A cinquant’anni dalla Populorium progressio, l’importante e dibattuta enciclica della “questione sociale”, dove Paolo VI si occupava di temi come il sottosviluppo, la cooperazione tra i popoli e il diritto al benessere, quali ne sono oggi le eredità e quali invece le prospettive? È il tema di discussione della conferenza internazionale organizzata in Vaticano “Prospettive per il servizio dello sviluppo umano integrale a 50 anni dalla Populorum progressio”, dove nella prima delle due giornate hanno preso parte numerosi vescovi e cardinali, tra cui Pietro Parolin, Silvano Maria Tomasi, Peter Turkson, Gerhard Müller, Elio Sgreccia, Paolo Martinelli, e diversi filosofi o esponenti della società civile, come il professore messicano Rodrigo Guerra López o Gregor Puppinck, direttore del Centro europeo per la Legge e Giustizia e presidente del Comitato europeo a tutela dell’embrione umano.
IL DICASTERO PER LO SVILUPPO VOLUTO DAL PAPA E LE PAROLE DI PAROLIN
Oggi l’enciclica trova una sua declinazione effettiva nel dicastero per lo Sviluppo umano integrale istituito con motu proprio da papa Francesco nel 2016, che ha accorpato quattro diversi organismi della Santa Sede, e si occupa – come si legge nello statuto – delle questioni relative alle “migrazioni”(queste in particolare sotto il controllo diretto del Papa), “la salute, le opere di carità e la cura del creato”, e di tutti i “bisognosi, gli ammalati e gli esclusi”. Nell’omelia mattutina il segretario di Stato Pietro Parolin si è così soffermato nel dare una sua personale definizione di sviluppo, cioè di un “miglioramento” delle condizioni di vita dove “l’essere umano può riconoscere i valori più alti e Dio stesso”. Ricordando però allo stesso modo i valori inscritti nell’enciclica di Montini, che cioè “il progresso non può essere ridotto alla sola crescita economica”, e aggiungendo che le soluzioni “spesso contraddicono” le “buone intenzioni”, favorendo “poteri economici e politici rispetto ad altri”.
IL GHANESE TURKSON E LA “GLOBALIZZAZIONE DELLA FRATELLANZA”
Nel pomeriggio invece, dopo l’intervento del cardinale che del dicastero dello sviluppo umano integrale ne è il capo, il ghanese Peter Turkson – già al centro delle recenti cronache per le preoccupazioni espresse sull’ambiente, considerate dalla stampa come rivolte al presidente americano Trump, e che hanno portato subito il porporato a correggere il tiro – in cui ha proposto il concetto di “globalizzazione della fratellanza”, ha preso la parola il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il tedesco ha dapprima puntualizzato che “le organizzazioni caritative della Chiesa” non sono solo “assistenza pubblica”, ma strumenti di “sviluppo dell’uomo” come “persona ed essere sociale”, puntualizzando che “è il tema del dialogo col mondo odierno”.
MÜLLER: “NON SI PUÒ INTENDERE IL MESSAGGIO CRISTIANO CON UN SUO ADATTAMENTO BORGHESE”
“Se il senso dell’esistenza umana e il fine della storia vengono definite in modo comunista, utilitarista, socio-darwinistico, imperialista oppure capitalista, si impedisce uno sviluppo integrale”, ha proseguito Müller. Mentre al contrario questi “diventano manifesti solo nel riconoscimento di Dio”, che “non possiamo concettualizzare come ritenevano gli gnostici”, o “produrre come lo intendevano i pelagiani”. E non si può nemmeno “intendere il cristianesimo con un adattamento borghese del suo messaggio, riducendolo all’interiorità e ad elemosine individuali”, ha chiosato il cardinale: “caricatura che rispecchia solo la critica marxista della religione, che ha diffamato il messaggio di Cristo come religione dell’aldilà”.
“L’UMANESIMO SENZA DIO” CONTINUA DALLE “IDEOLOGIE DEL XX SECOLO”, DICE MÜLLER
Il punto, perciò, per il porporato è che “le ideologie politiche del XX secolo prolungano fino ad oggi la loro opera di distruzione”, che “conosce solo lo sviluppo totalitario di un umanesimo senza Dio”, in opposizione “allo sviluppo integrale di cui parla la Chiesa”, e la cui differenza starebbe “nell’immagine dell’uomo”, “l’antropologia”. Müller ha fatto riferimento ai “baby designer”, “all’eutanasia di chi è stanco di vivere o si sente inutile”, “ai laboratori sociologici” o alle “nuove forme di colonialismo delle cosiddette società del benessere”. Ma “tutti gli esperimenti di produrre uno Stato ideale hanno lasciato solo disastri”, ha sentenziato il cardinale aggiungendo che “non esiste un processo infinito di ottimizzazione dell’umanità, e che l’alternativa tra il bene e il male non può escludersi a nessun grado del progresso”. Almeno finché “lo spirito umano porrà domande sulla qualità morale del suo agire”, ha concluso: “E la Chiesa nel mondo contemporaneo non è una lobby, che si impegna solamente per gli interessi del proprio gruppo sociale”.