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Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps. Come andranno i conti delle maggiori banche italiane

Di Centro studi Uilca
Mediobanca Carlo Messina, Simone Blasi, intesa sanpaolo

I risultati economici nel 2016 degli undici maggiori istituti di credito italiani sono stati influenzati delle molteplici operazioni straordinarie succedutesi nel corso dell’anno.

La nascita del Fondo Atlante con il compito di creare un marcato degli Npl e salvare le due banche venete, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ha comportato fino a questo momento investimenti per 2 miliardi di euro e svalutazioni per circa 1 miliardo di euro a carico principalmente delle banche oggetto della nostra analisi.

La fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano ha richiesto una ulteriore svalutazione dei crediti di 1,6 miliardi di euro per ottenere l’assenso delle autorità bancarie europee, mentre per il salvataggio del gruppo Monte dei Paschi di Siena, l’istituto senese ha effettuato svalutazione dei crediti per ulteriori 2,6 miliardi nel 2016 per completare l’operazione.

Non possiamo dimenticare gli ulteriori 1,4 miliardi di svalutazioni su crediti e partecipazioni della Banca Popolare di Vicenza e le svalutazioni del portafoglio crediti di Unicredit pari a 8,1 miliardi di euro. Difficile dunque pensare che tutti questi costi potessero non rendere negativo il risultato economico complessivo delle banche da noi analizzate.

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Siamo complessivamente ottimisti sul futuro del sistema bancario, pur consapevoli che vi sono delle criticità e fragilità nel sistema, soprattutto nelle banche minori, come evidenziato dalle autorità bancarie, ma riteniamo che i risultati ottenuti dalle undici maggiori banche lascino presagire una forte capacità di generare utili nel prossimo futuro.

Per fare questo le banche italiane devono risolvere velocemente i contenziosi con autorità comunitarie e definire delle leadership aziendali chiare e definite. Infatti, oltre alle condizioni complessive del Paese che non facilitano gli investimenti e la crescita occupazionale per noi, parte della caduta sia dei ricavi -5,6%, sia del margine d’interesse -6,9%, sia delle commissioni -1,6% sono originate anche dall’impossibilità di attuare politiche commerciali efficaci, a causa dell’incertezza che aleggiava e aleggia sul futuro di certi istituti di credito.

Per mesi la fusione Banca Popolare di Milano e Banco Popolare è stata in stand by, il Monte dei Paschi di Siena ad oggi attende notizie sul suo futuro, le due banche venete sono in attesa di sapere cosa fare, a Genova, la Carige attende lumi sul suo futuro, e per mesi nel 2016 Unicredit non ha avuto una reale guida aziendale. Se oltre il 50% del sistema bancario è in queste condizioni come possiamo pensare di ottenere utili e reddittività? Agire sui costi operativi, soprattutto sul taglio del costo del personale è una scelta di breve periodo che non sostituisce la contrazione dei ricavi o le errate scelte manageriali.

Oggi le rettifiche su crediti sono pari 138,6% del costo del personale, mentre il cost/income medio è pari 62,86%. Un aumento dei ricavi del 10% fa diminuire il cost income di oltre 6 punti percentuali, lasciando invariati i costi. Le banche devono aumentare e diversificare i ricavi.

I presupposti per far ripartire il sistema bancario italiano ci sono e si evincono anche da altri indicatori presenti nei bilanci 2016: la raccolta complessiva è in aumento di 8,3 miliardi ma mostra un’evidente “fly to quality”, che origina trasferimenti di denaro da banche meno solide verso quelle percepite come maggiormente solide, inoltre i crediti deteriorati sono in diminuzione e quelli in bonis in aumento, le sofferenze nette sono oggi pari al 4,5% dei crediti netti totali, in diminuzione rispetto al 5,2% del 2015.

L’aumento del grado di copertura dei crediti attuata attraverso un aumento delle rettifiche su crediti ha innalzato l’indice di coverage medio del campione dal 46,55% del 2015 al 50,26% del 2016 avvicinandolo al dato medio delle banche europee.

 

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Siamo convinti che solo la crescita economica possa permettere di aumentare la reddittività delle banche, ma è errato pensare che queste aziende possano prosperare come nel passato solo beneficiando dell’aumento della forbice sui tassi d’interesse; il mondo è cambiato e la qualità del management diventerà sempre più importante, per pianificare e adeguare le strategie al variare di scenari politici economici sociali e tecnologici sempre più mutevoli e imprevedibili.

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