“No alle elezioni prima della manovra economica, Matteo Renzi sta giocando con il fuoco”. Stefano Parisi non lesina bordate contro l’ex presidente del Consiglio, secondo alcuni rumors deciso a portare gli italiani al voto il prossimo autunno per evitare che il risultato delle politiche possa risentire dell’intervento sui conti pubblici. Uno scenario che – ad avviso del leader di Energie per l’Italia – potrebbe precipitare il Paese nel baratro, fino al punto di rendere concreto “il rischio Troika”.
L’APPUNTAMENTO
“Prima la manovra di finanza pubblica da 30 miliardi e poi le elezioni”, ha ribadito nel corso di un dibattito all’Universitas Mercatorum – l’Università telematica delle Camere di Commercio Italiane – al quale hanno partecipato il presidente dell’ateneo Danilo Iervolino insieme ad Angelo Deiana e Andrea Nicastro di Confassociazioni. La prossima legge di bilancio si preannuncia piuttosto dura, a partire dalla necessità di reperire le risorse necessarie a evitare l’aumento dell’Iva. Un passaggio – è il ragionamento di Parisi – la cui responsabilità incombe unicamente sull’attuale governo, chiamato a “tamponare e correggere gli errori e i guasti del precedente esecutivo che ha aumentato la spesa corrente ma non quella per gli investimenti”.
LE TENSIONI NELLA MAGGIORANZA
“Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan devono staccare il cordone ombelicale che li lega a Renzi e fare ciò che gli compete”, ha aggiunto Parisi. A margine, invece, ha commentato brevemente le ripetute tensioni che si registrano tra governo e maggioranza, compreso il fuoco di fila di cui negli ultimi tempi è stato fatto bersaglio, soprattutto dagli iper-renziani, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Ci sono ministri che stanno facendo la campagna elettorale a Renzi e ministri che invece stanno provando a lavorare per il Paese. E’ ovvio intuire io a favore di chi mi schieri”. Nessun endorsement da parte sua, ma un chiaro appello “a far prevalere il senso di responsabilità e l’interesse generale del Paese”.
IL CASO ANAC
Un clima di scontro, a volte sotterraneo e a volte più esplicito, che negli ultimi giorni ha trovato il suo apice nella vicenda Anac: la già ribattezzata manina – non è chiaro di chi – che ha cancellato una parte delle competenze attribuite a Raffaele Cantone dal nuovo codice appalti. La questione ha costretto Gentiloni a intervenire dalla Casa Bianca dov’era in visita da Donald Trump. Un incidente che, a opinione di alcuni osservatori, potrebbe essere stato creato appositamente per mettere in difficoltà il governo. Parisi sul tema non si è lasciato andare a valutazioni di carattere politico, ma ha preferito ribadire in modo la sua ricetta, semplice ma perentoria: “L’Anac va direttamente abolita. Non è in questo modo che si risolve il problema della corruzione, bensì con uno Stato che sia più semplice, trasparente ed efficiente. L’Autorità Anticorruzione è inutile e genera solo altra opacità”.
L’UNIVERSITA’ DA RIFONDARE
Tra le priorità che il leader di Energie per l’Italia ha indicato per il rilancio del Paese vi è poi il mondo dell’università: “Dobbiamo smontare il sistema e rimontarlo daccapo”. Con nuove regole che facciano discendere dalla qualità e dai risultati raggiunti dagli atenei le risorse loro destinate. E, soprattutto, che favoriscano la valorizzazione delle eccellenze e il collegamento con il mondo del lavoro e che pongano fine a un modello fondato sulla difesa dei privilegi di pochi: “Non serve all’Italia un’università in grado solo di tutelare il corpo accademico e le rendite di posizioni che si sono creati nei decenni”.
LA STRATEGIA POLITICA
Nel frattempo l’ex amministratore delegato di Fastweb continua a portare avanti la sua strategia il cui obiettivo di fondo è la creazione di un polo popolare e liberale posizionato nel centrodestra. Una forza politica che si caratterizzi, innanzitutto, per la sua contrapposizione al centrosinistra e a Matteo Renzi, verso il quale, non a caso, ha speso ancora una volta le parole più dure. Almeno dal punto di vista dei messaggi pubblici si sta facendo, invece, più sfumata la polemica nei confronti della destra-destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni e di Forza Italia di Silvio Berlusconi, come se ci fosse l’idea o proprio il progetto politico – di rivolgersi a elettori diversi, ma pur sempre di centrodestra, per ritrovarsi poi insieme dopo le elezioni o magari anche prima, a seconda del sistema elettorale con cui si andrà a votare. Sensazioni confermate dall’intesa che per ora continua a non trovarsi con Pier Ferdinando Casini e Angelino Alfano nei confronti dei quali il messaggio è sempre lo stesso: “Fate presto a definire il vostro posizionamento: se nel centrosinistra, in alleanza con il Pd e con Renzi, oppure nel centrodestra“. Un’indicazione in linea con lo scenario raccontato in questo articolo da Formiche.net. “Ma non chiamatemi centrista o moderato“, ha spiegato Parisi: “Sono un popolare e liberale convinto della necessità di mettere in campo politiche radicali di trasformazione e discontinuità per far ripartire l’Italia“.