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Cosa dicono i metalmeccanici della Uilm del contratto e di Industria 4.0

metalmeccanici

Una forte emozione. Così si possono sintetizzare i due giorni di lavoro della Undicesima Conferenza d’organizzazione della Uilm trascorsi a Pesaro. 250 delegati sindacali in rappresentanza di circa 100mila iscritti, un centinaio di ospiti, una platea di colore blu sempre affollata. E l’emozione, condivisa da tutto questo pubblico che ci seguiva in loco, ma anche da lontano attraverso i social, è risultata ancor più dirompente quando in sala sono stati proiettati due filmati che hanno rappresentato una parte importante della nostra storia. Un vero e proprio “docufilm” che ha narrato, in apertura dei lavori, la cronaca degli ultimi due anni vissuti dalla Uilm e culminati con la firma del contratto nazionale, apposta in Confindustria lo scorso 26 novembre. Poi, il filmato conclusivo che ha riassunto i momenti salienti delle ultime 24 ore passate dai delegati nella sala conferenze del “Baia Flaminia Resort” di Pesaro.

È importante che proprio sul tema contrattuale anche Carmelo Barbagallo, intervenuto il 22 febbraio, abbia sottolineato l’importanza del rinnovo del nostro Ccnl, perché ha tutelato ruolo e funzioni del contratto nazionale. Per determinare l’epilogo positivo della vicenda contrattuale abbiamo dovuto realizzare 20 ore di sciopero, abbiamo svolto 25 incontri ufficiali e moltissimi informali, abbiamo determinato una conclusione unitaria e condivisa da tutte le parti trattanti ed apprezzata dai lavoratori. Abbiamo non solo salvaguardato i due livelli di contrattazione, ma fatto molto di più a favore dei lavoratori del nostro settore. Abbiamo: garantito a tutti gli addetti il recupero dell’intera inflazione registrata; rafforzato Mètasalute, il fondo di assistenza sanitaria integrativa che riguarderà circa tre milioni e mezzo di utenti; reso la formazione professionale continua un diritto soggettivo; concordato che una parte degli incrementi salariali saranno detassati e utilizzati come “flexible benefits”; creato le premesse per sperimentare fin da subito nuove forme di inquadramento professionale; concordato di modificare le declaratorie professionali; rafforzato norme su trasferte, cambio appalto, diritto allo studio; rafforzato le regole sulla rappresentanza, il rinnovo delle Rsu, la validazione dei contratti di primo e secondo livello. Insomma, abbiamo rafforzato la bilateralità all’interno di ogni realtà produttiva e innovato le relazioni industriali.

Adesso è iniziata la fase della gestione del contratto. Prevediamo la redazione della stesura dello stesso al più presto. È stata costituita a livello nazionale una commissione, insieme a Federmeccanica ed Assistal, proprio per la gestione succitata dei capitoli contrattuali. Il futuro è rappresentato anche dal progetto di sviluppo e tutela sociale che riusciremo a proporre partendo dalla necessità che ci vogliono concreti investimenti pubblici e privati rivolti al settore industriale e a quello manifatturiero, in particolare. Per realizzarli, però, occorre concepire una politica industriale che sia degna di questo nome, utile a reperire risorse concrete per indirizzale verso infrastrutture materiali e digitali opportunamente selezionate.

Manteniamo l’ambizione di poter dire la nostra su come inquadrare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico in un quadro di sviluppo sostenibile e di tutele sociali. Abbiamo particolarmente apprezzato, in tal senso, le parole pronunciate da Pierpaolo Bombardieri, segretario organizzativo della Uilm che, la sera del 21 febbraio, ha invitato il sindacato ad aprirsi a tutte le realtà che lo circondano per essere interprete, oltre che partecipe, del cambiamento in atto. Per noi questo mutamento è identificabile in modo evidente in quel che sta accadendo nell’industria metalmeccanica.

La verità è che in Italia, ancora, i piani di Industria 4.0 stentano a decollare. Sono poche le imprese attive e dedite all’innovazione delle fabbriche, in controtendenza con il naturale aumento degli smart workers che rispetto al 2013 sono cresciuti del 40% senza progetti strutturati ma grazie ad una legge contenuta nel Job act che definisce il lavoro agile o smart working una modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementare la produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. La legge sullo smart working ridefinisce il telelavoro e consente ai lavoratori di svolgere la propria attività in parte all’interno dell’azienda e in parte all’esterno, seguendo però’ gli orari e le altre norme stabilite dal contratto di appartenenza. Il lavoratore smart tipo è nel 70% dei casi di sesso maschile ed ha un età media di 41 anni, il 52% e’ del nord, il 38% del centro e il 10% del sud Italia. Essi rappresentano, ancora, solo il 7% degli impiegati totali e di questi il 41% valuta positivamente la possibilità di accrescere le proprie abilità e conoscenze.

Per questo l’Industria 4.0 deve diventare, anche per il sindacato, oggetto di confronto continuo con tutti gli attori coinvolti. Promuovere la cultura di Industria 4.0 significa non solo tendere alla necessità insopprimibile di tendere alla innovazione di prodotto e alla produttività dell’impresa. Significa anche tutelare chi lavora in fabbrica strutturando questa azione con ragionamenti rivolti alla parte imprenditoriale che partano dal valore, per esempio, della paga oraria. In questo senso sarà necessario partecipare alle discussioni che riguarderanno la stesura di una nuova ed eventuale legge  proprio sull’orario di lavoro, attualmente disciplinata dal D.Lgs. 66/03.

Poi, sarà fondamentale  tutelare la professionalità dei lavoratori prevedendo un nuovo sistema di inquadramento a fronte delle nuove mansioni che verranno assegnate contemporaneamente ai lavoratori. Poi, bisognerà costruire e proporre un nuovo modello di relazioni industriali. Infine, sarà necessario vigilare affinché le risorse economiche pubbliche non vengano ancora disperse e  partecipare al recupero delle competenze per le complesse figure professionali attraverso la formazione. Dalla nostra Conferenza di Organizzazione di Pesaro è risaltato un messaggio ben preciso. Dovremo svolgere un percorso volto a definire una piattaforma che si faccia carico dell’emergenza del lavoro esistente nel Paese, predisponendo azioni di tutela e a favore della coesione sociale. Si tratta di una grande fase di consultazione generale per arrivare ad una giornata di mobilitazione di tutte quelle forze che condividono il nostro progetto basato su lavoro, sviluppo e ammortizzatori sociali. L’obiettivo sarà quello di coinvolgere Cgil, Cisl, Uil sui temi del lavoro, dello sviluppo e degli ammortizzatori sociali. Lo dobbiamo fare noi, perché abbiamo una grande responsabilità. Abbiamo la responsabilità del rilancio del lavoro industriale, della difesa dei posti di lavoro, e soprattutto, ripetiamo, della coesione sociale di questo Paese. Chi scrive nella conferenza  a Pesaro ha avuto modo di citare un grande costruttore americano di auto: “Ritrovarsi insieme – sosteneva Henry Ford– è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo”. Quindi, c’è molto lavoro da fare!



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