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Popolare di Vicenza e Veneto Banca, tutti i nuovi ostacoli a fusione e salvataggio

Trascorrono i giorni, la situazione dei due istituti di credito veneti, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, si fa più complessa, per non dire critica, e dall’Europa, chiamata a dare un segnale per sbloccare la situazione, arrivano poche notizie e le poche che arrivano non sembrano essere particolarmente confortanti.

LE INDISCREZIONI SULLA COMMISSIONE UE

Fino a venerdì sera sembrava che dall’Europa tutto tacesse. Da ricordare che, previo via libera della divisione Dg Comp della Commissione europea, era atteso il responso della Banca centrale europea, l’autorità di vigilanza, sulle necessità di capitale dei due istituti di Vicenza e di Montebelluna (stimata al momento in un intorno di 5 miliardi), in modo da potere avviare la ricapitalizzazione precauzionale chiesta formalmente dai due gruppi.

Ricapitalizzazione che prevede un intervento pubblico nel capitale dopo il cosiddetto burden sharing, ossia la penalizzazione di azionisti e obbligazionisti subordinati delle due banche, in scia a quanto si sta cercando di fare con Mps.

Secondo quanto scritto da Luca Gualtieri su Milano Finanza, però, un segnale dall’Europa sarebbe giunto e non sarebbe incoraggiante. “Dg Comp – scrive il settimanale del gruppo Class – avrebbe scritto al Tesoro per chiedere chiarimenti sull’offerta di transazione con i soci chiusa nei giorni scorsi. Il dubbio avanzato da Bruxelles è che l’operazione possa essere incompatibile con la garanzia pubblica sulle obbligazioni e, in prospettiva, con l’intervento dello Stato nel capitale delle due banche attraverso la ricapitalizzazione precauzionale. Un dubbio davvero curioso se si pensa che la transazione è stata annunciata all’inizio dell’anno e che, tecnicamente, non si tratta di un buy back ma di un ristoro volto a sanare il rischio di contenzioso”.

IL TABELLINO DI MARCIA

A questo punto, quindi, scrive sempre Milano Finanza, “il Tesoro dovrà rispondere alla richiesta entro lunedì 3 aprile alla luce delle indicazioni fornite dagli amministratori delle due banche nelle riunioni fiume di venerdì 31 marzo. L’auspicio è che Dg Comp sciolga la riserva entro la prossima settimana, quando i board dovranno certificare l’efficacia della transazione”.

Da ricordare che il 28 marzo scorso, dopo essere stata già prorogata, è scaduta l’offerta di mini rimborso ai piccoli azionisti delle banche, che si è chiusa sotto il 70%, contro l’80% che era stato fissato come obiettivo, per entrambe le banche.

Ciononostante, i due gruppi veneti dovrebbero decidere di procedere con la transazione, che consente ai due istituti, che sperano di potere convolare presto a nozze, di disinnescare la mina miliardaria delle cause legali.

IL RISCHIO BAIL-IN

Se invece le due venete dovessero finire per pagare miliardi ai piccoli soci, che promuoverebbero le cause facendo leva sulla mala gestione del passato, il rischio del bail-in diventerebbe concreto.

E questo significherebbe che a partecipare alle perdite sarebbero non solo azionisti e obbligazionisti subordinati ma anche obbligazionisti tradizionali ed eventualmente correntisti oltre i 100 mila euro.

Una situazione esplosiva, insomma, che giustifica la preoccupazione dei vertici delle due banche e che ha portato a un fortissimo calo della liquidità. Per questo motivo, la situazione delle venete deve essere risolta al più presto, pena – ormai è evidente – il bail-in.

Quello stesso bail-in che, nei giorni scorsi, è stato paventato quasi come una minaccia anche per spingere i piccoli azionisti ad aderire alla transazione, ottenendo però tra i risultati forse anche quello di spingere i clienti delle due banche a ritirare i depositi (da qui la crisi di liquidità in corso). “Tutti hanno in mente di fare presto, c’è un grande interesse da parte di tutti, speriamo”, ha dichiarato probabilmente anche un po’ a mo’ di auspicio il presidente della Banca popolare di Vicenza, Gianni Mion, al termine dell’ultimo cda rassicurando clienti e dipendenti. “Stanno tutti lavorando, bisogna stare tranquilli. In cda abbiamo risposto alle domande della Bce” che aveva chiesto “informazioni e chiarimenti sul piano”.

La speranza di tutti è che quella che si appresta a iniziare sia la settimana definitiva in cui giungeranno tutti i via libera necessari dall’Europa.

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