Se Francesco Starace è sceso in campo con Enel Open Fiber, anche Flavio Cattaneo ha sfoderato la sua società per la fibra ottica. Il primo, amministratore delegato dell’operatore elettrico, ha avuto la meglio nella prima gara del governo per la realizzazione della rete a banda ultralarga di proprietà pubblica, mentre il capo azienda di Telecom Italia sembra sempre più convinto a procedere da solo. Ecco cosa si muove nella partita della fibra.
LA SOCIETÀ DELLA FIBRA DI TIM
Il progetto per la creazione di una società dedicata esclusivamente allo sviluppo di nuove infrastrutture in fibra nelle cosiddette aree bianche, quelle a fallimento di mercato (cluster C e D), presentato da Flavio Cattaneo, ha avuto la settimana scorsa il via libera da parte del consiglio di amministrazione di Tim. La nuova società non determina per il gruppo, secondo quanto riferito dalla società in una nota ufficiale, un incremento del livello di investimenti già programmati e si pone in coerenza con il Piano Industriale 2017-2019 approvato dal Cda.
Nel dettaglio il progetto prevede la costituzione di una società partecipata, la cui maggioranza sarà detenuta da un socio finanziario, che sarà scelto nei prossimi mesi e la cui procedura di individuazione è stata avviata.
“La realizzazione di questa partnership permetterà a Tim, tramite la nuova società, di raggiungere i propri obiettivi di copertura del Paese con Banda Ultralarga con quasi 2 anni di anticipo rispetto alla tempistica prevista dal piano triennale. Grazie a questa accelerazione nei Cluster C e D, l’obiettivo di copertura del 95% della popolazione italiana con connessioni UBB (ultra broadband, ndr) sarà già raggiunto alla fine del primo semestre del 2018 mentre nel 2019, termine dell’attuale piano, la copertura salirà al 99% anche con il contributo di tecnologie wireless. Per realizzare questa infrastruttura la nuova società utilizzerà le migliori tecnologie disponibili sul mercato con architetture Fttc fino a 300 megabit/s. I comuni interessati dal progetto sono oltre 6 mila e saranno collegate oltre 7 milioni di abitazioni. La società offrirà a tutti gli operatori servizi di connessione wholesale, garantendo parità di trattamento”, si legge nel comunicato.
RICORSI E MUGUGNI DI TELECOM
La realizzazione della rete in fibra nelle aree dove gli operatori hanno dichiarato di non voler investire gode dell’aiuto dello Stato che ha indetto, attraverso la società Infratel, delle gare. L’idea di affidare ad Enel la realizzazione della nuova banda ultrabroad, non è piaciuta fin dall’inizio a Telecom Italia, secondo la quale le modalità di gara avrebbero favorito gli operatori non verticalmente integrati, quindi Open Fiber, società del gruppo Enel. E così è stato.
Ma il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato da Telecom Italia relativo al primo bando di gara indetto da Infratel, la società in house del ministero dello Sviluppo economico controllata da Invitalia, per la realizzazione della rete a banda ultra-larga nelle aree a fallimento di mercato.
La decisione del Tar “conferma la correttezza del bando di gara – si legge in una nota di Infratel, – un bando messo a punto dopo una rigorosa istruttoria e un approfondito lavoro tecnico”.
Il ricorso di Tim, così come quello di Fastweb, era stato presentato lo scorso anno, dopo la pubblicazione delle modalità di gara.
Il ricorso dell’azienda telefonica al Consiglio di Stato non è stato ufficializzato ma è probabile che dopo la decisione del Tar i legali stiano già lavorando verso tale direzione. E, visto che nel frattempo la gara è stata vinta Open Fiber, nuovi ricorsi al Tribunale amministrativo non sono da escludere.
LE ULTIME NOVITÀ DI ENEL OPEN FIBER
La società di Enel si è aggiudicata i lotti del primo bando da 1,4 miliardi di euro per Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo e Molise. E in occasione della presentazione dei risultati di Enel per il 2016, che si è chiuso con un utile netto ordinario di gruppo di 3,243 miliardi, in crescita del +12,3% rispetto ai 2,887 miliardi del 2015, Starace ha anche annunciato la probabile vittoria di Open fiber, la società che gestisce reti a fibra ottica, nella gara per la realizzazione del secondo lotto della rete per le aree disagiate bandita da Infratel.
Il bando da 1,2 miliardi riguarda le regioni Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e provincia autonoma di Trento. A questo bando Tim e Fastweb hanno deciso di non partecipare.
Il programma di sviluppo della banda ultra larga di Enel prevede di raggiungere in 6 anni oltre 270 città italiane per circa 9 milioni e mezzo di unità immobiliari servite.
“Il progetto è partito, stiamo cablando le prime città, Perugia è finita e sono state completate anche Bologna e Genova. Le altre città saranno completate entro la fine del 2017, con l’eccezione di una o due”, ha detto l’a.d. di Enel, parlando dell’attività di Open Fiber nel corso di un’audizione al Senato, aggiungendo che “il lavoro va avanti. L’investimento complessivo è di 3,9 miliardi nei cluster A e B”. “A questo – ha proseguito – si devono aggiungere altre 40 città che metteremo in lavorazione tra un mese o due e i risultati delle due gare Infratel a cui abbiamo partecipato” per i cluster C e D.
PUBBLICO E/O PRIVATO?
Che conseguenze avrà la newco per le aree bianche di Tim nell’ottica di una sinergia pubblico/privato per la realizzazione della rete di nuova generazione? Scombussolerà i piani del governo, visto che in base alla normativa sugli aiuti di Stato il pubblico può intervenire soltanto se si dimostra che c’è una chiara domanda di connessioni che il privato non riesce a soddisfare, pena l’alt della Ue?
Una frase di qualche settimana fa del sottosegretario alle Telecomunicazioni Antonello Giacomelli può aiutare a capire l’orientamento del govern0: “Poche ore fa abbiamo chiuso la prima gara e rapidamente seguiranno le altre. I privati si concentrassero con una spinta vera sulle aree interessanti dal punto di vista del mercato, ci aspettiamo questo slancio. Mi meraviglia leggere che operatori privati, una volta che lo Stato fa l’investimento nelle aree a fallimento di mercato, annunciano di voler intervenire in quelle aree che prima avevano escluso: immagino che sia stato un misunderstanding dei giornalisti e che nessuno abbia voglia di intralciare questo piano”, ha detto il sottosegretario Giacomelli a Radiocor Plus. Già nel 2015 Telecom ha presentato un esposto a Bruxelles per chiedere il ritiro o il rimborso degli incentivi, almeno dove Telecom stessa investe nella banda larga con i propri fondi.