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Intesa Sanpaolo, ecco come Messina sbuffa per il fondo Atlante di Penati

Mediobanca Carlo Messina, Simone Blasi, intesa sanpaolo

Il fondo “di sistema” Atlante ha preso vita ormai quasi un anno fa, nell’aprile del 2016, con il compito principale di alleggerire le banche dal peso dei crediti deteriorati e in particolare delle sofferenze. Ma poiché l’anno scorso il fondo guidato da Alessandro Penati ha utilizzato ben 2,5 miliardi, impegnandone un altro, per ricapitalizzare la Popolare di Vicenza e Veneto Banca (che oggi hanno bisogno di altre risorse per addirittura 5 miliardi totali), quella mission sulle sofferenze non è di fatto praticamente ancora stata assolta. E le banche che hanno finanziato Atlante proprio in quest’ottica, sperando cioè che prima o poi comprasse le loro stesse sofferenze a prezzi superiori a quelli di mercato, continuano a tradire un certo nervosismo nei confronti del fondo guidato da Penati. Lo fa persino Intesa Sanpaolo, da sempre legata all’uomo delle Fondazioni Giuseppe Guzzetti (che ne è azionista di peso tramite la “sua” Cariplo), grande promotore (poi però in parte pentito), un anno fa, di Atlante. Non a caso, Intesa è la prima finanziatrice di Atlante, davanti alla seconda banca italiana, Unicredit.

LE PAROLE DI MESSINA

Basti pensare alle parole recentemente pronunciate dall’amministratore delegato di Intesa, Carlo Messina, che, espressamente interpellato sulla delicata situazione delle due banche venete, ha detto: “Atlante più di così non può fare, deve comprare le sofferenze”. Come dire che sarebbe meglio che il fondo non iniettasse ulteriori risorse nelle casse dei due gruppi di Vicenza e Montebelluna, come invece pare stia di nuovo per fare (Penati a suo tempo disse che nelle venete, anche con l’ingresso dello Stato, sarebbe voluto restare al controllo).

LA SVALUTAZIONE

Che cosa Intesa pensi di Atlante emerge dal bilancio del 2016. Dove, tanto per incominciare, la quota nel fondo è stata svalutata: “Il fair value al 31 dicembre 2016 delle quote di Intesa Sanpaolo nel fondo – si legge nel documento – è risultato pari a 336 milioni che, confrontato con il relativo valore di carico, pari a 503 milioni, ha fatto emergere una rettifica di valore di 167 milioni imputata a conto economico. La valutazione effettuata ha inoltre restituito un valore corrente del versamento effettuato da Intesa Sanpaolo a gennaio 2017 pari a 122 milioni; la differenza, pari a 60 milioni, rispetto a quanto versato è stata imputata come onere a carico del conto economico 2016 attraverso un accantonamento al fondo per rischi e oneri. Di conseguenza – tira le somme il bilancio – l’ammontare complessivo dell’onere prodotto dal fondo Atlante sul conto economico 2016 del gruppo è stato pari a 227 milioni al lordo dell’effetto fiscale (pari al 33% circa di quanto complessivamente versato da Intesa Sanpaolo) e 152 milioni al netto di tale effetto”.

LA MISSION DEL FONDO NUMERO 2

C’è di più. Poiché ora Intesa si è impegnata a investire in Atlante II, la banca nel bilancio – proprio in linea con le parole dell’ad Messina – sottolinea che questo veicolo deve investire nell’acquisto di credito deteriorato e non – se ne deduce – in nuovi aumenti di capitale. “Nel mese di luglio 2016 – si legge nel documento – la Sgr Quaestio Capital Management ha dato avvio ad un nuovo fondo di investimento chiuso di tipo alternativo denominato “Atlante II”, riservato esclusivamente ad investitori professionali con lo scopo di investire in operazioni di valorizzazione di non performing loan di una pluralità di banche italiane”. In Atlante II, Intesa Sanpaolo ha sottoscritto un impegno di versamento di 155 milioni. Si badi bene: è un impegno che al momento quindi non è ancora diventato un esborso.

IL RETROSCENA SU MPS

Il bilancio di Intesa svela anche un piccolo retroscena: “In data 2 dicembre 2016 il fondo ha richiesto un versamento a Intesa Sanpaolo di circa 109 milioni, funzionale all’investimento da parte del fondo nell’operazione di cartolarizzazione di npl di Banca Monte dei Paschi di Siena”. Ma, “non essendo stata finalizzata tale operazione”, Atlante “ha restituito i versamenti effettuati dai quotisti, ad eccezione di una quota trattenuta a titolo di rimborso delle spese sostenute per strutturare l’operazione; per Intesa Sanpaolo tale quota è risultata pari a circa un milione ed è stata ricondotta a conto economico. Al 31 dicembre, dunque, Intesa Sanpaolo non ha alcuna esposizione nei confronti del fondo Atlante II, ma solo un impegno per 154 milioni”.

CHE COSA FARA’ IL FONDO NEL 2017

E veniamo al 2017. “In data 27 gennaio – si legge nel bilancio di Intesa – Quaestio Capital Management Sgr ha comunicato di avere firmato un memorandum of understanding, per conto del fondo Atlante II, per l’acquisto di 2,2 miliardi del portafoglio di crediti deteriorati di Nuova Banche Marche, Nuova Banca dell’Etruria e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti”. E ancora: “L’investimento del fondo Atlante II sarà pari a massimo 515 milioni al netto di almeno 200 milioni di finanziamento”. Quali saranno le prossime mossime di Atlante? I riflettori sono puntati a Vicenza e dintorni.

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