Dopo più di dodici ore di negoziati ecco l’accordo fra la troika e il governo di Atene per lo sblocco della tranche da 7 miliardi di prestiti. Un ulteriore taglio alle pensioni (del 9% di media), un altro aumento delle tasse, aperture domenicali dei negozi, farmaci senza prescrizione vendibili nei supermarket e la possibilità che in occasione dell’Eurogruppo del 22 maggio si apra la discussione sulla riduzione del debito ellenico. Ad Atene torna la protesta dei black blok, perché solo lo scorso 25 gennaio Tsipras aveva promesso che non ci sarebbero stati altri tagli.
ACCORDO
La soglia esentasse passa da 8000 euro annui a 5700, con riduzioni fino al 18% nelle principali pensioni e anche in quelle supplementari, ove necessario. In base all’accordo, la pensione principale verrà ricalcolata e dove ci saranno differenze personali ecco la scure del taglio. L’intervento sulle pensioni complementari, osservano dal governo, è stato ritenuto necessario per equilibrare il 18% di tagli nelle principali pensioni. Dal 1 gennaio 2020 chi guadagna 5.681 euro potrà non pagare le tasse. “Il governo ritiene che questa strada, nonostante le difficoltà, porterà il paese all’uscita dai memorandum” ha commentato il ministro dell’Interno Panos Skourletis, uno dei più fidati collaboratori di Tsipras.
Qualora la Grecia riuscisse a centrare tutti gli obiettivi previsti dal quarto memorandum, il governo potrà attuare una serie di misure per alleviare l’austerità. Il riferimento è ad aiuti e sovvenzioni per gli affitti alle famiglie bisognose per un importo di 1.000 euro all’anno, oltre ad un contributo di massimo 250 milioni di euro per il sostegno ai minori e ai bonus per acquistare i farmaci in favore delle fasce con redditi bassi. La protesta dei cittadini si è mostrata con due volti distinti: quello del corteo per il 1 maggio, promosso da sindacati e lavoratori, che ha sfilato sin sotto l’hotel Hilton dove si svolgevano le trattative; e le bombe molotov dei black bloc che nell’ultimo mese hanno animato sconti con la polizia ogni tre giorni, specialmente nel quartiere ateniese di Exarchia.
FARMACI E CARBONE
Nell’accordo è contenuta anche la possibilità che farmaci senza prescrizione siano venduti nei supermarket, oltre che nelle farmacie. Il tema è stato ampiamente dibattuto in queste settimane in Grecia, con l’Ordine dei farmacisti che ha attaccato il governo Tsipras, reo di voler fare niente altro che “un assist alla grande distribuzione dei supermarket”, consentendo di sopperire ai pochi affari con la vendita di medicinali come il paracetamolo. I farmacisti sono stati i principali sostenitori di Syriza e contavano sul fatto che il governo non facesse marcia indietro. Questa mattina il presidente dell’ordine dei farmacisti, Kostantinos Lourantou, ha fatto intendere di essere pronti alla mobilitazione: “I farmacisti non rimarranno con le mani giunte”. E ha rivolto un appello a parlamentari e ministri “per onorare il loro ruolo e il voto del popolo greco”.
E’dal 2012 che la questione relativa alla liberalizzazione dei farmaci produce strappi e promesse dal momento che nel Paese c’è stato un vero monopolio. In occasione delle elezioni del 2015, però, era stato Tsipras in persona a promettere che il governo Syriza-Anel non avrebbe permesso la vendita di alcuni farmaci in luoghi diversi dalle farmacie, ma ieri le cose hanno preso un altro verso. Secondo la normativa che passerà al vaglio del Parlamento ateniese assieme ad altre 49 misure, saranno 216 su 1.582 i farmaci senza prescrizione a essere venduti al pubblico in supermercati o chioschi. Ma l’ordine dei farmacisti minaccia le vie legali, perché in possesso di un documento in cui Syriza sosteneva che i suddetti farmaci, compresi gli integratori alimentari, dovessero essere somministrati solo dalle farmacie. E 24 ore prima del voto, che è stato calendarizzato per il 18 maggio, ci sarà una mobilitazione nazionale promossa anche dalle due maggiori sigle sindacali.
Contemporaneamente la Grecia si è impegnata con la troika per vendere centrali a carbone e le miniere di carbone. Atene adesso tenterà un test di mercato per sondare gli investitori interessati ad acquistare miniere e centrali di carbone di proprietà pubblica (PPC) entro il prossimo novembre, con l’obiettivo di concludere la vendita entro giugno 2018. Sul mercato andrà il 40% della PPC, che è controllata dal governo con il 51%. Sul mercato anche l’altro gioiello di famiglia, il gas Desfa, che entro la fine del 2017 dovrebbe essere privatizzata per il 66% dopo le resistenze di una buona parte di Syriza.
SCENARI
Il governo quindi ha ceduto al compromesso delle cosiddette “linee rosse” e ha accettato tutti i requisiti di base del FMI per le misure aggiuntive degli anni 2019-2020, per un totale di 3,6 miliardi di euro. Ma la dose di circa 7 miliardi di euro che giungerà ad Atene consentirà di pagare i debiti di luglio (7,4 mld. di euro). In cambio, l’accordo prevede contromisure di natura sociale, la cui attuazione, tuttavia, è soggetta al raggiungimento dell’avanzo primario del 3,5% del Pil nel 2019.
Il disegno di legge con i 50 prerequisiti arriverà in Parlamento per il voto il 18 maggio, poco prima dell’Eurogruppo del 22 maggio, che sarà preceduto da un minigruppo il 15 maggio.
Ma un invito a limitare l’austerità giunge da Panagiotis Liargovas, Capo dell’Ufficio del Bilancio del Parlamento, secondo cui le misure di austerità, sia che si tratti di tagli a salari e pensioni tagli o un aumento della pressione fiscale, avrà come risultato l’annullamento di ogni tentativo di crescita del Pil scoraggiando lo sforzo di nuovi investimenti.
Critica l’opposizione liberal-conservatrice di Nea Dimokratia che invoca le elezioni anticipate. Secondo il segretario di Nd, Kyriakos Mytsotakis, Tsipras “ottiene nuove misure senza altri finanziamenti per la Grecia, e così ha lascia solo tanta suspense su ciò che accadrà dopo la fine del terzo memorandum, nell’estate del 2018 perché certezze non ve ne sono, se non i nuovi tagli alle pensioni”. E con Forbes che qualche giorno fa ha consigliato di lasciar fallire la Grecia.
I principali termini dell’accordo nel settore finanziario riguardano la rimozione delle differenze personali dei vecchi pensionati dal 2019, che porterà ad una riduzione dell’assegno entro il 22%; la riduzione dell’esenzione fiscale dal 2020; le contromisure fiscali dell’1% del Pil, che dovrebbero includere una riduzione delle tasse sulla casa e sull’aliquota per le società; sussidi di natura sociale come buoni pasto nella scuola e politiche attive del lavoro (prevista una forbice tra lo 0,1 e lo 0,2% del Pil). Il tutto, però, in attesa delle clausole di salvaguardia che potrebbero scattare il prossimo settembre, quando verrà valutata l’ipotesi di un possibile aumento dell’Iva se gli obiettivi non dovessero essere raggiunti.
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