Mercoledì pomeriggio il capo della polizia di Manchester ha detto ufficialmente che era ormai “molto chiaro” che Salman Abedi, l’attentatore di Manchester, fosse un pezzo di un network terroristico collegato allo Stato islamico e operativo nel Regno Unito. Non se ne sa molto di più, per ora, probabilmente perché le informazioni sono coperte da alta riservatezza dopo che anche dettagli sensibili sono stati condivisi e poi finiti sui media (il governo inglese per questo se l’è presa apertamente con gli Stati Uniti, e diciamo con un eufemismo che non è stato il picco più alto delle relazioni tra i due paesi).
Mentre da due giorni le operazioni di polizia in Inghilterra proseguono senza sosta, sempre mercoledì, la Rada Force – una milizia islamista che lavora al fianco del governo onusiano come unità speciale di antiterrorismo – ha arrestato a Tripoli sia il fratello minore, Hashim Abedi, sia il padre, Ramadan Abedi, dell’attentatore. Hashim, secondo i miliziani libici, avrebbe confessato che sia lui che il fratello erano parte di un network dello Stato islamico che prendeva ordini dalla Libia. Il ruolo di Ramadan è invece meno chiaro: è stato un oppositore di Gheddafi, per questo era in Inghilterra, vicino a gruppi combattenti islamisti, ma pare che attualmente avesse posizioni molto più moderate – mentre i figli confabulavano con l’IS. (La famiglia, secondo l’esperto del Guardian Jason Burke, è uno degli elementi per cui il profilo di Salaman calza con quello di altri attentatori).
Special Deterrence Force / Rada arrests Hashim Abedi, born in Manchester 04/08/1997, brother of Salam Abedi the attacker of Manchester. pic.twitter.com/Fh6hAUMQGG
— Tom Feneux (@tomfeneux) 24 maggio 2017
Pare che Hashim fosse arrivato in Libia già il 16 aprile, ma avrebbe raccontato di aver partecipato a tutta la preparazione dell’attacco. Secondo le informazioni raccolte dal Times avrebbe anche chiamato la madre, in Inghilterra, “appena 15 minuti prima dell’attacco”, ma il fratello dello stragista dice di aver saputo solo dell’azione e non del luogo in cui sarebbe avvenuta.
Un funzionario di Africom, il comando che copre l’Africa per il Pentagono, ha anche detto alla CNN che pure Abedi era stato recentemente in Libia, “per tre settimane”, e che sarebbe tornato in Inghilterra soltanto “pochi giorni prima” dell’attentato. L’intelligence tedesca avrebbe anche tracciato parte del viaggio dell’attentatore, che sarebbe uscito dal Nordafrica passando a Praga per poi arrivare a Düsseldorf; da lì sarebbe ripartito per Manchester.
Tutte queste ricostruzioni non seguono la via ufficiale – che parla solo di “network” terroristico. Quelle della Rada per esempio devono essere tarate, perché spesso parlano molto per propagandare le proprie attività; e ancora, è stato lo stesso militare di Africom a dire che quelli passati alla CNN sono i dati del momento, ma “siamo pronti a cambiare visione”.
Mettendo insieme quel che si sa per adesso, appare evidente che lo spettro peggiore per la sicurezza inglese si stia delineando: non si è tratta di un’azione ispirata a distanza dall’IS (come per esempio quella di Westminster), ma pare che a Manchester sia stata un’operazione pianificata di un gruppo che si muove all’interno dell’Inghilterra e ha contatti con i comandanti del Califfato (il ministro della Difesa francese ha anche detto che l’attentatore potrebbe essere stato in Siria tempo fa).
Un’analisi del New York Times fa passare quest’ipotesi anche attraverso i dati raccolti sulla bomba, che pare essere stata confezionata in modo professionale – e già di per sé l’uso di un ordigno dà l’idea di una maggiore strutturazione dell’attacco, rispetto a quelli fatti con coltelli da cucina e automobili. Anche la rivendicazione, come spiegato dall’esperta di IS del New York Times Rukmini Callimachi, è stata un po’ diversa: diffusa inizialmente da Nashir, poi su Amaq riportava la dicitura “distaccamento di sicurezza”, come si riferisse a un commando operativo; poi alla fine, la terza e ultima versione, ha riportato la semantica classica del “soldato del Califfato”.
Man mano che il mosaico si compone appare anche più chiaro il perché della decisione di alzare il livello di allarme terrorismo inglese al punto “attacco imminente”: possibile che il network voglia piazzare nuovi attentati, magari stretto dalle indagini (come successe con la cellula belga-francese che prima colpì Parigi e dopo Bruxelles).
(Foto: Wikipedia)