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Chi sostiene in Italia la Tunisia

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Se non c’è ancora Via Craxi a Milano e a Roma, è nata però, per volontà di Stefania, figlia dello statista socialista, che del messaggio del padre ha preso il testimone, Via Craxi nel Mediterraneo. Che nel nome di “Bettino” e della sua politica di pace, dialogo, cooperazione, ieri al convegno internazionale sulla Tunisia, ha registrato il plauso di istituzioni e politica italiane e tunisine.

Dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, all’ex premier e presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, che hanno inviato messaggi di adesione, al presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, collegato da Bruxelles, ai ministri del governo Gentiloni, Angelino Alfano (Esteri) e Dario Franceschini (Beni culturali) che erano presenti al convegno organizzato dalla Fondazione Craxi, aperto dal segretario generale Nicola Carnovale: tutti uniti a sostegno della “Tunisia: speranza del Mediterraneo”. Tutti uniti, con la significativa delegazione di ministri e organizzazioni di categoria tunisini presenti a Roma nella sede della rappresentanza italiana della Ue, nel sottoscrivere l’appello per aiutare la difficile “transizione economica” di quel piccolo ma strategico Paese, “perla” di democrazia, come lo ha definito Alfano, “esempio virtuoso”, come ha sottolineato Mattarella. L’unica vera democrazia uscita dalle “primavere arabe” che può fare da argine al fondamentalismo e al terrorismo che non a caso ha colpito la democrazia tunisina.

Ha ringraziato con un messaggio il presidente Caid Essebsi, guida della Tunisia retta da una grande coalizione dove è presente anche il partito di ispirazione islamica Ennadha. È un Paese, ha ricordato Stefania Craxi, presidente dell’omonima Fondazione, che “detto all’italiana, ha dato vita alla Costituzione più bella del mondo, un esempio di civiltà e tolleranza, è il Paese dove chiese cristiane, sinagoghe, moschee convivono e ogni anno cristiani e non vanno a omaggiare la Madonna di Trapani a la Goulette a Tunisi”. Ma, in questo Paese, penalizzato nella sua economia dal caos libico, perla delle primavere arabe ora “più che primavera è inverno”, ha ammonito un tunisino di successo come l’imprenditore e finanziere internazionale Tarak Ben Ammar. Che con una cinquantina di personalità (da Luciano Benetton a Silvio Berlusconi a Claudia Cardinale, Lucio Caracciolo, Paolo Messa, Francesco Damato, Marco Tronchetti Provera, Tommaso Nannicini, Santo Versace, Pier Ferdinando Casini, Luisa Todini, Filippo La Mantia, Matteo Marzotto) ha sottoscritto l’appello per una mobilitazione internazionale alle diverse istituzioni finanziarie, a cominciare dal Fmi, a favore della Tunisia promosso dalla Fondazione Craxi e dal Cercle Kheireddine per un programma di 20 miliardi in 5 anni.

Sulla Tunisia, dopo tragedie come quella del Museo Bardo e di Sousse, oggetto di attacchi terroristici, “occorre riaccendere i fari”, ammonisce la Craxi, ex sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi. E i “fari” registrano che la Tunisia, dopo aver vinto la sfida sul piano della democrazia, rischia di non farcela sul piano economico. La Craxi lancia una sfida: “È mai possibile che questa coraggiosa democrazia tunisina, che il nostro futuro, non valgano neanche il 6 per per cento del debito greco? Chiediamo un aiuto a sostenere un terzo del piano di sviluppo di investimento tunisino”. Che, ammonta, si legge nell’appello, a circa 60 miliardi tra il 2016 e il 2020: “Il risparmio nazionale dovrebbe coprire circa il 60 per cento dei bisogni, ma serviranno inevitabilmente anche altre fonti di finanziamento”. Obiettivo: un programma di sostegno internazionale dotato di 20 miliardi in cinque anni.

“Attrarre gli investimenti esteri” è il piano tunisino, come ha ricordato l’ambasciatore italiano a Tunisi Raimondo De Cardona. E questo in un Paese, dove c’è “un alto numero di ingegneri e manodopera specializzata” ha ricordato la presidente di Utica, la Confindustria tunisina, Ouided Bouchamaoui, premio Nobel per la pace, che ha ammonito: “Noi non siamo il Paese esportatore di terroristi”. “La Tunisia è un lago rispetto agli Oceani e un lago di pace deve tornare ad essere”, ha detto Alfano, utilizzando una metafora di La Pira. Il ministro Franceschini propone un modello “Erasmus”, ricordando le iniziative di partnership tra i due Paesi. E Tajani ricorda che “la Tunisia è un partner fondamentale della Ue nella lotta al terrorismo e all’immigrazione clandestina”. Obiettivi per i quali Berlusconi nel suo messaggio sottolinea gli accordi fatti dai suoi governi. Ma per il quattro volte premier la Tunisia (sono le parole iniziali del suo messaggio alla “cara Stefania”) è innanzitutto “il Paese che ha accolto tuo padre, privato ingiustamente del suo ruolo politico e della possibilità di vivere nella sua Patria”.

Quel Paese, dice Stefania, “che accolse Garibaldi e rese meno doloroso l’esilio di mio padre”. La figura di Bettino Craxi si materializza in sala quando il ministro tunisino all’Ambiente Riadh Mouakher, che si dice onorato di avere una casa ad Hammamet poco distante da quella della famiglia Craxi, chiede alla sala un applauso “per il presidente Craxi, amico della Tunisia”. Non c’è Via Craxi a Milano, ma si è aperta una “Via Craxi” tutta politica e diplomatica che collega l’Italia e l’Europa alla Tunisia e al Mediterraneo, strategica regione di pace.

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