16 marzo 2017. È la data scritta a penna sulla direttiva sulle nomine dei consigli di amministrazione delle società controllate dallo Stato firmata dal ministro Pier Carlo Padoan, due giorni prima che il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ufficializzasse le candidature dei vertici dei nuovi cda di Eni, Enel, Leonardo, Poste, Terna, Enav. Ecco cosa prevede la nuova direttiva che supera la “Saccomanni” del 2013.
CHI INDIVIDUA I SOGGETTI
La direttiva contiene indicazioni per individuare i componenti degli organi sociali nelle società controllate dal Mef. Il dipartimento del Tesoro sottolinea che per l’individuazione dei soggetti da nominare “si avvale del supporto di una o più società specializzate nella ricerca e selezione di top manager, principalmente per la messa a disposizione di data base di profili manageriali nonché per l’attività di assessment e comparazione delle competenze necessarie a ricoprire la carica”, si legge sul documento pubblicato sul sito del Mef.
LE PROCEDURE
Per quanto riguarda le procedure da utilizzare per l’indicazione dei componenti degli organi sociali nelle società controllate direttamente dal Mef, il dipartimento del Tesoro assicura: “Entro il mese di gennaio di ciascun anno, la pubblicazione nel sito del ministero dell’Economia e delle Finanze delle posizioni in scadenza”. Procede poi “con il supporto delle suddette società specializzate – allo svolgimento di un’istruttoria di carattere qualitativo e attitudinale al fine di individuare potenziali candidati alla carica”, e sottopone infine “al ministro dell’Economia e delle Finanze una lista di nominativi, accompagnata da una relazione di sintesi che illustri i profili dei candidati, anche in relazione alle specifiche caratteristiche della singola società, nonché la sussistenza dei requisiti di eleggibilità”.
COSA MANCA
La nuova direttiva non fa riferimento ad una serie di prerogative contenute nella cosiddetta direttiva Saccomanni del 2013 per la nomina dei vertici delle partecipate: “Il ministero dell’Economia ha riscritto in zona Cesarini la direttiva Saccomanni sulle nomine dei cda delle società controllate dallo Stato eliminando i requisiti rafforzati di onorabilità, che prescrivevano tra l’altro l’ineleggibilità per chi fosse rinviato a giudizio tra l’altro per reati finanziari o per corruzione e la decadenza in caso di condanna anche non definitiva”, ha scritto oggi Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore.
IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE
“Sembra una direttiva creata su misura quando il Mef aveva già scelto i suoi candidati e voleva uscire dall’imbarazzo potenziale creato da due candidature”, ha commentato Dragoni ipotizzando anche le ragioni di tali modifiche: “In base alla direttiva Saccomanni del 24 giugno 2013, il rinvio a giudizio di Alessandro Profumo per usura bancaria, risalente al primo marzo, ma divenuto di pubblico dominio solo il 22 marzo, avrebbe potuto creare ostacoli per la nomina di Profumo, anche se la ‘clausola etica’ non è nello statuto di Leonardo. Così come l’eventuale futuro rinvio a giudizio di Claudio Descalzi, accusato di concorso in corruzione internazionale per una presunta tangente in Nigeria, avrebbe potuto comportare il rischio di decadenza da ad Eni”.
LA NOTA DEI 5 STELLE
Perché il Mef ribalta direttiva sulle nomine dei cda delle società controllate dallo Stato, abbassando l’asticella della legalità e cancellando il rafforzamento delle clausole di onorabilità? E soprattutto perché lo fa sotto banco e senza avvertire nessuno due giorni prima delle nomine?”. Se lo chiedono i senatori del Movimento 5 Stelle Gianni Girotto e Gianluca Castaldi che annunciano un’interrogazione urgente al governo: “Il governo ha stravolto di 360 gradi quanto approvato all’unanimità dalla commissione Industria del Senato: ovvero l’ineleggibilità per chi fosse rinviato a giudizio anche per reati finanziari o per corruzione”, insistono i rappresentanti 5 Stelle. “E la ragione ci sembra più che evidente: l’esigenza del governo di piazzare Alessandro Profumo (rinviato a giudizio per usura bancaria) a capo di Leonardo e mantenere Claudio Descalzi (accusato di concorso in corruzione internazionale) al vertice Eni. L’esecutivo non si fa scrupoli sull’opportunità politica di nominare personaggi che potrebbero essere presto condannati da un tribunale per corruzione”.
GUARDA IL FOTO-RACCONTO DI FORMICHE.NET SULLE NOMINE DEL TESORO