Una maxi-multa da 235 milioni di dollari a Intesa Sanpaolo per aver aggirato controlli antiriciclaggio in alcune transazioni con clienti iraniani rivelata dal Financial Times. Un’interrogazione a dicembre per sapere se il governo ne fosse a conoscenza e se non dovesse smettere di incoraggiare operazioni commerciali con Teheran. Una risposta dell’esecutivo, pochi giorni fa, che conferma l’accaduto e sottolinea l’interessamento successivo alla vicenda da parte della Banca Centrale Europea. Questa la sintesi di un fatto che merita però qualche informazione in più.
COS’È ACCADUTO
Lo scorso dicembre il Financial Times ha pubblicato la notizia secondo cui il Dipartimento dei servizi finanziari dello Stato di New York ha inflitto una sanzione pari a a 235 milioni di dollari a Intesa Sanpaolo per aver “aggirato controlli antiriciclaggio per un decennio” in alcune transazioni con clienti iraniani, violando di fatto le sanzioni Usa. Dalle indagini è emerso che tra il 2002 e il 2006 il gruppo bancario italiano – attraverso la sua filiale di New York – ha condotto più di 2.700 transazioni per un valore di oltre 11 miliardi per conto di clienti del Paese mediorientale e di altri soggetti potenzialmente sottostanti a sanzioni economiche statunitensi. Inoltre, l’istituto avrebbe istruito i suoi dipendenti a gestire questo genere di operazioni in modo tale che non venissero collegate a soggetti sanzionabili. Intesa ha in seguito diramato una nota in cui ha spiegato che la multa è frutto di un accordo in via definitiva con le autorità cittadine per mettere fine a un procedimento di vigilanza avviato nel 2007.
L’INTERROGAZIONE
Il 20 dicembre scorso Daniele Capezzone, della commissione Finanze della Camera, ha presentato un’interrogazione in cui ha chiesto all’esecutivo se sapesse “di questa e di analoghe attività di gruppi bancari italiani, in particolare rispetto all’Iran, che possano esporre i soggetti coinvolti ad analoghe sanzioni” e fossero in corso, o fossero già state svolte, “verifiche, per quanto di competenza, al fine di escludere che prima del gennaio 2016, vigenti le sanzioni alla Repubblica islamica dell’Iran, anche sul territorio italiano siano state poste in essere azioni volte ad aggirare i divieti internazionali”. Infine, si è domandato al governo se non pensasse di dover concludere una “campagna politica che, ad avviso dell’interrogante, ha indotto il precedente Esecutivo a incoraggiare operazioni commerciali con Teheran, pur in presenza di forti rischi ‘politici’ e ‘geopolitici’, e in particolare a esporre soggetti italiani a sanzioni e conseguenze giuridiche rilevanti”.
LA RISPOSTA DI PALAZZO CHIGI
Questa settimana, poco più di cinque mesi dopo, il governo va in commissione a rispondere. Il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova (nella foto), riferisce “gli elementi forniti dal competente Ministero dell’Economia e delle Finanze” e segnala che “la Segreteria Tecnica del Comitato di Sicurezza Finanziaria – che, come noto, supervisiona l’attuazione dei regimi sanzionatori adottati dalle Nazioni Unite e dall’Unione europea – ha acquisito dalla Banca d’Italia un’informativa in relazione all’istruttoria condotta nei confronti di Intesa Sanpaolo dalle autorità americane”. Via Nazionale, segnala Della Vedova, spiega che le vicende oggetto dell’interrogazione “sono da inquadrare nell’ambito di un procedimento amministrativo – risalente al 2007 – che Intesa Sanpaolo ha in corso con la FED di New York e con il New York Department of Financial Services (DFS)”. Ovvero quanto riportato dal gruppo bancario nel comunicato di dicembre. “L’importo della sanzione – prosegue la risposta dell’esecutivo – risulta in linea con le penali applicate dal DFS negli ultimi cinque anni ad altre banche straniere su tematiche afferenti alla violazione della normativa antiriciclaggio e degli embarghi internazionali”. Della Vedova aggiunge altre informazioni: la Banca d’Italia ha fatto sapere che la vicenda è stata “oggetto di attenzione da parte della Vigilanza” e “la BCE ha ritenuto opportuno stabilire contatti diretti con le Autorità americane, al fine di chiarire la situazione e definire un attento piano di follow up delle azioni che Intesa deve portare a termine”.
In merito poi alla domanda se non sia il caso di “interrompere la campagna politica di incoraggiamento delle operazioni commerciali con Teheran da parte del Governo”, il sottosegretario fa presente che “il Comitato di Sicurezza Finanziaria adotterà le ‘Linee guida per l’operatività con l’Iran, alla luce del vigente quadro delle sanzioni finanziarie’” così da “sensibilizzare gli operatori commerciali e finanziari in relazione alla descritta circostanza che permangono nei confronti dell’Iran sanzioni economiche individuali correlate al supporto del terrorismo ed alla violazione dei diritti umani”. Peraltro, ricorda Palazzo Chigi, “anche la Banca d’Italia, in linea generale, ha sottolineato che l’Iran rimane incluso nel Public statement della Financial Action Task Force (FATF) dei Paesi ad alto rischio e con specifiche gravi carenze in materia di antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo”. Finora, conclude Della Vedova, le sanzioni irrogate “hanno interessato esclusivamente operatori commerciali per la violazione del divieto di messa a disposizione di risorse economiche in favore di soggetti ‘listati’, ai sensi della vigente normativa europea”.