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Bolkestein, ecco come le Regioni provano a frenare il governo

Enrico Costa

Direttiva Bolkestein, si riapre la partita. Dopo le barricate sollevate dalle imprese dei settori coinvolti dalle liberalizzazioni previste dalla direttiva (qui il focus di Formiche.net) ovvero la messa a gare della concessioni (terme, spiagge e porti su tutti), l’iter per il recepimento della direttiva registra un primo stop. E così i tempi per l’ingresso delle regole Ue nella legge italiana slittano. Sempre che, alla fine, vengano effettivamente recepite. Prima però, un passo indietro.

IL DDL DELLA DISCORDIA

Tutto è partito dallo scorso 27 gennaio, quando il Consiglio dei ministri ha approvato il Ddl (qui il testo) che delega il governo a legiferare sul riassetto delle concessioni. Il provvedimento, ora all’esame della Camera per l’ok definitivo a legiferare, è stato presentato dal ministro per gli Affari Regionali Enrico Costa e prevede espressamente “procedure selettive che assicurino imparzialità, trasparenza e pubblicità e che tengano conto della professionalità acquisita nell’esercizio di concessioni di beni demaniali marittimi, nonché lacuali e fluviali, per finalità turistico-ricreative”, ovvero gare pubbliche. Ed è proprio questo che non è andato giù agli imprenditori dei settori interessati, gestori balneari in primis.

L’INCIAMPO ALLA CAMERA

Ieri mattina, 20 aprile, la commissione Attività Produttive avrebbe dovuto ascoltare in audizione i rappresentanti dell’Anci, l’associazione dei Comuni, e della Conferenza delle Regioni, sul riassetto delle concessioni demaniali. Solo che all’ultimo tutto il ciclo di audizioni è saltato. Perché? Le Regioni, unitamente alle associazioni di categoria che rappresentano i comparti d’industria coinvolti, hanno cominciato a muoversi, aumentando il pressing su Palazzo Chigi per chiedere un ripensamento generale del Ddl. In altre parole fare marcia indietro, perorando la causa delle aziende balneari, le più esposte all’apertura del mercato, davanti all’Ue e chiedere un sostanziosa proroga trentennale al termine per la messa a gara delle concessioni.

IL DOCUMENTO

Poche ore prima che le audizioni venissero sconvocate, nel pomeriggio del 19 aprile, la Conferenza delle Regioni approvava un documento, frutto del tavolo interregionale sul demanio marittimo presieduto dagli assessori al demanio della Liguria, Marco Scajola, e al Turismo dell’Abruzzo, Giovanni Lolli, in cui nella sostanza chiedevano al premier Paolo Gentiloni di portare le ragioni di chi gestisce le spiagge all’attenzione dell’Unione europea. “Le regioni chiedono che il governo italiano metta in luce e valorizzi, presso la Commissione Europea, la realtà di un settore strategico e peculiare per il territorio nazionale, sia sotto l’aspetto economico che sociale, quello delle aziende del settore balneare che non possono essere assolutamente indebolite”, si legge.

L’ATTACCO AL GOVERNO

La riunione della Conferenza delle Regioni ha inoltre partorito un duro attacco all’esecutivo, reo di aver dato scarsa comunicazione circa gli sviluppi della questione Bolkestein. Impedendo di fatto un dialogo costruttivo tra le parti. “Le regioni pur avendo sempre dimostrato la volontà di partecipare alla definizione della riforma del demanio marittimo vengono interpellate solo ora  nell’ambito di un percorso che è stato gestito solo dal governo, nel quale le amministrazioni locali non hanno potuto apportare sostanziali contributi”. Inoltre nel documento (approvato all’unanimità dalle Regioni) si chiede perché altri paesi che concorrono con l’Italia nell’offerta turistica, come la Spagna e Portogallo, stiano  beneficiando di proroghe.

IL VERTICE A ROMA 

Ed ecco arrivati giovedì mattina, quando alle 10 è stata convocata a Roma, nella sede di Via Parigi, la riunione della Conferenza. All’ordine del giorno, nemmeno a dirlo, la questione Bolkestein, affrontata poi nel pomeriggio nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, alla presenza dello stesso ministro Costa.  “Il disegno di legge delega non dà risposte, è generico e vago e apre la strada alle aste che sono pericolose e potrebbero portare danni enormi alle nostre 30mila imprese”, ha spiegato Scajola, al termine della riunione. “Chiediamo al governo di essere convocati perchè da troppo tempo alle nostre richieste per la costruzione di questo disegno di legge non viene data risposta: Spagna e Olanda stanno rinnovando le proprie concessioni mentre l’Italia sta col cerino in mano. Vorremmo essere convocati per essere parte attiva”.

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