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Perché Donald Trump scommette sulle infrastrutture

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In un Paese con oltre 6,5 milioni di chilometri di strade e 600mila ponti, le infrastrutture sono qualcosa di più di una semplice via di trasporto. Nel 1962, la spesa pubblica statunitense per le infrastrutture era pari al 3% del Prodotto interno lordo del Paese; oggi quella percentuale è scesa all’1,4.
Josh Bivens, policy director dell’Economic policy institute, ha calcolato che, investendo 18 miliardi di dollari l’anno in strade, ponti e corsi d’acqua navigabili, il Pil nazionale crescerebbe di 29 miliardi, creando nel solo primo anno 200mila posti di lavoro. Nell’ultimo report, pubblicato a maggio, The American society of civil engineering (Asce) ha assegnato alle infrastrutture americane il voto D+, su una scala che va da A (punteggio massimo) a F (punteggio minimo). Lo stesso documento, inoltre, stima che entro il 2040 saranno necessari 5,1 trilioni di dollari per ammodernare le infrastrutture americane, segnalando peraltro che, attualmente, il 32% delle strade principali è in condizioni definite come poor o mediocre. Va inoltre considerato che 60mila ponti sono in uno stato di deficit strutturale, mentre il 45% degli americani non ha ancora accesso a treni e metropolitane.
L’Asce ha calcolato che se il gap infrastrutturale degli Stati Uniti non sarà colmato entro il 2025, l’economia perderà, sino ad allora, una porzione di Pil pari a 4 trilioni di dollari e 2,5 milioni di posti di lavoro.
L’ultimo ampio investimento pubblico in infrastrutture prima di Obama risale al 1956, quando Eisenhower creò l’Interstate highway system, spendendo circa il 2,4% del Pil. Il fondo, sovvenzionato con le tasse sulla benzina, continua a garantire i lavori di mantenimento nel sistema, ma non è abbastanza consistente per soddisfare le necessità odierne. Secondo l’American road & transportation builders association (Artba), le infrastrutture di trasporto sono il settore trainante della crescita economica americana. All’interno del suo report Market forecast 2016, calcola che il settore crescerà del 4% nel corso dell’anno, sostenuto dallo sviluppo dei suoi comparti più importanti, dalle strade ai tunnel, dalle metropolitane agli aeroporti.

STRADE, TUNNEL E PONTI

Il 32% delle maggiori strade è in condizioni mediocri. Questo, in termini di riparazioni e costi operativi, pesa sulla collettività per 67 miliardi di dollari. Il 43% delle maggiori autostrade urbane è congestionato, comportando una spesa annuale per gli automobilisti in termini di carburante sprecato di 101 miliardi di dollari, oltre a 39 ore perse ogni anno nel traffico. Il grafico mostra l’investimento annuale necessario da parte del governo fino al 2028 per tre diversi scenari. Il primo è il corrente tasso di spesa, il secondo è il tasso di spesa necessario per continuare a mantenere l’attuale condizione delle strade, il terzo è la spesa necessaria per migliorare la loro condizione.
In base alle stime Artba, nel 2016 gli investimenti, pubblici e privati, per la costruzione di autostrade, strade e parcheggi saranno di oltre 73 miliardi di dollari. A questi si aggiungeranno gli investimenti privati destinati a strade e ponti per un valore di quasi 46 miliardi, mentre il governo federale, in sinergia con i dipartimenti statali, ha previsto fondi per 42 miliardi in lavori di manutenzione.
Un recente incremento delle tasse statali sul carburante e sulle commissioni per gli automobilisti, così come un numero ingente di iniziative di finanziamento locale approvate nel novembre 2016, dovrebbero supportare alcuni mercati locali per i prossimi cinque anni. Inoltre, sono state approvate 267 misure in 24 Stati nel 2016, che supporteranno 207 miliardi di dollari in autostrade, ponti, porti e spese di trasporto nei prossimi 40 anni.
Quanto invece alla situazione dei ponti, negli Stati Uniti 1 su 9 è considerato strutturalmente deficient. L’età media dei ponti americani è di 42 anni; quasi il 30% di questi ha superato di cinque anni la lifetime prevista. Questi dati confermano che il sistema di ponti e gallerie negli Usa ha urgente bisogno di manutenzione, ma le prospettive per il futuro sono positive. Il mercato delle costruzioni di tunnel e ponti, sebbene previsto in leggero calo nel 2017, con 32,9 miliardi di dollari rispetto al valore record di 33,3 miliardi di dollari nel 2016, tornerà a crescere già nel 2018. Inoltre, il settore ha uno stretto legame con gli investimenti nelle autostrade: storicamente, il mercato dei ponti mostra un forte incremento quando vi sono investimenti federali nelle autostrade. A guidare la crescita del settore vi sono nove Stati, che rappresentano, insieme, oltre il 53% del mercato nazionale: California, Florida, Illinois, New Jersey, New York, Pennsylvania, Texas, North Carolina e Ohio.

