Più tecnocrazia, meno democrazia e parecchi “oui” a frau Merkel. Chi ha il piacere di conoscere, anche solo per i suoi scritti, il professor Giulio Sapelli sa che non si tira indietro nel fornire chiare e talvolta drastiche opinioni su quanto accade nel nostro Paese e fuori dai confini nazionali. Oggi è la volta dell’uomo del giorno, Emmanuel Macron. Il neo presidente di Francia proprio non convince il docente della Statale di Milano che nelle sue analisi unisce economia, storia, filosofia e sociologia. Secondo lui, l’ex ministro dell’Economia del governo Valls “è stato un candidato debole, senza legittimazione, un ragazzotto che dipende dalla Banca Rothschild. Lo dimostra il fatto che alla fine della campagna elettorale anche i grandi poteri hanno cominciato ad avere dubbi su di lui. Senza dimenticare – puntualizza – che a breve si terranno anche le elezioni parlamentari e che ci saranno non poche difficoltà nel formare una maggioranza di governo”. Un ruolo chiave dell’operato del nuovo inquilino dell’Eliseo sarà però ancora una volta la politica estera: “La Francia più di altre nazioni ha bisogno di politica estera meditata perché possiede la bomba atomica e perché la sua presenza nella Nato è diversa rispetto a quella di altre nazioni europee”.
L’EUROPA
Il cuore della politica estera transalpina sarà rappresentato dall’Europa, questione sempre più essenziale. Nel Vecchio Continente “la prima cosa che farà Macron – sostiene Sapelli – sarà di non aprire un contenzioso con la Germania e dunque tutte le pulsioni che in tal senso erano in Nicolas Sarkozy, in François Mitterand e in Jacques Chirac – con origine gollista – taceranno. La sua avversaria al ballottaggio, Marine Le Pen, ha fatto paura a tutti, soprattutto all’establishment europeo, perché la sua matrice è quella della destra fascista, per certi aspetti neonazista, nulla a che fare con il glorioso populismo”. La candidata del Front National “è antitecnocratica e aveva intenzione di aprire un negoziato governativo per rivedere i trattati di adesione all’Unione europea. Su Bruxelles la proposta migliore era quella del candidato socialista Benoit Hamon: anch’egli, come Le Pen, voleva più democrazia e meno tecnocrazia”. In Ue Macron “sarà per la linea più tecnocrazia e meno democrazia, per la sottomissione alla Germania secondo una politica in continuità con quella di François Hollande”.
LA SIRIA, LA LIBIA, L’AFRICA SUBSAHARIANA
La previsione di Sapelli è che negli anni a venire “i francesi si disinteresseranno sempre più dell’Europa e penseranno invece a curare il loro impero africano perché il loro vero interesse è lì. Inoltre, manterranno un buon rapporto con la Russia nonostante la critichino spesso”. Sul fronte siriano, invece, “il ruolo francese è un po’ sottotono per problemi di budget. Le spese militari sono limitate e anche per questo motivo i transalpini sono arrabbiati per l’austerity”. E’ insomma difficile che nel Paese mediorientale martoriato dalla guerra la Francia “riconquisti il potere che aveva con la famiglia Assad, una sua creazione”. Lo stesso discorso vale per la Libia. Per questo Parigi “cerca di recuperare il terreno perso in Siria con un’ulteriore presenza in Africa subsahariana e stringe legami con i Paesi del Golfo mettendosi peraltro in concorrenza con l’Italia”.