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Nelle elezioni regionali del Saarland l’effetto Schulz non c’è

Schulz, germania, Saarland

L’Spd ci aveva veramente creduto di poter già incassare il primo bonus Martin Schulz (in foto). Ma l’esito delle elezioni tenutesi ieri nel Saarland, con un milione di abitanti, la più piccola delle regioni tedesche, si è rivelato un risveglio tutt’altro che gradito. Schulz stesso, eletto una settimana fa con il 100 per cento dei voti a capo del partito, l’ha ammesso senza giri di parole: “Questa non è certo una buona giornata per noi”. L’Spd pur guadagnano 6 punti percentuali rispetto ai sondaggi, si è fermata al 29,6 per cento dei voti (meno 1 per cento rispetto al 2012), la Cdu invece, con il 40,1 per cento ne ha guadagnati 5,5. Fuori dal Parlamento sono finiti i Verdi (4 per cento), mentre i liberali dell’Fdp, con appena il 3,3 per cento, non ce l’hanno di nuovo fatta.

Le uniche due notizie positive per i socialdemocratici (ma non solo) sono state quella relativa alla partecipazione, passate dal 61,6 al  71 per cento, e quella riguardo ai populisti dell’Alternative für Deutschland (AfD). Questi hanno ottenuto il 6,2 per cento dei voti, e non più, come nelle diverse elezioni regionali passate, un risultato a due cifre.

Altro dato interessante è quello che vede confluire i voti di quel 10 per cento in più di elettori, sui due grandi partiti popolari, cioè Cdu e Spd e non su quelli di protesta. La Sinistra (Linke) ha ottenuto il 12,9 per cento dei voti, perdendo 3 punti rispetto al 2012. Per quel che riguarda il risultato dell’AfD, i commentatori concordano nell’imputarlo al fatto che il tema profughi non è più così onnipresente nel dibattito politico quotidiano. Forse, come diversi politologi hanno fatto notare, l’AfD ha superato lo zenith, ma l’elettore, come hanno dimostrato alcune elezioni l’anno scorso (Brexit, elezione di Donald Trump a nuovo presidente degli Stati Uniti), è diventato sempre meno prevedibile.

Schulz che si è presentato poco dopo le prime proiezioni nella grande hall del Willy Brandt Haus, la sede dell’Spd a Berlino, ha voluto leggere nella vittoria della Cdu e in primo luogo della governatrice uscente, la cristianodemocratica Annegret Kramp-Karrenbauer, una sempre più chiara propensione da parte dell’elettore “di premiare chi ha fatto nei trascorsi anni un buon lavoro” prima ancora che il partito. E in effetti, prima delle elezioni, il 75 per cento degli elettori del Saarland si diceva più che soddisfatto di Akk (come viene chiamata la governatrice, visto il suo cognome scioglilingua), così come della grande coalizione che ha governato negli ultimi 5 anni. Inoltre, l’85 per cento degli intervistati si è detto anche soddisfatto della propria condizione economica.

Eppure la sfidante Anke Rehlinger, la vicegovernatrice socialdemocratica del Land, un po’ ci aveva creduto al miracolo. Perché, allora, non è subentrato l’effetto Schulz? Ad aver giocato contro questa possibile vittorio c’è probabilmente, oltre al fattore Akk, anche un altro motivo. Nel Saarland i socialdemocratici si erano ripromessi, in caso di vittoria, di evitare, se solo i numeri l’avessero permesso, una nuova grande coalizione. L’ideale sarebbe stato una coalizione rosso verde, oppure una coalizione a tre con anche la Linke, senza però nemmeno escludere una coalizione solo con la Sinistra. Per questa opzione era sceso in campo di nuovo anche Oskar Lafontaine, ex figura di spicco dell’Spd poi passato alla Sinistra e da qualche anno ritiratosi dalla politica attiva. Un’opzione, quella di entrare in coalizione con la Linke, che però, stando ai sondaggi, non era gradita al 55 per cento degli elettori. Comunque l’ipotesi nel Saarland non si pone più, l’unica coalizione possibile è di nuovo una grande coalizione. Ma del basso livello di gradimento che l’ipotesi di un governo con la Sinistra raccoglie, dovrà tenere conto l’Spd nella campagna elettorale per il rinnovo del Bundestag il prossimo 24 settembre.

La vittoria di ieri ha fatto ovviamente tirare un respiro di sollievo alla Cdu. Sono ormai solo più quattro su sedici le regioni governate dal partito di Merkel. Ma se Schulz ieri ha sottolineato che sarà una campagna elettorale per la quale c’è bisogno di avere il fiato lungo, anche i cristianodemocratici hanno per il momento solo vinto una battaglia. I prossimi due appuntamenti in maggio, nello Schleswig-Holstein e nel Nordrhein Westfalen, vedono governatori uscenti due socialdemocratici molto stimati. Batterli non sarà facile per gli sfidanti della Cdu. Lo Spiegel online ieri titolava: “La vittoria ingannevole di Angela Merkel”.

Infine, l’elezione di ieri ha evidenziato un ultimo problema che potrebbe presentarsi all’indomani delle elezioni politiche, al di là di chi le vincerà. Spd e Unione devono pregare che Verdi e liberali dell’Fdp ottengano a livello nazionale risultati ben diversi da quelli ottenuti ieri. Altrimenti a Berlino governerà la terza grande coalizione. E questo non potrebbe che aumentare la disaffezione verso la politica.



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