FERROVIE E METROPOLITANE

Secondo l’Artba, la crescita degli scambi commerciali favorirà, nei prossimi cinque anni, lo sviluppo di nuovi progetti sulla rete ferroviaria leggera, grazie soprattutto al trasporto delle merci, settore in cui gli investimenti, soprattutto privati, sono passati da 13,5 miliardi di dollari nel 2015 a 13,6 nel 2016. Il Fast act prevede una spinta per gli investimenti del trasporto pubblico, incrementando gli investimenti federali per il trasporto pubblico dagli attuali 10,7 miliardi di dollari a 12,6 miliardi nel 2020. Il mercato delle costruzioni dei trasporti pubblici e ferroviari è previsto in crescita, passando dai 19,3 miliardi di dollari nel 2016 ai 20,3 nel 2017, un incremento, dunque, del 5%. Gli investimenti per metropolitane e ferrovie leggere cresceranno del 3,7% fino a raggiungere 7,7 miliardi di dollari, poco sotto il livello record di 7,8 miliardi registrato nel 2015. La richiesta per il trasporto merci è comunque prevista in aumento a seguito dei trend di incremento della popolazione e dell’economia. La crescita futura sarà comunque supportata da diversi fattori, tra cui spiccano: gli investimenti addizionali attraverso il Fast act; la crescita dell’economia Usa; la domanda per il servizio ferroviario di merci; la continua produzione di petrolio e la recente espansione del Canale di Panama.

AEROPORTI, PORTI E CANALI

Il sistema di trasporto aereo degli Stati Uniti stima di aver gestito oltre un miliardo di passeggeri nel 2016 e, in futuro, continuerà ad aumentare.
Alcune analisi mostrano che l’investimento nelle infrastrutture aeree continua a decrescere, nonostante l’economia americana stia bruciando miliardi di dollari a causa della congestione e dei ritardi degli aeroporti, con un costo pari a 34 miliardi di dollari per il 2020 e 63 miliardi per il 2040. Investendo 18,4 miliardi all’anno sarebbe invece possibile salvare 1,21 trilioni di dollari in profitto domestico lordo e proteggere 2,7 trilioni in business sales.
È comunque prevista la costruzione di 14 nuovi aeroporti in Alaska, Arkansas, Georgia, Iowa, Illinois, Montana, North Dakota, New Mexico, Nevada e Wyoming, per un costo totale di 154 milioni di dollari. Il valore totale delle costruzioni per le piste e i terminal degli aeroporti aumenterà, crescendo da 13,1 miliardi nel 2016 a 13,2 miliardi nel 2017.
Quanto alla situazione dei porti americani, infine, necessitano entro i prossimi dieci anni di almeno 28,9 miliardi di dollari in interventi di ammodernamento per l’accesso intermodale alle strade, per i ponti e i transiti. La media dei fondi federali annuali stanziati per il settore è di 800 milioni di dollari a fronte di 1,3 miliardi invece necessari, che fa stimare un gap nel finanziamento al 2040 pari a 45,6 miliardi.
Gli investimenti in porti e via marittime previsti sono di 2,1 miliardi di dollari nel 2017: i principali lavori necessari includono l’aggiornamento dei servizi, la costruzione di canali più profondi, la sostituzione di dighe e la riduzione del traffico. Inoltre, l’espansione del Canale di Panama comporterà un investimento di almeno 46 miliardi di dollari entro il 2017 per ammodernare le strutture e gli impianti dei porti attraverso il Paese.

(Articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista Formiche)


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