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Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ecco la bislacca proposta di Luca Zaia con Mps

Di Leo Soto e Fernando Pineda
LUCA ZAIA

Dal mondo della politica a quello della finanza, si susseguono consigli, auspici, invocazioni e pure amenità provocatorie su come devono o su come dovrebbero essere salvate la Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

IL DOSSIER

Piccolo promemoria: i due istituti veneti si trovano a un passo dalla messa in risoluzione con le regole rigide del bail-in, in cui a pagare saranno azionisti, obbligazionisti e correntisti con oltre 100 mila euro. Ciò a meno che non si riesca a trovare quel miliardo di euro di capitali privati domandato dalla commissione Ue per dare il proprio ok al salvataggio; ok che proprio per questo motivo ancora manca.

LE PROVOCAZIONI LEGHISTE

Tra coloro che sono scesi in campo, con voce più tonitruante degli altri, c’è il presidente della regione Veneto, il leghista Luca Zaia. Che, come riporta l’agenzia Ansa del 30 maggio, propone “una soluzione provocatoria” alla richiesta di trovare un miliardo per rifinanziarle. “Basterebbe – suggerisce Zaia – chiedere un miliardo, degli otto che ha avuto, al Monte dei Paschi. Chiedere ancora al mercato è un’utopia, è come affermare che le banche venete devono fallire”.

LA BOUTADE SU MPS

Il governatore del Veneto, esponente di spicco della Lega capitanata da Matteo Salvini, dimostra però di avere le idee un po’ confuse, non foss’altro perché anche Monte dei Paschi di Siena è ancora in attesa del via libera dell’Unione europea per il proprio salvataggio. Certo, va detto che sembra essere in posizione di vantaggio, anche perché era stata fin da subito bollata come solvibile, ma la luce verde ancora non si è accesa. In secondo luogo, la cifra impiegata dallo Stato non sarà di 8 miliardi bensì di 6,6, considerando in questa cifra anche i ristori pubblici previsti per i piccoli obbligazionisti subordinati che subiranno la conversione dei titoli in azioni. In terzo luogo: perché presidenti di regione devono lasciarsi ad andare a soluzioni provocatorie invece di sforzarsi di essere persone serie considerata anche la carica che rivestono democraticamente?

IL CASO ALITALIA 

Zaia, non contento, rincara la dose, e, a margine di un incontro sulla Pedemontana, aggiunge: “Ma le parole di Padoan lasciano trasparire che una soluzione va trovata. Certo che sentir dire di no alle nostre banche e veder finanziare ancora Alitalia con ulteriori seicento milioni fa sorgere spontanea la domanda: ma i soldi ci sono o no? Anche perché i soldi sulle nostre banche finora li hanno messi i privati, col fondo interbancario, e non lo Stato, anche se noi paghiamo le tasse e produciamo residuo fiscale mentre altri no”.
LE ULTIME CAPRIOLE

Un’accozzaglia di parole in libertà, in cui non si fa distinzione tra banche, per le quali da gennaio del 2016 sono in vigore le regole del bail-in, che fissano una disciplina specifica e piuttosto rigida in caso di difficoltà, e altre imprese come per esempio Alitalia. Inoltre, Zaia, sostiene che finora i soldi per salvare le banche li abbiano messi i privati e non lo Stato, ma allora non si capisce da dove crede siano arrivati gli 8 miliardi di cui sopra.


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