Bisogna tornare al Cinquecento per ritrovare, in Italia, livelli di natalità così bassi. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva (nella foto), a margine della presentazione alla Camera del Rapporto annuale dell’Istituto nazionale di statistica.
LE PAROLE DI ALLEVA
“Siamo caratterizzati – ha avvertito Alleva – da un invecchiamento profondo e da una riduzione della natalità molto accentuata”. Inoltre “abbiamo superato il record che non si registrava dalla metà del Cinquecento, quando la popolazione dell’Italia era un quinto rispetto d oggi”, ha aggiunto il presidente dell’Istat. Nel 2016 si è toccato un nuovo minimo delle nascite nella storia dell’Italia unita (474mila).
LA CLASSIFICA DELLE FAMIGLIE
Guardando alla parte alta delle classi sociali italiane, la classe più numerosa è quella composta da famiglie di impiegati: sono 4,6 milioni (17,8%) per un totale di 12,2 milioni di persone (un quinto della popolazione). Nella metà dei casi i nuclei sono formati da coppie con figli. La persona di riferimento ha 46 anni in media, possiede almeno il diploma di scuola superiore (ma una su quattro è laureata) ed è donna in quattro casi su dieci. È un gruppo molto caratterizzato, include la quasi totalità degli impiegati e circa la metà dei lavoratori in proprio. Il tenore di vita è buono, infatti la grave deprivazione materiale coinvolge solo il 3,5% degli individui del gruppo, meno di un terzo della media nazionale.
CHI C’E IN VETTA
Infine, in vetta alla classifica di chi ha una vita agiata, c’è la classe dirigente, che include 1,8 milioni di famiglie (7,2%) per un totale di 4,6 milioni di individui (7,5%). Sono famiglie in media di 2,46 componenti, composte per oltre il 40% da coppie con figli conviventi. La persona di riferimento ha in media 56,2 anni ed è laureata nella totalità dei casi (una su quattro ha anche un titolo di studio post-laurea). Il reddito familiare equivalente è più alto del 70% rispetto alla media. La situazione lavorativa della persona di riferimento è piuttosto diversificata: nel 40,9% dei casi dirigente o quadro (quasi dieci volte più della media nazionale), nel 29,1% imprenditore (sette volte più della media) e nel 30,0% ritirato dal lavoro. Il rischio di povertà è il più basso fra i gruppi (4,4% famiglie).