Corruzione, eterno male dell’Italia. Lo dimostra la lunga letteratura, legislativa o accademica che sia, su come sconfiggerla una volta per tutte. Il paradosso vuole che però, al termine di interminabili ragionamenti e qualche volo pindarico, si ritorni alla soluzione originaria, che poi è anche quella più scontata. Ma forse per questo, l’unica davvero efficace. Ovvero, relegare la politica nei suoi spazi vitali, lasciando la realizzazione delle opere a chi politica invece, non ne fa. L’occasione per un confronto è arrivata questa mattina a Roma dove, presso il Campidoglio, si è tenuto il convegno Imprese e Anticorruzione, patrocinato da Confimprese e dall’Osservatorio nuove professionalità
FUORI LA POLITICA DAGLI APPALTI
Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale, ha una ricetta piuttosto semplice per mandare a tappeto la corruzione (che alcune cifre ballerine la quantificano in 60 miliardi). Resta tuttavia da verificarne la fattibilità, soprattutto se il Paese in questione è l’Italia, dove la politica non risparmia davvero alcun settore. “Ci sono delle aree dove la politica non dovrebbe mai entrare. Aree che che non possono essere date in mano alla politica”, ha spiegato Baldassarre in una gremita sala della Protomoteca. “E non serve arrivare alle banche per capire come la politica arrivi praticamente dappertutto in questo Paese. Basti pensare a un’elezione di un sindaco”. Ovvero?
SE LA POLITICA COSTA (E PURE TANTO)
“Non so se in molti sanno quanto può costare la campagna elettorale di un sindaco di una media città: più o meno tra i 200 e i 300 mila euro. Quella di Trump, nemmeno a dirlo, è costata quasi 1 miliardo”, ha argomentato Baldassarre. “Chi finanzia questo sforzo? Le imprese magari. Che però non si accontentano mica di far eleggere il proprio sindaco, poi vogliono qualcosa in cambio. Ed ecco che si innesca quel circolo vizioso che è l’origine della corruzione”.
PREMIARE GLI IMPRENDITORI ONESTI
E se invece si “togliesse la possibilità di corrompere, ragionando al contrario, ovvero premiando gli imprenditori onesti?”, si è chiesto Vittorio Stelo, presidente di sezione del Consiglio di Stato. “Bisogna essere spietati, certo, ma è eppur vero che in fin dei conti il problema è etico. L’unico modo di agire è quello dell’intervento sull’etica. Anche perché il ricambio generazionale pare aver fallito”. Per Stelo, le generazioni post-Tangentopoli sembrano non aver fatto tesoro degli errori passati. “Proviamo a premiare l’imprenditore onesto, quello che lavora. In modo da togliere terreno fertile alla corruzione. Magari vinciamo la battaglia. Non la guerra ma la battaglia sì”.
UNA GUIDA ANTI-CORRUZIONE
L’incontro è poi stato l’occasione per rilanciare la guida Uni-Iso 37001, il vademecum contro il malaffare con cui prevenire fenomeni corruttivi, basato sull’omonima norma. “L’adesione allo standard internazionale conferisce valore reputazionale e competitivo alle imprese italiane, fa emergere e valorizza nuovi ruoli professionali e manageriali orientati alla trasparenza ed integrità”, ha concluso Stefano Loparco, direttore generale dell’Osservatorio.