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Perché Trump studia dazi contro prodotti europei?

Bannon, siria, donald trump isis Corea

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump starebbe pensando a un piano per colpire con dazi alcuni prodotti di nicchia europei, come contromossa commerciale per sbloccare un’annosa questione che riguarda l’importazione in Europa di manzo americano. L’anticipazione sul piano la dà il Wall Street Journal, che spiega che l’amministrazione potrebbe alzare al 100 per cento i valori dei dazi; decisione che comporterebbe per i consumatori americani un costo doppio rispetto a quello europeo su alcuni beni, che comunque erano già tra quelli individuati dalle precedenti amministrazioni come oggetto di possibile rappresaglia (si vedrà).

I PRODOTTI COLPITI

Secondo le indiscrezioni i prodotti colpiti sarebbero gli scooter Vespa dell’italiana Piaggio, l’acqua italiane San Pellegrino e francese Perrier (entrambe adesso di proprietà Nestlé), alcuni formaggi francesi come il Roquefort, il fois gras, le regine del motocross Husqvarna (svedese) e Ktm (austriaca).

LA STORIA DEL MANZO CON ORMONI

La motivazione formale per quest’attacco commerciale è una vicenda che risale ai tempi dell’amministrazione Bush (figlio). L’Unione Europea aveva bloccato le importazioni di carne bovina americana perché trattata con ormoni, ritenendola fuori dagli standard richiesti. La questione, finita in varie dispute, spiega MarketWAtch, “dentro e fuori” dagli uffici di Ginevra del Wto (World Trade Organization), sfociò in una sentenza definitiva nel 2008, quando l’organizzazione mondiale per il commercio diede ragione agli americani. Gli europei avevano imposto un divieto troppo restrittivo e generalizzato. Barack Obama nel 2009 provò a risolvere la situazione: un’intesa chiusa con l’UE prevedeva che il blocco sulle importazioni riguardasse in modo più mirato soltanto le carni effettivamente trattate con ormoni, ammettendo tutta le altri di provenienza americana. Dati alla mano, nonostante l’intesa formalizzata, l’Europa è rimasta restia all’importazione di manzi statunitensi, e i giornali ricordano come la differenza dell’export americano verso il Vecchio Continente sia elevata: un mezzo di quello che entra in Messico e Canada, un quarto di quello che va in Giappone (paese considerato protezionista che però sta ri-bilanciando il proprio rapporto con gli Stati Uniti).

DIETRO ALLA DECISIONE

Dietro la vicenda formale delle carni bovine, potrebbe esserci però un segnale che Trump vuole lanciare a un alleato strategico come l’Europa, con cui gli Stati Uniti non sono al saldo commerciale (esportano per 246,8 miliardi di euro di prodotti, ne importano 362). Se Trump può decidere di alzare i dazi su quel genere di importazioni, è perché esiste una legge votata dal Congresso (a spinta repubblicana) nel 2015, ossia comunque sotto Obama, che permette di attaccare per rappresaglia prodotti che hanno come massimo valore di 100 milioni – e questo è rivelatore che la volontà di ri-bilanciare americana non è una novità assoluta introdotta da Trump. La posizione che l’amministrazione starebbe per prendere non è tanto protezionista, quanto un esempio di come Trump ha intenzione di trattare i rapporti economico-commerciali dell’America. In un’analisi uscita a metà marzo sul New York Times, Adam Davidson ha scritto a proposito del presidente americano: “La sua visione del mondo si basa su un’idea dell’economia incentrata sulla ricerca della rendita, in cui esiste una quantità fissa di ricchezza che può soltanto essere ridistribuita, ma che non può mai crescere. Questa visione del mondo è perfettamente lineare per il figlio di un magnate del settore immobiliare, che crescendo ha fatto la stessa carriera”.


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