Cosa succede in Leonardo, ex Finmeccanica, in vista della prossima assemblea degli azionisti del 16 maggio? Secondo gli ultimi aggiornamenti Alessandro Profumo, candidato del ministero dell’Economia, sta facendo le prime mosse da amministratore delegato e venderà probabilmente gran parte delle azioni di Equita. Il direttore generale non è stato ancora scelto, mentre in Senato si discute di impegnare lo Stato italiano come garanzia al momento della stipula dei contratti del gruppo dell’aerospazio e della difesa.
LE MOSSE DI PROFUMO
Nell’attesa l’ex banchiere, già amministratore delegato di UniCredit per 14 anni fino al 2010 e presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena dal 2012 al 2015, studia e si dedica ad incontri. “Sta studiando la società industriale dell’aerospazio e difesa. Ha già avuto incontri con esponenti del governo e dell’industria – ha rivelato Gianni Dragoni del Sole 24 Ore – Oltre ad aver incontrato il premier Paolo Gentiloni e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, Profumo ha varcato l’ingresso della sede di piazza Monte Grappa, per incontrare l’amministratore delegato e direttore generale uscente, Mauro Moretti”.
Tra le ipotesi del futuro capo azienda di Leonardo c’è quella di nominare un direttore generale, far crescere il gruppo e vendere le azioni comprate da Jc Flowers nel 2015 in Equita, società di cui Profumo è presidente oltre che azionista assieme agli altri manager: “C’è l’ipotesi che Profumo possa nominare un direttore generale esperto del settore. Profumo però non ha scoperto le carte. Intende valorizzare il lavoro di squadra, ma non ha ancora fatto una scelta. Profumo intende far crescere il gruppo. Ridurrà la presenza azionaria della sua famiglia in Equita, oggi del 27%, buona parte delle azioni saranno cedute al management”, ha scritto il Sole 24 Ore.
DIVERSIFICAZIONE DEL BUSINESS?
Alcune dichiarazioni di Senato e governo danno l’idea di quello che potrebbe essere il nuovo corso della società guidata negli ultimi tre anni da Mauro Moretti. Ad attirare l’interesse degli analisti e degli osservatori del comparto è stata innanzitutto la dichiarazione del ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan nel corso di un’audizione in Parlamento, in cui il cui il titolare del Tesoro spiegava i criteri utilizzati per le nomine ai vertici delle maggiori società partecipate dal ministero. Padoan, parlando di Leonardo, ha detto: “Per Leonardo in considerazione delle caratteristiche della società, nonché della natura internazionale delle attività, “la scelta è stata orientata alla ricerca di un profilo che possa far fronte all’esposizione internazionale del gruppo e alla diversificazione del business”. Nessun chiarimento è giunto al momento sul significato di tale affermazione.
IL RUOLO DELLO STATO
È della settimana scorsa la notizia che intanto in commissione Difesa di Palazzo Madama si sta discutendo di dare un ruolo maggiore allo Stato nella fase delle trattative internazionali in gare e commesse dove è in ballo il gruppo italiano, favorendo intese tra governi.
“Si tratta – ha detto a Repubblica il presidente della commissione, Nicola Latorre (Pd) – di trovare strumenti analoghi a quelli che altri paesi concorrenti hanno adottato e che attualmente li pongono in una posizione di vantaggio sui mercati internazionali”. “Sempre più nazioni – ha aggiunto Latorre – invocano la garanzia dello Stato italiano al momento della stipula dei contratti. Per questo occorre implementare un approccio alle esportazioni basato sull’assunzione di responsabilità del Paese, costruendo una credibilità che superi le singole vendite e accordi, con strumenti di garanzia e tutelando a tutto campo l’immagine italiana”.