Arturo Toscanini (nella foto), nel giorno della sua nascita avvenuta 150 anni fa, il 25 marzo 1867, è stato ricordato a Pesaro. Nel corso dell’ultima seduta, il Consiglio di amministrazione del Conservatorio Rossini ha rivolto un memore omaggio a questa celebrità mondiale cui l’istituto si sente idealmente legato per l’ammaestramento che proviene dalla esperienza umana e artistica del Maestro. Ma il Conservatorio pesarese serba anche un legame grato e in qualche modo diretto con Toscanini il quale nel 1946, alla ripresa dell’attività della Scala, fece debuttare, aprendole palcoscenici mondiali, l’ex allieva dell’istituto Renata Tebaldi, allora appena ventiquattrenne, chiamata a cantare, in quel famoso concerto, la Preghiera del Mosè in Egitto di Rossini e il breve solo del Te Deum di Giuseppe Verdi.
È consaputo che Toscanini definì il soprano pesarese ”voce d’angelo”. Ma Anna Maria Gasparri, nel suo volume La mia amica Tebaldi, ci ricorda che di lei Toscanini disse anche: “La voce della Tebaldi è paradisiaca, è una di quelle voci che ti entrano nell’anima, che ti vanno direttamente al cuore; è una voce pura, chiara, luminosa. Quando canta la Tebaldi, tutto è sereno, splende il sole… pare che da essa si sprigioni il profumo della primavera”. Lega Toscanini e la Tebaldi anche la circostanza che entrambi hanno una stella nella celebre strada Hollywood Walk of Fame dove sono incastonate le stelle a 5 punte con i nomi delle celebrità dello spettacolo.
Personaggio sobrio, Toscanini aveva comunque, all’occorrenza, la battuta pronta e anche tagliente. Durante una prova al Metropolitan mosse una osservazione al soprano Geraldine Farrar la quale, un po’ indispettita, gli disse: “Maestro, si ricordi che io sono una stella”. Ed egli replicò, con la mano rivolta a se stesso: “E lei si ricordi che quando il sole splende le stelle non si vedono!”. La sua fama, come noto, è stata altissima anche all’esterno del mondo della musica per le sue decise prese di posizione anti-totalitarie (famoso il suo rifiuto di eseguire la canzone fascista “Giovinezza”).
Nel 1938, dopo l’annessione dell’Austria da parte della Germania, abbandonò anche il festival di Salisburgo. Nello stesso anno inaugurò il festival di Lucerna, presenti molti antifascisti italiani. L’anno seguente, nel crescente clima delle odiose persecuzioni razziali, lasciò l’Europa per gli Stati Uniti. Lo stesso Albert Einstein così si rivolse a lui: “Sento pure la più profonda gratitudine per quanto avete fatto sperare con la vostra opera di promozione di valori, inestimabile, per la nuova orchestra di Palestina di prossima costituzione. Il fatto che esista un simile uomo nel mio tempo compensa molte delle delusioni che si è continuamente costretti a subire”.
Ma non è mancata l’attenzione su di lui anche da parte delle massime istituzioni dello Stato italiano. Il 5 dicembre 1949 venne nominato senatore a vita per avere illustrato la patria per i suoi alti meriti artistici. Ma il giorno dopo inviò da New York, un telegramma – conservato presso l’archivio storico del Quirinale – al presidente Luigi Einaudi nel quale, dopo essersi definito ormai “vecchio artista italiano”, si diceva “costretto con grande rammarico a rifiutare questo onore. Schivo da ogni accaparramento di onorificenze, titoli accademici e decorazioni, desidererei finire la mia esistenza nella stessa semplicità in cui l`ho sempre percorsa. Grato e lieto della riconoscenza espressami a nome del mio paese pronto a servirlo ancora qualunque sia l’evenienza, la prego di non voler interpretare questo mio desiderio come atto scortese o superbo, ma bensì, nello spirito di semplicità e modestia che lo ispira”.
Qualcuno volle vedervi un gesto polemico. In realtà il distacco dalle debolezze terrene (a parte l’attenzione per il gentil sesso) di Toscanini è celebre. In un mondo infarcito di lustrini come quello in cui ha vissuto, il suo spirito svetta per “semplicità e modestia”. Irraggiungibile e anche inconcepibile, per tanti di noi.