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Francia, come vestono i candidati alle presidenziali e come tifano i big della moda

La moda è sempre stata protagonista delle più importanti battaglie. Così come Giovanna d’Arco è stata una delle prime donne a travestirsi da uomo per combattere nelle campagne militari, il candidato del Front National alle elezioni francesi, Marine Le Pen, odia indossare gonne. Non è una battaglia femminista, ma pura “questione di comodità”, ha detto. L’accostamento forse non è casuale: per alcuni Le Pen è “la Giovanna d’Arco del XXI secolo”, come ha dichiarato l’attrice Brigitte Bardot, mentre il libro che Vladimir Putin regalò a Le Pen qualche settimana fa a Mosca si intitola “Il ritorno di Giovanna d’Arco”, ed è una biografia in russo sulla candidata dell’estrema destra francese.

L’INFLUENZA POLITICA DELLA MODA

Secondo il sito Closermag.fr, Le Pen è dimagrita 12 chili e ha rinnovato l’armadio per sfoggiare un look più moderno. La moda ha avuto da sempre un ruolo importante nella campagna elettorale francese. Ma non solo in termini di mise, abiti e accessori scelti. In Francia, l’influenza della moda nella politica è soprattutto economica.

FONDO CONTRO IL FRONT NATIONAL

I mercati finanziari sono preoccupati per una probabile vittoria di Le Pen. Stephane Richard, proprietario di Orange, ha lanciato un appello alle dieci famiglie più ricche della Francia per “creare un fondo di un miliardo di euro e finanziare così i progetti contro la radicalizzazione del Front National”. Nella top 10 delle famiglie più ricche della Francia ce ne sono molte attive nel settore della moda, tra cui la famiglia Arnault e la famiglia Pinault.

IL SOSTEGNO DI BERNARD ARNAULT

Chi sembra tifare silenziosamente per il candidato di En Marche!, Emmanuel Macron, è Bernard Arnault, proprietario della holding di lusso Moët Hennessy Louis Vuitton (LVMH), che possiede marchi come Bulgari, DKNY, Fendi, Givenchy, Kenzo, Loro Piana, Louis Vuitton, TAG Heuer e altre aziende come Moët & Chandon, Sephora e Les Échos e Le Parisien.

LE MISE DELLA SIGNORA MACRON

La stampa francese sostiene che il look della moglie di Macron, Brigitte Trogneux (qui il ritratto di Formiche.net) è curato da Delphine Arnault, figlia del magnate francese, e che i vestiti che indossa Trogneux sono regalati dalla LVMH. Gli abiti di Macron, invece, non sono gli stessi di una volta: quelli da 1000 euro che indossava quando era banchiere della Rothschild e ministro dell’Economia sono stati sostituiti da abiti di sartoria da 300 euro.

IL LUSSO E BENOIT HAMON

Un altro candidato legato all’impero LVMH di Arnault è il socialista Benoît Hamon. La moglie del candidato, Gabrielle Guallar, fa parte della direzione del gruppo dal 2014. Francese di origine danese e catalane, è la responsabile degli Affari pubblici. L’anno scorso, Hamon si è rifiutato di partecipare al programma “Une ambition intime”. Aveva spiegato che “dire qualcosa di intimo non avrebbe dimostrato nulla sulla mia capacità di ascoltare i problemi dei francesi”, ma secondo la produzione del programma lui sarebbe stato favorevole alla partecipazione finché non venne a sapere che si sarebbe parlato della moglie e dei legami con il settore del lusso in Francia. Lui dice che non si vergogna del lavoro che fa Guallar, ma che preferisce acquistare i suoi abiti low cost da Zara e solo quando ci sono gli sconti.

MÉLECHON E IL LOOK DA ZAPATISTA

Il candidato della sinistra, Jean-Luc Mélenchon, ha risposto ad Hamon dicendo che lui invece non ha tempo per andare a caccia di vestiti durante i saldi e acquista i suoi abiti “in un piccolo negozio del mio quartiere”. Secondo Libération, la scelta però è sbagliata: “A volte sembra che è appena uscito da un incontro con il subcomandante Marcos e i zapatistas di Chiapas, i ribelli clandestini messicani”.

GLI ABITI REGALI DI FILLON

Chi invece non risparmia al momento di scegliere cosa indossare è il candidato François Fillon. Secondo Le Journal du Dimanche, Fillon ha ricevuto giacche e vestiti fatti su misura per circa 48.500 euro. “Un amico me li ha regalati, che problema c’è?”, ha risposto. Per il quotidiano Le Monde l’autore del generoso gesto è stato dell’avvocato Robert Bourgi, uomo vicino a un gruppo di investitori africani. I vestiti sono stati acquistati in un famoso negozio chiamato Arnys nella rive gauche di Parigi, dove ogni capo costa tra 4500 euro e 6000 euro.

POUTOU E LA MOSSA DI VESTIRE DA OPERAIO

Durante il dibattito televisivo degli undici aspiranti alla presidenza francese, il candidato dell’estrema sinistra Philippe Poutou è stato l’unico che si è presentato in jeans e con una maglietta bianca. Ha giustificato il look dicendo che lui non usa mai giacca e cravatta perché è un lavoratore di una fabbrica della Ford. Ma per il filosofo Luc Ferry questa forzatura “nel volere rappresentare gli operai francesi provocherà soltanto che questi votino in massa il 23 aprile per il Front National di Marine Le Pen”.


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