La Cia e l’Fbi stanno conducendo un’indagine congiunta sulla fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione di Vault 7, uno dei più grossi set di documenti diffusi da Wikileaks, e sono arrivati alla conclusione che a trafugare le informazioni sia stato un insider, ossia o un dipendente della Cia o un contractor, dice CBS News. Non è stato un attacco informatico esterno a sottrarre i dati, ma si è trattato di un’azione fisica dall’interno che ha portato i documenti in mano all’organizzazione di Julian Assange. Non è escluso, per le caratteristiche della materia, che possa essere stato comunque un hacker di quelli assoldati per esempio dal dipartimento di cyber intelligence della Cia, ma tutto pare essere avvenuto in casa e da qualcuno con “accesso fisico” al materiale: e questo toglie vento alle tesi secondo cui dietro al breach avrebbero potuto esserci hacker stranieri che avevano passato le info a Wikileaks per colpire gli Stati Uniti (una di queste tesi dice: sono stati i russi).
Vault 7 aveva diffuso pubblicamente informazioni che riguardavano la capacità della Cia di effettuare operazioni mirate di cyber-spionaggio, anche accedendo ai sistemi IoT (nei giorni in cui i documenti sono stati diffusi la notizia aveva preso spazio soprattutto con una declinazione allarmista del tipo: la Cia ci spia tutti, e lo fa attraverso i monitor dei nostri televisori).
Wikileaks aveva detto da subito che c’era stata una (nuova) talpa che aveva sottratto i dati per poi consegnarli all’organizzazione. La Cia e l’Fbi, secondo la CBS, stanno conducendo “una caccia all’uomo”, ma non conoscono ancora il nome del whistleblower e nemmeno quando e come sia stato sottratto il materiale “classificato”, che era contenuto all’interno di una sezione di alta sicurezza della sede della Cia a Langley – sezione che, spiega il servizio curato dal giornalista Jeff Pegues, era comunque accessibile “a centinaia di persone”. Questi aspetti che riguardano la sicurezza interna dell’agenzia erano quelli che avevano interessato maggiormente il governo e i legislatori americani, piuttosto che il contenuto di Vault, considerato anche dagli esperti dei servizi e del mondo cyber poco più di una conferma di quel che si sapeva già.
Il 13 aprile, durante un incontro al Center for Strategic & International Studies, il direttore della Cia Mike Pompeo ha definito Wikileaks “un ostile servizio segreto non-statale” (“Spesso spalleggiato da attori statali come la Russia”): si muove come tale e “parla” come tale, ha detto Pompeo, la “loro moneta è il clickbait, la loro bussola morale è inesistente”. E ancora: “Assange è un narcisista che crea nulla di valore […] lui è un imbroglione, un vigliacco che si nasconde dietro a uno schermo”.
La stretta intorno a Wikileaks coinvolge anche la Germania: fonti governative hanno detto a Reuters che la cancelleria ha accettato alcune settimane l’apertura di un’inchiesta “contro ignoti” all’interno dei suoi uffici. I pubblici ministeri di Berlino stanno cercando chiarezza su una storia separata, dello scorso dicembre, quando Wikileaks pubblicò documenti riservati che le agenzie di sicurezza tedesche avevano sottoposto a una commissione parlamentare a proposito di un’indagine sulla misura in cui spie della Germania aveva aiutato l’Nsa per spiare in Europa – della possibilità di collaborazioni tra intelligence americana e tedesca si parla anche nel caso di Vault 7.