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Che cosa unisce Bini Smaghi, de Bortoli e Prodi

sarkozy

Ormai è un tambureggiare continuo, ossessivo, irriducibile diretto o indiretto contro Renzi vincitore delle primarie nel partito e fra gli elettori. Negli ultimi sette giorni prima Ferruccio de Bortoli ritorna sul caso di Banca Etruria, poi Lorenzo Bini Smaghi sulla Stampa di Torino rilascia un’intervista in cui si dichiara deluso da Matteo Renzi; e quindi Romano Prodi ci rivela di vivere “in una tenda accanto al Pd” al quale peraltro, nella sua ultima pubblicazione, ricorda le disuguaglianze in Italia, sottolineando che su di esse bisogna intervenire per ridurle o azzerarle.

Certo, è comprensibile che chi aveva sperato che Renzi – dopo la sconfitta del 4 dicembre – potesse perdere anche le primarie sia rimasto deluso e torni oggi ad alzare il tiro contro di lui. È comprensibile, ma è lecito chiedersi: a cosa puntano in realtà coloro che abbiamo appena citato? Solo a sfogare la loro delusione, dissimulandola con motivazioni che, a ben vedere, non sembrano al momento capaci di andare a fondo con analisi dei veri problemi del Paese avanzando proposte per risolverli? O mirano invece, con legittima ambizione, a presentarsi essi stessi come possibili leader di riferimento per le nostre classi dirigenti, puntando a sostituirsi a Matteo Renzi?

Della prima ipotesi non ci interessa parlare, perché le esternazioni delle personalità richiamate non ci sembrano in realtà materia da semplice sfogatolo umorale, ma ci piace invece riflettere sull’ipotesi che de Bortoli, Bini Smaghi e Prodi mirino a proporsi come nuovi (o rinnovati nel caso di quest’ultimo) leader di governo dell’Italia.

Legittima ambizione, abbiamo scritto e lo ripetiamo. Ma se fosse fondata questa ipotesi non dovrebbero i diretti interessati offrire analisi realmente convincenti dei mali più gravi del nostro Paese e soluzioni credibili per affrontarli e superarli, almeno in una prospettiva di medio termine?

Invece no. Nulla di tutto questo, almeno sino ad ora. Solo denuncia di presunte interferenze della Boschi sul caso di Banca Etruria, per Ferruccio de Bortoli; affermazioni apodittiche sulla delusione per Renzi, con un labile cenno solo al Codice degli appalti – che “avrebbe creato problemi” per Lorenzo Bini Smaghi; o un pedagogico richiamo delle disuguaglianze in Italia (con relativo libro su di esse) per Romano Prodi.

Ma perché – se nutrissero ambizioni politiche ‘nuoviste’ alla Macron – Ferruccio de Bortoli, Lorenzo Bini Smaghi e Romano Prodi non scendono formalmente in campo creando associazioni, movimenti, partiti o rassemblement capaci poi di portarli – attraverso la prova delle urne, è ovvio – alla guida del Paese? O vogliono solo essere cooptati da coloro che dovrebbero investirli di mandati e ruoli che, invece, bisogna conquistarsi (o riconquistarsi) sul terreno della lotta politica quotidiana? Perché Ferruccio de Bortoli, Lorenzo Bini Smaghi e Romano Prodi non viaggiano – o non tornano a viaggiare – dalla Val d’Aosta alla Sicilia occidentale, scoprendo o riscoprendo i singoli territori, le loro reali esigenze, visitando fabbriche, scuole, Università – e non solo per presentare i loro libri – quartieri ghetto, discoteche, comunità di tossicodipendenti, centri di accoglienza per gli emigrati, realtà ecclesiali, ospedali, carceri, condomini e ogni altro luogo in cui si vive, si lavora e si soffre ogni giorno? Sempre e soltanto lezioni ex cathedra, da palchi di kermesse lontane anni luce dalla vita degli Italiani di ogni giorno, o dalle pagine (amiche) del più grande quotidiano nazionale? E poi, potremo mai ascoltare qualche proposta ben documentata per affrontare qualcuno – non diciamo tutti – dei nostri maggiori problemi?

Bini Smaghi, ad esempio, quando parla del codice degli appalti – che avrebbe “creato problemi” – sa esattamente di cosa sta parlando? Lo ha studiato articolo per articolo, accorgendosi così che ha avviato una svolta epocale, ovviamente scontentando tutti coloro che volevano, e tuttora vorrebbero, che i lavori pubblici (e non solo quelli) vadano avanti in Italia come sono andati avanti per decenni?

E il prof. Prodi che giustamente sottolinea le tuttora evidenti disuguaglianze nel nostro Paese ci saprebbe indicare con precisione dove reperire (tutte) le risorse necessarie per fronteggiarle? Da lui che è stato autorevole Presidente del Consiglio per due volte e Presidente della Commissione Europea sarebbe lecito attenderselo.

Allora, perché non resti nell’opinione pubblica più avvertita il sospetto che da parte dei tre autorevoli opinionisti si faccia in realtà solo dell’antirenzismo di maniera, sia pure con diverse sfumature, ci si adoperi da parte loro a studiare a fondo le più gravi questioni italiane e a indicare le migliori soluzioni per risolverle. Si renderà in tal modo un reale servizio al Paese, uscendo “dalle tende” e andando ad incontrare ogni giorno la gente vera che vive, lavora, soffre, produce, studia, esporta e compete.

Questo, a nostro sommesso avviso, è il modo più autentico per servire il Paese. Tutto il resto temiamo che possa apparire solo vaniloquio.

Federico Pirro – Università di Bari



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