nostro paese, Epas ha visto la sua prima realizzazione nel 2015/2016, coordinato dalla Rappresentanza in Italia del Parlamento Europeo e sostenuto didatticamente dal Cesue (Centro Studi, Formazione, Comunicazione e Progettazione sull’Unione Europea e la Global Governance).

Nel suo primo anno di realizzazione, Epas ha coinvolto 24 scuole Italiane, selezionate esclusivamente tra istituti alberghieri e professionali. Tra queste, solo otto sono arrivate a conclusione del processo, per ragioni di tipo organizzativo relativo alla pianificazione delle attività scolastiche, risultando “ambasciatrici del Parlamento Europeo”. È stato quindi deciso, per il secondo anno, di focalizzare maggiormente gli sforzi su un numero minore di scuole, cercando di far fruttare al meglio l’esperienza acquisita con la prima sperimentazione.

Nell’anno 2016/2017 il progetto, attualmente in corso, sempre coordinato dalla Rappresentanza in Italia del Parlamento Europeo e sostenuto didatticamente dal Cesue, ha coinvolto da subito otto scuole tra Lombardia e Lazio con un focus sui licei (classico, scientifico e linguistico) ed istituti magistrali e professionali. Sono già stati svolti i primi incontri di formazione presso le scuole da parte del Cesue e le stesse stanno provvedendo, sulla base di un’interazione tra Cesue e insegnanti, alla selezione dei loro ambasciatori junior e senior per poter passare alla prossima fase del progetto.

I primi risultati del secondo anno, per quel che riguarda l’Italia, sono sorprendentemente molto positivi, visto che agli incontri iniziali hanno partecipato quasi mille studenti, tutti dimostratisi fortemente interessati al funzionamento delle istituzioni e alla storia dell’Unione europea, avanzando numerose considerazioni e domande sul presente e sul futuro del processo di integrazione del Vecchio Continente. Insomma, si capisce che l’Europa riveste un posto centrale, ancorché ambiguo, nelle loro preoccupazioni quotidiane e soprattutto nelle loro aspirazioni future.

Il progetto – che già lo scorso anno aveva dimostrato tutte le sue potenzialità – sembra quindi avviato verso un ulteriore successo, confermandosi tra le più interessanti azioni messe in piedi dalle istituzioni Ue ai fini di un’educazione alla cittadinanza europea (ECE). Azioni che, in ogni caso, non risulteranno sufficienti in mancanza della pianificazione di apposite attività curricolari dedicate al tema dell’ECE da parte dei singoli ministeri dei paesi membri.

Anche questo, il tentativo cioè di esplorare i contenuti e il quadro strategico di un intervento formativo curriculare d’insegnamento di ECE, è stato oggetto di un progetto pilota promosso dalla Commissione Ue insieme alla Presidenza del Consiglio, Parlamento Europeo e MIUR, con l’assistenza di tre esperti a livello nazionale. Ma attende ancora che qualche Ministro ne capisca davvero la reale portata e il valore formativo per essere implementato. Chissà che la recente ondata di euroscetticismo diffuso non aiuti ad aprire gli occhi.


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