Cinquantanove missili Tomahawk sono stati lanciati, nella notte tra il 6 e il 7 aprile 2017, contro la Siria da due navi cacciatorpediniere americane, in navigazione nel mar Mediterraneo (qui tutti i dettagli nell’articolo di Emanuele Rossi). Il raid notturno, ordinato dal presidente americano Donald Trump, è stata la risposta all’attacco con armi chimiche su Khan Sheikun di martedì 4 aprile, attribuito al regime di Bashar al-Assad, che ha causato almeno 80 morti tra i civili siriani, molti erano bambini.
Un’azione di guerra a tutti gli effetti, un pugno di ferro contro il regime di Assad. Obiettivo: la base aerea di al-Shayrat, nel governatorato di Homs da cui – secondo l’intelligence americana – sarebbe partito l’attacco chimico. Almeno 4 i militari siriani morti in seguito al raid americano, tra essi un generale dell’Aeronautica. “Assad ha soffocato con il gas Sarin le vite di civili inermi, fra cui donne e bambini bellissimi, è stata una morte lenta e brutale per tutti, nessun figlio del Signore dovrebbe mai soffrire questo orrore”, ha detto Trump, commentando il raid dal suo residence in Florida, dove aveva appena incontrato il presidente cinese Xi Jinping. “Non si discute sul fatto che la Siria abbia usato armi chimiche vietate, ignorando le raccomandazioni dell’Onu. Ho ordinato l’attacco – ha spiegato il presidente – nel vitale interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. “Questa sera chiedo a tutte le nazioni civilizzate – ha concluso Trump – di unirsi a noi nel tentativo di porre fine a questo massacro, al sangue versato in Siria e a ogni forma di terrorismo”.
Trump ha ordinato l’attacco senza l’autorizzazione del Congresso, come d’altro canto, gli consente di fare la Costituzione americana. La base di al-Shayrat ospitava per lo più mezzi e, soprattutto, militari russi che, come ha confermato il segretario di Stato americano Rex Tillerson, sono stati preventivamente avvisati dalla Casa Bianca. Putin, però, non le ha mandate a dire all’amico Trump. “L’attacco in Siria – ha fatto sapere – è un attacco a uno Stato sovrano e costituisce una violazione, per giunta pianificata, delle norme del diritto internazionale”.
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