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Vi racconto Giorgio Guazzaloca

Guazzaloca

Giorgio Guazzaloca ci ha lasciato. Dopo aver lottato, con il coraggio di un leone che difende la propria vita, contro un male inesorabile che lo aveva colpito proprio pochi mesi dopo la sua elezione a sindaco di Bologna nel giugno del 1999. La scomparsa di Guazzaloca è stata ricordata, nei tg che ne hanno dato l’annuncio, per l’evento che lo rese famoso in tutto il mondo: essere il primo sindaco non comunista di Bologna, la capitale per decenni del comunismo occidentale, la vetrina del Pci, il mito (non del tutto esagerato) della buona amministrazione. In realtà, la notizia non è del tutto esatta, perché dopo Guazzaloca, Bologna ebbe, sia pure per breve tempo, un sindaco, Fabio Delbono, che non era di origini comuniste anche se apparteneva al Pd ed era a capo di una coalizione di sinistra. La vera specificità di Guazzaloca fu quella di essere sindaco, da leader di una lista civica sostenuto anche dai partiti di centrodestra. Nella sua visione l’amministrazione era un’esperienza diversa dalla politica: da qui traeva ispirazione il suo concetto di ‘’civismo’’, non – come accade ora – travestimento dei partiti per ingannare gli elettori, ma come estraneità ai partiti. Guazzaloca non professava l’antipolitica. Aveva avuto incarichi importanti nell’ambito della Confcommercio ed era stato vicino al Pri. Aveva però una sua idea dell’amministrazione, che consisteva nello svolgere le attività e realizzare gli obiettivi nell’interesse della città. Nel formare la sua giunta dovette – in cambio dell’appoggio ottenuto – cedere alcuni assessorati ai partiti, ma i “suoi” assessori venivano dalla società civile ed erano persone note in città. Il Pds, sconfitto a sorpresa nel ballottaggio, andò su tutte le furie. Ci fu un repulisti dei dirigenti locali e regionali. A Silvia Bartolini, la candidata sconfitta misero addosso una croce che non le venne più tolta dalle spalle durante la restante permanenza in politica.

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Per sconfiggere Giorgio Guazzaloca  gli ex comunisti misero in campo niente meno che Sergio Cofferati, uscito dalla Cgil, e in attesa di un altro ruolo, dopo essersi sottratto alle lusinghe di chi lo voleva incoronare leader della sinistra (girotondini, Nanni Moretti ed altre varie umanità). Cofferati vinse ma, a detta di tutti, persino dei suoi, fu un sindaco pessimo, tanto che non si ripresentò, con un pretesto inconsistente, per un secondo mandato. Lasciato il Comune, Guazzaloca fu per alcuni anni componente della Commissione Antitrust. Ma la passione per la politica (l’amministrazione come preferiva chiamarla lui) lo indusse a candidarsi nuovamente nella nuova consigliatura, contro Flavio Delbono. Ma la sua idea di civismo sembrava appartenere ad una fase ormai esaurita. Poi, i partiti di centrodestra gli contrapposero come loro candidato Alfredo Cazzola. Fu lui ad andare al ballottaggio con Delbono e a perdere. Dopo di allora, nella spartizione delle candidature del centrodestra Bologna venne sempre affidata alla Lega.

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Perché la stella di Guazzaloca brillò soltanto nel firmamento di una sola consigliatura? Chi scrive ha una sua idea manifestata anche altre volte, un’opinione ricavata dall’esperienza diretta e dall’osservazione dei fatti che di mano in mano accadevano. In città esiste un potere occulto (la massoneria? Specifici interessi economici? Le due congregazioni insieme?) che per loro ragioni hanno deciso che Bologna deve restare saldamente in mano alle sinistre. Ed anche l’establishment di destra è d’accordo, tanto che non fa nulla per vincere, ma tutto per perdere. La vittoria di Guazzaloca fu un imprevisto, uno shock, frutto di errori di arroganza dei vertici ex pci, avvertiti come tali dall’elettorato, anche di sinistra, che li volle punire. Tanto che dopo il 1999, i boss del centrodestra hanno agito con puntigliosa  razionalità per impedire che – data la debolezza degli avversari e dei loro candidati – si corresse il rischio di tornare a vincere … a loro insaputa.

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Giorgio Guazzaloca, per una strana congiuntura della storia cittadina, fu la sola novità politica  intervenuta dal dopoguerra ad oggi. Credo però che lui stesso fosse consapevole del pactum sceleris che governa Bologna, del fatto che era stato eletto nel 1999 più per demeriti altrui che per meriti propri. Tanto che lo stesso Guazzaloca, nel 2004, fece di tutto per lasciar vincere Cofferati, arrivando persino a rifiutarsi di svolgere, con tutti i crismi, una campagna elettorale e a proibirlo ai suoi collaboratori. Quando alcuni anni dopo ebbe un ripensamento e si ricandidò, furono i partiti di centrodestra che non vollero più correre il rischio di vincere, alleandosi con lui.

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Che dire in memoria di Giorgio Guazzaloca, una persona attaccata alla sua città, un bolognese di altri tempi, un bravo amministratore, un osservatore lucido fino alla fine. Può servire un verso di Walt Whitman: ‘’Capitano, mio capitano, alzati a sentire le campane’’.

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