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Come è andato l’incontro tra il Movimento 5 Stelle e l’opposizione in Venezuela

Alla fine, la delegazione del Movimento 5 Stelle che in queste ore è a Caracas (qui l’articolo di Formiche.net, pubblicato il 6 marzo), ha incontrato ieri, 7 marzo, un rappresentante dell’opposizione venezuelana: il presidente dell’Assemblea Nazionale, Julio Borges (nella foto – Prensa Assemblea Nazionale). Dopo avere seguito le cerimonie di commemorazione della morte di Hugo Chávez, il deputato pentastellato Manlio Di Stefano, accompagnato dai senatori Ornella Bertorotta e Vito Petrocelli, ha parlato con Borges nel Salone Ellittico del Palazzo Federale Legislativo di Caracas.

CHI C’ERA ALL’INCONTRO

All’incontro – che è durato poco più di mezz’ora, secondo fonti del sito Analítica che seguono le attività parlamentari – hanno partecipato anche i rappresentanti venezuelani del Parlatino e Parlasur Ángel Medina e Eudoro González; Marialbert Barrios, vicepresidente della Commissione esteri; Mariela Magallanes, presidente della sottocommissione di Diritti Umani Economici, Delsa Solórzano, presidente della Commissione di Politica Interna ed Edmundo González Urrutia, responsabile dei Rapporti Internazionali del Parlamento Venezuelano.

DI COSA SI È PARLATO 

Borges ha voluto esporre agli invitati italiani le principali preoccupazioni del Parlamento, che vede bloccate le proprie iniziate dall’ingerenza del potere esecutivo. Ha spiegato l’urgenza di un’uscita elettorale alla crisi politica, economica e sociale che colpisce il Paese, così come la crisi umanitaria che si aggrava ogni giorno con l’inflazione e la mancanza di alimenti e medicine.

I rappresentanti dell’opposizione hanno spiegato alla delegazione del Movimento 5 Stelle che l’Unidad Democrática “ha lasciato di lato le sfumature e le differenze ideologiche che esistono nella coalizione di 14 partiti, di destra, centro e sinistra” per contribuire alla soluzione della crisi.

L’APPELLO DI JULIO BORGES

“Prendete per buono quello che vi ha raccontato la comunità italiana residente in Venezuela. Sicuramente sarà stata una spiegazione più approfondita di quella che abbiamo fatto qui […] Coinvolgetevi con quello che succede in Venezuela perché di quello si tratta il tema umanitario. Abbiamo bisogno che siate solidali con i valori democratici”, ha detto Borges ai parlamentari “pentastellati”.

Anche il senatore Pier Ferdinando Casini e la deputata Renata Bueno sono stati a Caracas a dicembre del 2016 per portare la solidarietà alla comunità italiana e ai colleghi venezuelani.

LA VERSIONE DI MANLIO DI STEFANO

Il deputato Di Stefano pensa diversamente: “Il Venezuela sta vivendo un momento difficile, ma questo non significa che rappresentanti di Paesi esteri abbiano il diritto di ingerire negli affari interni”, ha detto Di Stefano in visita a Caracas. “Per noi l’autodeterminazione dei popoli e la sovranità sono principi imprescindibili – ha continuano il parlamentare -. Al contrario, il Venezuela è un Paese ricco di risorse e offre innumerevoli opportunità anche per le nostre imprese. Per questo mi auguro che Roma e Caracas tornino a parlarsi come facevano un tempo”. Sull’incontro con Borges, Di Stefano ha detto che hanno scelto di incontrare “entrambe le parti parlamentari per avere un’idea più chiara sullo stato politico in corso”.

LA RISOLUZIONE (PRO-GOVERNO) IN COMMISSIONE ESTERI

Nella seduta numero 728 della Commissione esteri del 23 gennaio del 2017, Di Stefano presentò una risoluzione nella quale spiega quella che è la sua visione della situazione in Venezuela. “Da 19 anni il Venezuela attraversa una profonda fase di trasformazione, che ha permesso al Paese di raggiungere importanti obiettivi – si legge nel documento consultabile sul sito del Parlamento -; dall’elezione dello scomparso presidente Chavez, il Paese vive una contrapposizione infruttuosa tra maggioranza e opposizione e, più in generale, tra classe imprenditoriale e governi succedutisi dal 1998 in poi, che hanno portato a un tentativo di colpo di stato nel 2002, i cui responsabili però ricevuto l’amnistia dal Governo dell’epoca”.

Secondo Di Stefano, “il Venezuela è tra i 29 Paesi nel mondo che hanno raggiunto gli obiettivi di sviluppo del Millennio e la meta del vertice sull’alimentazione. Tra il 1998 e il 2013, in Venezuela la fame si è ridotta del 21,10 per cento, e oggi essa si assesta a meno del 5 per cento. Secondo cifre assolute, prima del 1998 in Venezuela c’erano 5 milioni di persone che soffrivano la fame, oggi la cifra non raggiunge i 500 mila”.

I DATI NON UFFICIALI SULLA CRISI ALIMENTARIA 

Tuttavia, l’Osservatorio Venezuelano della Salute, il Centro di Studi dello Sviluppo dell’Università Central del Venezuela, la Fondazione Bengoa per l’Alimentazione e Nutrizione, la Fondazione 5 al día, l’Ordine di Nutrizionisti del Venezuela e il Centro di Ricerche Agro-alimentarie dell’Università de Los Andes, hanno dati molto diversi. Queste organizzazioni si sono pronunciate contro la Fao e hanno presentato un documento intitolato “Panorama della Sicurezza Alimentaria e Nutrizionale: sistemi alimentari sostenibili” con i drammatici dati di fame e denutrizione che hanno grazie al lavoro sul campo, molto diversi da quelli dell’Istituto Nazionale di Statistiche del Venezuela, ente governativo (qui l’articolo di Formiche.net sulla crisi economica, sociale e umanitaria in Venezuela, con dati non governativi).

COS’È LA CARTA DEMOCRATICA (APPROVATA DA CHAVEZ)

Sulla richiesta di applicazione della Carta Democratica, Di Stefano scrive nella risoluzione: “Particolarmente noto e criticabile il tentativo di applicare la ‘Carta democratica’ da parte del Segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) Almagro e, da ultimo, il tentativo di Argentina, Brasile e Paraguay di estromettere il Venezuela dal Mercosur; sotto l’impulso diretto dell’amministrazione Obama, l’America latina è stata il teatro di colpi di Stato tradizionali (Honduras) e nuove forme di golpe ‘morbidi’ o istituzionali come Paraguay e Brasile”. La “Carta Democratica” è uno strumento approvato dal presidente Hugo Chávez nel 2001 ed è stato da lui invocato nel 2009 per reagire a livello regionale contro la crisi politica in Honduras.



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