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Cosa penso del successo di Macron e della sconfitta di Le Pen

macron

Una cosa positiva delle presidenziali francesi è che ieri sera sono finite. Una cosa negativa è che saranno seguite il mese prossimo dalle elezioni legislative. Una cosa ancora più negativa è che, qui in Italia, hanno offerto l’ennesimo palcoscenico provincial-condominiale ai “macronisti italiani” e ai “lepenisti italici”, gli uni e gli altri più dediti a fare il tifo in curva e a imitare che non a capire davvero.

A mio avviso, la riflessione da fare è un’altra, e riguarda l’antica e sempre nuova alternativa tra mondo anglosassone (luogo di innovazione positiva) e il mondo europeo-continentale (luogo di declino, spesa alta, stato invadente).

Non è un caso se – nell’anglosfera – le forze antiestablishment siano state capaci, nell’ultimo anno e mezzo, di creare sbocchi costruttivi e positivi all’”incazzatura” dei ceti medi e medio-bassi. In Inghilterra, attraverso Brexit: che non è un rifugio isolazionista, ma la volontà di creare una “global Britain”, un superhub capace di attrarre risorse e investimenti, offrendo un sistema a tasse basse e burocrazia attenuata. In America, attraverso Trump: che sarà non ortodosso, sarà urticante, ma ha messo in campo una riforma fiscale pro-crescita e, sul piano internazionale, sta restaurando una centralità atlantica e occidentale.

Dinanzi alla stessa incazzatura degli stessi ceti medi, in Europa continentale non c’è stata – finora – la capacità di creare sbocchi positivi nell’area antiestablishment, ma solo movimenti di urlatori, forze protestatarie, più adatte a spaventare i liberali e i moderati che non ad attrarli e coinvolgerli. Vale per la Le Pen, e vale anche per la destra-destra in Italia, a guida Salvini-Meloni: gridare e dare l’impressione di costruire piccole succursali o filiali putiniste è molto lontano dalla speranza positiva che serve per convincere larghe maggioranze di elettori. E non è un’eccezione il fatto che un colpo elettorale possa riuscire ai grillini: le loro ricette (assistenzialiste e spendaccione in economia, terzomondiste e antioccidentali in politica estera) farebbero fare all’Italia il passo definitivo verso il baratro. Altro che sbocco positivo e costruttivo.

PS:

Lo ammetto, non sono un ammiratore della Le Pen (è l’ora di dire che, in economia, perfino il padre Jean-Marie era più liberale di lei). E nemmeno del vincitore Macron, già celebrato ieri sera da establishment e presunti “esperti”, che si aggrappano a lui dopo la fine ingloriosa dell’era Obama e la sconfitta della Clinton. A dispetto degli elogi ricevuti, il discorso di ieri sera di Macron al Louvre non mi è parso un buon inizio. Quel “vi proteggerò” ripetuto ossessivamente, in particolare, alimenta un’attesa che oscilla tra la dimensione mistica e quella stato-centrica (per non dire stato-latrica): e, per portarci avanti con il lavoro, fa già pensare a quando gli “aspiranti protetti” resteranno delusi. Che faranno, allora?

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