Skip to main content

Come la Croazia fa marameo all’Italia sui rigassificatori

GIAN LUCA GALLETTI

Un progetto strategico che punta a sottrarre buona parte dell’ex impero austro-ungarico alla Russia. Questo l’obiettivo ideale che sta dietro al finanziamento concesso dall’Unione europea per la costruzione del rigassificatore nell’isola di Veglia (Krk), in Croazia.

LO STANZIAMENTO DI BRUXELLES

Come racconta “Il Piccolo”, il quotidiano triestino che ha seguito questa vicenda così come quella del fallito progetto del rigassificatore di Zaule, in Friuli, l’Ue ha stanziato 101,4 milioni di euro per l’opera che avrà un costo complessivo di 363 milioni di euro e che dovrebbe diventare operativa entro il 2019. Inoltre, sono stati promessi altri 40,5 milioni per realizzare “Sincro.Grid”, un progetto stavolta croato-sloveno per migliorare il trasporto dell’energia elettrica. Secondo Bruxelles il rigassificatore di Veglia “rafforzerà la sicurezza energetica della Croazia e dell’Europa”, elemento non di poco conto se si considera che “circa un quarto del consumo energetico dell’Unione” è rappresentato dal gas che viene “perlopiù dalla Norvegia (30%), dalla Russia (39%) e dall’Algeria (13%)”. “A testimonianza dell’importanza strategica – ha scritto su La Verità l’analista Loris Gaiser – il contributo sarà devoluto a fondo perduto. Con il terminal di Veglia la Croazia diventa un hub energetico di primaria importanza per l’indipendenza energetica dei Balcani occidentali e dell’Ungheria dalle eventuali forniture russe. Zagabria ha saputo approfittare delle indecisioni italiane e slovene sull’opportunità di sviluppare un terminal nei pressi di Trieste ottenendo l’appoggio di Bruxelles e di Washington per un progetto proposto per la prima volta ben venti anni fa”.

LA POSIZIONE DELL’ESECUTIVO CROATO

Parole che fanno pendant con quelle del premier di Zagabria, Andrej Plenkovic, secondo cui “con la realizzazione del rigassificatore rafforzeremo la sicurezza energetica della Croazia ed entreremo a pieno diritto a far parte della rete di fornitura di gas all’Europa” e con quelle del ministro dell’Ambiente e dell’Energia, Slaven Dobrovic: “Il rigassificatore di Veglia è uno dei progetti più importanti non soltanto a livello nazionale ma anche a livello regionale ed europeo come è dimostrato dalla decisione dell’Unione europea di co-finanziarlo”.

I PARTNER E IL FONDO MARGUERITE

Oltre all’aiuto di Bruxelles, la Croazia sta vagliando potenziali partner nella costruzione del rigassificatore: in prima fila c’è il consorzio formato dalla spagnola Enagas, dalla lussemburghese Marguerite e dalla lituana Klaipedos Nafta. Ecco dunque che viene chiamata in causa anche Cassa Depositi e Prestiti che tramite il fondo Marguerite collabora con altre importanti istituzioni europee. Obiettivo: catalizzare investimenti in infrastrutture per quanto riguarda i cambiamenti climatici, la sicurezza energetica e le reti europee.

IL FALLITO PROGETTO DI ZAULE

Zagabria e Bruxelles sono dunque d’accordo nel sottolineare l’importanza del progetto nell’isola di Veglia. Del resto, la necessità di un rigassificatore nell’Adriatico era avvertita da tempo, tanto che fin dal 2004, è sempre “Il Piccolo” a raccontarlo, il gruppo catalano Gas Natural aveva proposto un impianto simile da costruire a Zaule, vicino Trieste. Un progetto che però ha avuto vita difficile fin dall’inizio perché, come ha detto varie volte il governatore del Friuli Venezia-Giulia, Debora Serracchiani, mal si conciliava con lo sviluppo del capoluogo e con gli interessi economici della regione. A giugno scorso, poi, la bocciatura senza appello del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ha definito il rigassificatore di Zaule un’opera non strategica tanto da farla uscire dall’agenda del governo. Anche il Comune di Trieste si era sempre opposto all’infrastruttura poiché temeva non solo problemi di carattere ambientale ma pure che comportasse ostacoli allo sviluppo delle attività marittime.

LE RICADUTE AMBIENTALI

Nessuno dalle parti di Zagabria sembra invece preoccuparsi di eventuali problemi ambientali che spesso si verificano in presenza di un rigassificatore. Il quotidiano online “East Journal” fa notare che sia gli impianti a “circuito aperto” (che utilizzano l’acqua di mare per riscaldare il gas liquefatto che viene stoccato a -106°) sia quelli a “circuito chiuso” (che non raffreddano l’acqua di mare ma aumentano le emissioni nell’aria di anidride carbonica) hanno un forte impatto sull’ambiente circostante: nel primo caso provocano danni all’ecosistema marino, nel secondo aumentano lo smog. Al momento ancora non è noto di quale tipo sarà il rigassificatore di Veglia.


×

Iscriviti alla newsletter