Se l’era immaginata ben diversa la giornata di ieri, Rupert Stadler, ceo dell’industria automobilistica Audi, che fa parte del gruppo Volkswagen. Per il 15 marzo era stata fissata la conferenza stampa per annunciare i dati di bilancio 2016. Dati di cui essere decisamente soddisfatti. Peccato che poi una piccola armata di 80 tra magistrati, inquirenti e forze di polizia abbiano rovinato tutto.
A ricostruire meticolosamente come sono andati i fatti è il quotidiano di Monaco, Süddeutsche Zeitung, che delle vicende che coinvolgono VW e la galassia altri marchi del gruppo ha fatto uno dei pilastri del suo giornalismo di inchiesta.
Racconta la SDZ che ieri mattina, alle ore sette, gli inquirenti si sono presentati contemporaneamente in nove località sparse tra tre regioni. Tra questa anche i due siti produttivi più importanti, quello di Neckarsulm, e quello nella città bavarese Ingolstadt, anche quartier generale di Audi. La tempistica, il fatto che il giorno delle perquisizioni e quello dell’annuncio dei risultati economici siano coincisi, sembra essere stata una pura casualità. Gli inquirenti avrebbero appreso della conferenza stampa solo qualche giorno fa, quando ormai tutto era pronto per le perquisizioni. A Ingolstadt le forze di sicurezza hanno oltrepassato il cancello, sono passate di gran carriera davanti al museo dove si celebra la gloriosa storia dell’Audi che ha preso il via 16 luglio del 1909, e dove si sarebbe tenuta da lì a tre ore la conferenza stampa, per dirigersi decisi verso l’edificio A50, dove si trovano gli uffici dei vertici.
E mentre loro si facevano annunciare dalla receptionist, gli operai, ignari del terremoto che stava scombussolando la tabella di marcia della giornata e non solo, varcavano i cancelli dello stabilimento per cominciare il turno di lavoro.
Visita inaspettata e perquisizioni sono state ordinate per il sospetto che, come già la casa madre Volkswagen, anche Audi abbia applicato un software per contraffare le emissioni dei gas di scarico. Nel caso di Audi si tratterebbe di circa 80mila vettura diesel vendute tra il 2009 e il 2015 sul mercato del Nordamerica. Non semplici sospetti, sottolineava il telegiornale di mezzogiorno, a quanto pare ci sarebbero indizi piuttosto pesanti, anche se non veniva detto quali.
Nonostante il risveglio brusco e alquanto sgradevole, i vertici, a cominciare dall’amministratore delegato Stadler, avevano deciso di seguire la tabella di marcia decisa precedentemente. Si contava sull’arrivo di un centinaio di giornalisti da tutto il mondo. Bisognava fare buon viso a cattivo gioco.
Certo nessuno ci credeva che la presenza degli inquirenti non sarebbe trapelata verso l’esterno, forse si sperava in un certo ritardo. E invece una mezz’ora prima dell’inizio della conferenza stampa a Ingolstadt non si parla più di altro. E così sia al ‘cerimoniere’ della giornata, che all’amministratore delegato non hanno potuto esimersi dal fare almeno un brevissimo cenno a quanto stava accadendo in quel momento nel quartier generale e in altri siti di Audi. Ma, si raccomandava Stadler di non relegare in secondo piano gli ottimi risultati conseguiti da Audi:
La casa automobilistica ha chiuso il 2016 con un utile netto di circa 3 miliardi di euro e un venduto totale di 1,9 milioni di vetture.
Dati che alla luce delle indagini in corso, lasciano però anche il tempo che trovano, come ha dimostrato la vicenda della casa madre di Wolfsburg. Quello che la SDZ definisce il più grande scandalo nella storia dell’industria automobilistica tedesca, costa alla Volkswagen solo negli Stati Uniti 23 miliardi di euro, e non è comunque ancora una vicenda conclusa. Soprattutto perché sono tutt’ora in corso accertamenti riguardo alle responsabilità dei vertici, e tra questi figura anche l’ex Ceo Martin Winterkorn. Lui ha sempre negato di aver saputo già molto tempo prima che lo rendesse pubblico la giustizia americana, del software; affermazioni che alcuni testimoni/indagati hanno però recentemente smentito.
Stadler ieri si è detto convinto che si giungerà presto a un chiarimento di tutta la vicenda e che comunque, tra le perquisizioni anche in abitazioni private, la sua non era inclusa. È vero, attualmente le indagini sono a carico di ignoti, ma, ricorda il giornale di Monaco, contro ignoti si era indagato anche all’inizio del dieselgate VW.