Francia: elezioni del 7 maggio 2017. Ha vinto Emmanuel Macron. E’ un’altra Valmy, 225 anni dopo la storica battaglia che diede vigore e speranza alla Rivoluzione. Tutti noi possiamo ripetere con Johann Wolfgang Goethe, che si trovava sul posto in qualità di osservatore: “In questo luogo e in questo giorno comincia una nuova era nella storia del mondo, e tutti voi potrete dire di essere stati presenti alla sua nascita”.
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Nel maggio del 1940, di fronte all’aggressione delle truppe tedesche, la Francia capitolò in poche settimane. La disfatta dell’esercito francese, dopo l’aggiramento della Linea Maginot, mise in forte difficoltà anche il Regno Unito, le cui armate rischiarono di essere imbottigliate a Dunquerke. Nel maggio del 2017 la Francia ha riscattato quella sconfitta, resistendo al nuovo fascismo e ponendosi all’avanguardia nella lotta contro le orde sovranpopuliste che minacciano l’Europa.
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Nel 1960 un altro giovane presidente seppe pronunciare un discorso di insediamento che fece il giro del mondo e segnò l’inizio di una nuova speranza. Si chiamava John Fitzgerald Kennedy. Tanti anni dopo Emmanuel Macron, parlando nella spianata del Louvre dopo la vittoria, si è rivolto alla Francia, all’Europa e al mondo annunciando (non a caso ha citato i valori dell’Illuminismo) che i nuovi nemici non riusciranno a prevalere e a riportare indietro il corso della storia.
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Brigitte, la nuova Prémiere Dame di Francia, ha venticinque anni in più del marito. Eppure sono sempre di meno della somma degli anni delle due mogli di Mitterrand.
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Assistendo su La 7 al dibattito televisivo sul TG speciale dedicato alle elezioni francesi, ho avuto l’impressione che qualcuno dei giornalisti presenti avrebbe preferito una vittoria di Marine Le Pen. Non certo per condivisione ideologica, ma soltanto per non dover smentire i commenti disfattisti che scrivono da anni.
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Presentarsi a cogliere il proprio bagno di folla al suono dell’Inno alla gioia è stato l’atto finale di una campagna elettorale che ha sfidato apertamente i sovranpopulisti. E per questo Macron ha trionfato. Senza mezze misure.
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Angelino Alfano ha qualche problema con il ‘’latinorum’’. Nel recente Convegno di Firenze ‘’The state of Union’’ si è lanciato, nel discorso inaugurale, in qualche citazione dotta. Dal ‘’civis romanus sum’’ fino al celebre ‘’Ich bin ein berliner’’ di John F. Kennedy davanti al Muro di Berlino. Gli è scappato un ‘’civis europeum sum’’, sbagliando clamorosamente la concordanza tra il sostantivo e l’aggettivo.
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Chi non ricorda i cinque leader della destra sovranista riuniti a Coblenza, sorridenti e in posa per i selfie di Matteo Salvini? Per loro si può parafrasare la conclusione del ‘’Bollettino della vittoria’’ nella Grande Guerra firmato da Armando Diaz, il 4 novembre del 1918: ‘’ risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza’’.