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Le logge massoniche, gli elenchi e la caccia alle streghe

istat, Biotestamento, Daniele Capezzone, logge massoniche

Dimenticate per un momento la massoneria. Immaginate invece una qualunque altra forma di vita associativa: di natura filosofica, religiosa, politica, sindacale, e così via. Scegliete voi. E poi immaginate che qualcuno, stamattina, proponga di acquisire e sequestrare l’elenco degli aderenti alla Cgil, o degli iscritti al Pd, o di coloro che hanno frequentato una cerimonia religiosa.

Cosa accadrebbe? Ve lo dico io: si griderebbe (e giustamente!) alla lesione delle libertà fondamentali, a una immotivata campagna di discriminazione, a una ingiusta messa all’indice di cittadini che – per quell’adesione in sé e per sé – non hanno assolutamente fatto nulla di male.

Se la Costituzione non è stata cambiata stanotte (non si sa mai…), l’articolo 27 recita ancora che la “responsabilità penale è personale”. Personale: non di gruppo, non di partito, non di sindacato, non di confessione religiosa. E neppure di loggia.

Insomma, se un cittadino iscritto alla massoneria è per caso sospettato di aver commesso un reato, è giusto, anzi sacrosanto, che sia indagato, processato, ed eventualmente condannato. Esattamente come per ogni altro cittadino: iscritto alla Cgil o al Pd, credente o laico, avvocato o dentista, eccetera.

Ma se invece si comincia (magari con le migliori intenzioni, in perfetta buona fede…) a mettere nel mirino una persona per una sua appartenenza, e addirittura si espongono a una generalizzata messa all’indice tutti coloro che (senza commettere reati) condividono quell’adesione, si apre una porta che conduce a esiti pericolosi e cupi.

Non si tratta di essere massoni: chi scrive, ad esempio, non lo è. Ma quando inizia una caccia alle streghe, quando si accendono roghi anche solo metaforici e simbolici, è bene vigilare e preoccuparsi. Oggi tocca a qualcuno, domani può toccare a qualcun altro. La ruota della criminalizzazione preventiva e della costruzione del mostro gira vorticosamente.

Esprimo un’opinione del tutto personale: la mia sensazione – e ciò rende le cose ancora più tristi e preoccupanti – è che nell’Italia del 2017 quella ruota del sospetto e della presunzione di colpevolezza giri ormai perfino in automatico, nell’inconsapevolezza o nella tragica sottovalutazione anche da parte di chi, di volta in volta, la muove e la maneggia.


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