I giochi sono ancora tutti da fare, ma qualche certezza già esiste: la proliferazione dei partiti o, forse meglio, delle sigle politiche, la loro voglia di contarsi in virtù del ritorno al proporzionale, lo spaesamento di buona parte degli italiani che minacciano di partecipare alle prossime elezioni in misura largamente inferiore rispetto a quanto non abbiano fatto nel febbraio 2013.
La direttrice di Euromedia Research Alessandra Ghisleri – ospite ieri del tradizionale appuntamento di Formiche con gli Aperithink (qui le foto di Umberto Pizzi) – ha tratteggiato le principali dinamiche dell’attuale scenario politico, dominato dall’incertezza. Dovuta, in primis, ai dubbi sulla legge elettorale con cui si voterà il prossimo anno. “Inciderà inevitabilmente sulle scelte dei partiti e anche degli italiani“, ha sottolineato Ghisleri, che ha commentato la notizia più dibattuta degli ultimi giorni: il sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera che fotografa il MoVimento 5 Stelle nettamente in testa alla classifica dei partiti, al momento, preferiti dagli elettori, con il 32,3% dei consensi potenziali.
“La sua vittoria non è inevitabile“, ha commentato Ghisleri, per la quale una bella mano ai pentastellati sta arrivando dalle altre aree politiche, dalle loro difficoltà e divisioni: “Il M5S gioca anche di sponda con le cadute e gli errori degli altri“. D’altro canto – ha aggiunto – non si può neppure escludere a priori che il movimento di Beppe Grillo riesca a raggiungere alle urne la quota del 40% dei voti che farebbe scattare, almeno in base all’attuale sistema elettorale, il premio di maggioranza: “Al momento no, ma con una buona campagna elettorale è possibile. Anche perché a un certo punto subentrerà la logica del voto utile“.
E le altre aree politiche? Il centrodestra oggi è diviso, ma in via di riaggregazione: un percorso pieno di ostacoli il cui eventuale esito positivo, però, lo potrebbe rilanciare anche in un’ottica di governo. “La somma algebrica di tutti i partiti che lo compongono fa sì che il centrodestra sia la prima forza politica in questo momento in Italia“, ha spiegato Ghisleri.
Quanto al centrosinistra – e al Partito democratico in particolare – le difficoltà sono evidenti: “Sembra avere un po’ perso il contatto con le persone“. Ma pure in questo caso la partita è ancora apertissima e Matteo Renzi tutt’altro che finito: “La sua leadership è la più forte tra la gente, mentre Andrea Orlando è più radicato nell’establishment del partito“. Eppure l’esito delle primarie, seppur non scontato, appare difficile che possa riserverà sorprese: “Tutti i sondaggi danno Renzi largamente in vantaggio su Orlando e Michele Emiliano“. Anche con l’eventuale vittoria, comunque, l’ex presidente del Consiglio dovrà cercare di cambiare qualcosa nella sua strategia e nella sua narrazione: “Gli italiani non hanno ancora capito appieno cosa voglia mettere all’interno del suo trolley”.
La parola chiave che però oggi sembra raccontare nel modo migliore il panorama politico è frammentazione: “Nell’ultima rilevazione abbiamo sondato 25 partiti“. O sigle, perché in fondo – in molti casi – si tratta di movimenti nati per la contingenza politica, ma destinati a non presentarsi in via autonoma alle prossime elezioni. Per molti di loro, d’altronde, vi sarebbe il fortissimo rischio di rimanere fuori dal Parlamento per via della clausola di sbarramento: “Se fosse prevista al 5% – come alcuni propongono – al momento riuscirebbero a entrare in Parlamento pochissimi partiti“. Quattro o, al massimo, cinque.
Una clima d’incertezza che si sta ovviamente ripercuotendo sull’opinione pubblica, concentrata sulla crisi economica – di cui il prossimo anno ricorrerà il decennale – più di quanto non lo sia sul dibattito squisitamente politico in corso tra i partiti. Il risultato probabile sarà un’ulteriore riduzione della percentuale dei votanti, che – stando alle stime di oggi – alle elezioni del 2018 pare destinata a diminuire ancora: “Attualmente è stimata tra il 68 e il 72%, a fronte di una media storica tra il 78 e l’82%“.