La notizia dell’arresto dell’agente Daniel M. venerdì scorso in un albergo di Francoforte, tiene da allora banco sui media tedeschi. Pare che la Svizzera abbia messo alle calcagna della guardia di finanza del Land Nordrhein-Westfalen, a caccia di evasori fiscali, una spia per controllare le loro mosse. Come scrive il quotidiano Süddeutsche Zeitung, che insieme ai colleghi dei canali regionali Ndr e Wdr ha ricostruito i fatti, il compito dell’agente Daniel M. sarebbe stato quello di recuperare “informazioni direttamente in loco”, riguardo al modus operandi della Guardia di finanza per acquistare i cd con i nomi degli evasori tedeschi (ma non solo, come hanno dimostrato i contenuti di cd simili acquistati in passato, in essi si trovavano elencati tra l’altro anche nominativi di evasori italiani).
È dal 2010 che il dicastero delle Finanze della regione Nrw ha cominciato a comperare questi cd, prima con dati relativi a conti aperti su Credit Suisse, successivamente anche su altri istituti di credito svizzeri e del Liechtenstein. Dati, beninteso, che non erano stati forniti dagli istituti stessi, ma copiati di nascosto da ex dipendenti o collaboratori di questi istituti.
Il fatto che la Germania li acquistasse, nonostante fossero stati ottenuti illegalmente e trattandosi quindi di refurtiva, aveva irritato non solo le banche direttamente coinvolte, ma anche le istituzioni svizzere. Il presidente dell’Associazione delle banche svizzere, Pierre Mirabaud, si era dovuto a suo tempo scusare pubblicamente per aver definito i metodi di indagine tedeschi “metodi che assomigliano a quelli della Gestapo”.
Gli svizzeri a quanto pare avevano però deciso di non subire passivamente. Da qui dunque l’idea di mandare un proprio uomo a controllare di persona il lavoro dei tedeschi e riferire poi a casa. Sempre stando alle ricostruzioni del pool di giornalisti sopra menzionati, l’operazione di spionaggio sembra essere stata autorizzata dai più alti livelli dei servizi segreti elvetici (Sic).
Per l’incarico era stato scelto il detective privato Daniel M., ex poliziotto e consulente in materia di sicurezza. Il compito di Daniel M. era quello di sfruttare la propria rete di contatti per fornire un quadro del modo di lavorare delle istituzioni tedesche.
I suoi contatti presso il Sic erano diversi. Gli era stato fornito un cellulare con una sim card prepagata. Il Sic aveva già approntato una lista di inquirenti finanzieri tedeschi, lista che Daniel M. avrebbe dovuto integrare. Un compito in cui era stato coadiuvato da un ex ispettore della polizia criminale nel frattempo diventato anche lui consulente in materia di sicurezza. Stando all’ordine di arresto, il compito era stato eseguito e la lista rimandata alla centrale svizzera.
Sulla base di questo elenco le autorità elvetiche avevano poi proceduto a emettere diversi mandati di arresto contro agenti della guardia di finanza tedesca accusati tra l’altro di “spionaggio industriale” e “violazione del segreto bancario”.
Il compito di Daniel M. non era però ancora finito. Secondo quanto ricostruito fino a ora, dovrebbe essere riuscito anche a piazzare un informatore all’interno del dipartimento di Finanza dell’amministrazione regionale del Nrw. Una “fonte” che gli inquirenti tedeschi non sono però ancora riusciti a smascherare. Il compito della stessa era invece di riferire come i tedeschi procedessero all’acquisto dei cd. Infine, tra il materiale requisito figurano anche le prove di come gli istituti di credito svizzeri nascondessero sistematicamente i capitali degli evasori tedeschi.
Gli svizzeri avrebbero speso complessivamente 90mila euro per questa operazione, 60mila di questi sarebbero andati a Daniel M. e alla sua fonte piazzata in loco, il resto sarebbe stato distribuito a mo’ di “gratificazione motivazionale” ad altre persone coinvolte in questa operazione.
Mentre i politici a Berlino non hanno ancora rilasciato dichiarazioni sulla vicenda, quelli regionali si sono detti esterrefatti. “Se questa ricostruzione dovesse rivelarsi corretta, si tratterebbe di uno scandalo di enorme entità” ha dichiarato il ministro delle Finanze del Land Norbert Walter-Borjans. Perché se i servizi segreti svizzeri incaricano loro agenti di spiare la guardia di finanza tedesca in operazioni di contrasto all’evasione “bisognerà pur chiedersi per conto di chi lo stanno facendo. Non certo nell’interesse del contribuente”. A rincarare la dose si è aggiunta la dichiarazione del portavoce regionale in materia di finanza dei Verdi Gerhard Schick, secondo il quale l’arresto dell’agente conferisce una nuova dimensione al dibattito annoso sull’evasione fiscale con la Svizzera. In un’intervista al quotidiano Die Welt Schick faceva inoltre notare che: “Se le accuse dovessero essere confermate, sarebbe la prova di quanto lo Stato svizzero e le banche svizzere aiutino i cittadini tedeschi nell’evasione. Il che richiederebbe anche conseguenze diplomatiche”.