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Tutte le bizzarrie di Susanna Camusso su Primo Maggio e voucher

SUSANNA CAMUSSO

Il 1° maggio del 1947 la banda Giuliano prendeva a fucilate i manifestanti radunati a Portella della Ginestra provocando una strage. Quest’anno, in occasione della ricorrenza (sono trascorsi 70 anni) i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno voluto celebrare, proprio in quella località tanto significativa, la Festa del Lavoro. Immaginiamo che Carmelo Barbagallo abbia raccontato alle sue colleghe di aver avuto i natali a Termini Imerese, in quel medesimo anno, 12 giorni dopo quella tragica giornata.

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Povero Barbagallo! Se fosse nato settimino probabilmente si sarebbe trovato in mezzo alla sparatoria.

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Susanna Camusso non ha trovato di meglio del caso dell’abolizione dei voucher quale dimostrazione del ruolo necessario del sindacato. Anche noi ne siamo convinti. Avremmo preferito, però, un diverso e più appropriato esempio; non un’iniziativa che ha danneggiato il Paese, il sistema delle imprese, le famiglie e, soprattutto, i lavoratori.

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Sono capitato, il 1° maggio, in una trasmissione tv in cui si è parlato (è la seconda volta che accade) della crisi dell’area di Piombino. Ovviamente, dalla conduttrice ai vari ospiti, tutti sono solidali (non potrebbe essere altrimenti) con i tanti lavoratori che rischiano il posto, se ancora non lo hanno perduto. Continuo a chiedermi, però, perché c’è tanta ritrosia a chiamare le cose con il loro nome e a ricordare, quindi, che il settore dell’acciaio, in Italia, è andato in crisi quando l’ILVA è stata sommariamente giustiziata.

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Può essere consentito ad un procuratore di convocare una conferenza stampa e lanciare accuse gravissime contro le ONG (che sarebbero complici dei mercanti di carne umana), affermando nello stesso tempo di non avere le prove di quel che sostiene? Non abbiamo più diritto neppure al consueto teorema costruito su quattro parole smozzicate tratte da un’intercettazione?

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Fatti (presunti) e (veri) misfatti. Chi vuole farsene un’idea legga l’articolo di Annalisa Chirico sul Foglio di lunedì, in cui si racconta della via giudiziaria alla disoccupazione.

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Del successo di Matteo Renzi nelle primarie del Pd c’è un aspetto che merita una sottolineatura. Nel 2013 Per la precisione l’8 dicembre) Renzi vinse dopo la sconfitta dei suoi avversari interni nelle elezioni politiche di quell’anno. Questa volta ha trionfato dopo una sua clamorosa sconfitta nel referendum del 4 dicembre. Nel 2013 rappresentava il cambiamento e costituiva la speranza di tornare a vincere dei militanti e dell’elettorato dem. Ora si è capito di che pasta è fatto e che non è Mandrake. Per questo, per lui, la fiducia conquistata è molto più importante.



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