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Tassa sui robot e Industria 4.0. Tesi e antitesi al Cnel

Giuseppe Pennisi

Chi ha paura del robot? Nell’era dell’industria 4.0 la domanda è più che azzeccata. La tecnologia e l’automazione aziendale possono essere un vantaggio in termini di costi ed efficienza. Ma attenzione a non guardare solo a un lato della medaglia. L’altra faccia della rivoluzione tecnologica è infatti un impatto sull’occupazione, con le macchine che progressivamente vanno a sostituire gli uomini. In pratica, dal capitale umano a quello digitale. E allora, che si fa? Al Cnel, questa mattina, se lo sono chiesti in parecchi, nel corso di un convegno a Villa Lubin dedicato a uno dei grandi interrogativi di questo tempo, alla quale hanno partecipato esperti, studiosi ed economisti come Salvatore Zecchini (Ocse) e Giuseppe Pennisi (commissione informazione Cnel). Ovvero, ma non è che alla fine la tecnologia creerà un nuovo esercito di disoccupati?

INDUSTRIA 4.0, OPPORTUNITA’ O RISCHIO?

In un documento redatto dai tecnici del Cnel, che nelle prossime settimane verrà arricchito e presentato al governo, si parte da un presupposto. C’è un serio rischio che “l’industria 4.0 si ponga come uno strumento di sostituzione dei lavoratori” il che comporterebbe uno “spiazzamento del mercato del lavoro”. Insomma, dato per scontato il progresso tecnologico e l’incedere dell’automazione delle diverse catene di montaggio, come salvare posti di lavoro? D’altronde l’Italia non può certo permettersi di un’altra emorragia sociale, proprio mentre la punta della crisi sembra essere alle spalle.

IMPARARE PER (NON) SCOMPARIRE

Di qui, la proposta del Cnel. Se non si può fare a meno di cavalcare il progresso, allora meglio mettere i lavoratori nelle condizioni di gestirlo al meglio. Se arriva un robot in azienda, è bene che ci sia un addetto in grado di manovrarlo. In altre parole, aggiornare i lavoratori e metterli al fianco delle macchine più avanzate, piuttosto che licenziarli. Perché “di innovazione non si può certo morire” è il pensiero espresso dai sindacati invitati all’incontro.

L’APPELLO AL GOVERNO

Che cosa deve fare dunque la politica? Semplice, investire nella formazione dei dipendenti, evitandone la progressiva scomparsa per mano delle macchine. “La quarta rivoluzione industriale che il governo ha inteso avviare (qui il focus di Formiche.net) non può prescindere dai necessari investimenti in capitale umano, attraverso azioni strutturate e risorse da destinare all’istruzione e alla formazione”, si legge nel documento. “L’unico elemento che emerge sistematicamente come cruciale nell’attuare fenomeni di sostituzione nel mercato del lavoro è dato dalla formazione”.

SE GATES HA RAGIONE (OPPURE NO)

Un’altra questione affrontata nel corso del dibattito è la possibile tassazione dei robot aziendali (la robot tax), lanciata settimane fa dal patron di Microsoft, nonché uomo più ricco del mondo, Bill Gates. In fin dei conti, se i robot portano profitto, perché non tassarli al pari degli esseri umani. Il Cnel, a dire la verità, non si è sbilanciato più di tanto, limitandosi a fornire alcuni dati. Nei prossimi anni “solo negli Stati Uniti circa 8 milioni di posti potrebbero essere bruciati dall’automazione. In Gran Bretagna sarebbero addirittura 15″, si legge nel documento. Ma forse, per l’organo guidato da Delio Napoleone, la discussione per una tassazione o meno delle macchine è prematura.

UN PROBLEMA DI COMUNICAZIONE

Una cosa è certa però per Salvatore Zecchini, della commissione Ocse sulle piccole e medie imprese. Il governo non sta spiegando un granché bene la strategia Industria 4.0. “C’è una scarsa comunicazione e questo è un problema perché se non si capisce cosa si vuole fare allora non ci si regola nemmeno sulla formazione, utile ad attutire l’impatto dell’innovazione. Il concetto di innovazione è sacrosanto, ma deve essere comunicato a dovere”.



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