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Trump bombarda Assad e spiazza i putiniani di tutto il mondo

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E adesso come la mettono tutti quelli che avevano scommesso sulla triplice alleanza tra Trump, Putin e Assad, quelli che già andavano in pellegrinaggio a Mosca, a Damasco e a Washington, come, nel loro piccolo, i pentastellati? Tutti quelli che avevano gridato contro Hollande il quale aveva subito chiesto un pronta e dura reazione all’attacco con le armi chimiche. Tutti quelli che in televisione, sui giornali per non parlare dei social media, dai salottini giuravano che non c’era sarin, che i soccorritori non indossavano le protezioni nbc (contro le armi nucleari, biologiche e chimiche). Quante ne abbiamo sentite in questi due giorni. Il circo mediatico-politico ha dato il meglio di sé.

A restare vittime di questo abbaglio non c’erano solo le mosche cocchiere italiane, sia chiaro. E molti oggi si dicono sorpresi dalla mossa considerata ad un tempo inattesa e unilaterale, due aggettivi che ben s’attagliano a The Donald. Non s’addice, invece, l’aggettivo imprevedibile perché fin dall’inizio la costante della amministrazione Trump è stata proprio questa: l’unilateralismo. Ciò vale per gli scambi mondiali dove vengono messi in discussione i trattati economici multilaterali; in diplomazia dove l’Onu viene snobbato perché irrilevante se non pericoloso; e, quel che oggi appare evidente, sul piano militare.

(RAID USA IN SIRIA. ECCO FOTO E VIDEO)

Molti si chiedono se c’è un rapporto diretto tra la uscita di Steve Bannon dal Consiglio di sicurezza nazionale e l’attacco in Siria. Si è detto che il braccio di ferro più o meno sotterraneo sulla linea di politica estera e su chi la decide, è stato vinto dai generali e dalla parte più ortodossa dei repubblicani (McCain non solo ha attaccato la componente filo-russa dell’amministrazione, ma ha chiesto subito una risposta all’uso delle armi chimiche). Forse è così, lo vedremo presto. Certo, i missili tomahawk lanciati in Siria sono una proiezione armata di America first.

Per molti versi si può dire che Trump ha fatto l’Obama (ricordiamo i missili in Yemen), usando armi che evitino di portare gli scarponi sulla sabbia. Ma è presto per capire se gli Stati Uniti interverranno direttamente. Qualcuno evoca precedenti storici come il controverso incidente nel golfo del Tonchino che aprì la strada alla guerra in Vietnam. E’ tutto da vedere, bisognerà raccogliere maggiori informazioni, anche se è paradossale che la Russia neghi il possesso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano, visto che sono già state usate. Quel che possiamo dire a questo punto è che la nuova amministrazione americana ha tirato, essa sì, una linea rossa sulla sabbia.

(RAID USA IN SIRIA. ECCO FOTO E VIDEO)

La reazione di Mosca è stata immediatamente negativa, ha detto che si tratta di un “atto contrario al diritto internazionale”, ma per giustificare questa posizione ha dovuto aggiungere che Assad non ha armi chimiche, una precisazione, una scusa che indebolisce la prima osservazione perché l’uso del gas è assolutamente proibito dopo la prima guerra mondiale. Anche Putin in tutta la sua astuzia da uomo del Kgb, si era probabilmente illuso che quel vecchio bamboccione con i capelli color polenta potesse essere manipolato facilmente, come probabilmente lo sono stati molti dei suoi collaboratori durante la campagna elettorale. Eppure, studiando la storia avrebbe dovuto sapere che i presidenti “populisti” sono fatti così, come Teddy Roosevelt o come Richard Nixon, per certi versi come Ronald Reagan, soggetti ad impulsi, incontrollabili dall’esterno.

In ogni caso, Mosca era stata avvisata e avvertita, le è stato dato persino il tempo di evacuare i suoi uomini. E il gesto di Trump ha fatto chiarezza, anche sui binari e sui limiti entro i quali le relazioni tra Stati Uniti e Russia si svilupperanno. Sarà interessante vedere le conclusioni dell’incontro con Xi Jinping cominciato sotto i migliori (anch’essi imprevedibili?) auspici. La Cina si asterrà dal prendere posizione sulla Siria, ma Xi non potrà non fregarsi le mani: resterà l’interlocutore principale tra le grandi potenze del XXI secolo. Il vecchio Kissinger ha colpito ancora. E a tutti i nuovi adepti che saltano sul carro del presunto vincitore, giornalisti, uomini di finanza, esponenti di pensatoi della sicurezza, una sola cosa si può dire: svegliatevi, il sonno della ragione è finito.

(RAID USA IN SIRIA. ECCO FOTO E VIDEO)

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