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I migranti, le periferie e la demagogia

La discussione e le polemiche sui migranti mi fanno nello stesso tempo arrabbiare e annoiare. Mi fanno arrabbiare quando questa tragedia umanitaria – che crea certamente dei problemi anche gravi e difficili – viene strumentalizzata da Salvini e dai leghisti mentendo e sapendo di mentire. E’ ormai evidente che i più gravi atti di terrorismo sono compiuti da cittadini immigrati di seconda o terza generazione, ma loro non esitano a collegare gli sbarchi dei disperati agli attentati. Come ha detto giustamente Marco Minniti, un riformista ascolta le preoccupazioni della gente e prova a risolvere o ad alleviare nella misura del possibile le sue paure; un reazionario si sforza invece di aggravarle con tutti i mezzi. Perché mi annoiano, alla fine, queste discussioni? Continuano a pestare l’acqua nel mortaio di una questione che non ha soluzioni. Il fenomeno delle migrazioni ha carattere strutturale: è legato alla demografia, alla miseria, alla siccità, alle guerre, ai conflitti razziali. Se anche si facessero dei blocchi navali o si prendessero a cannonate (se la sente Salvini?) quelle imbarcazioni di fortuna, quei disperati ci proverebbero lo stesso. Ne arriverebbero solo di meno e ne morirebbero di più. Ma noi meriteremmo di essere giudicati da un nuovo tribunale di Norimberga.

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L’insicurezza è uno dei risvolti della “modernità”, dell’urbanizzazione spinta, del disastro delle periferie, dei quartieri degradati. Ci sono zone nelle grandi città, nelle megalopoli, dove non entra neppure la Polizia. Nella mia città, Bologna, l’area più devastata, dove il prezzo degli appartamenti è crollato, dove la gente di sera non esce di casa e non riesce a dormire per il rumore continuo, le risse e quant’altro, è quella intorno a Piazza Verdi, nel quartiere universitario, in faccia al Teatro Comunale. E’ vero: anche lo storico quartiere della Bolognina è diventato una sorta di Chinatown, come l’area intorno a Piazza Vittorio a Roma o altre in altri agglomerati urbani. In qualche caso alla Bolognina ci sono stati presidi dell’Esercito. C’entrano gli sbarchi? I siriani ? I nigeriani?

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Promettere di avere le soluzioni per risolvere un processo che ha dimensioni epocali – come quelle di altre epoche, lontanissime, lontane e vicine – significa mentire spudoratamente. Al massimo, questi fenomeni possono essere gestiti. Ma è difficile anche riuscire a farlo in modo efficiente.

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Non predico la rassegnazione, chiedo responsabilità e consapevolezza.

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Soprattutto, se è vero che esistono dei corsi e ricorsi nella storia dell’umanità, l’Europa in questo secolo è destinata A pagare il fio del colonialismo (finito solo nella seconda metà del secolo scorso). Il nostro sviluppo, il nostro benessere, i nostri sistemi di welfare di cui siamo tanto fieri, i nostri diritti universali (come direbbe Susanna Camusso), le nostre manifatture ereditate dalla rivoluzione industriale, sono il frutto della rapina secolare perpetrata, per secoli, in casa di coloro che oggi, rischiando la vita, vengono a chiederci un pezzo di pane e un rifugio in cui vivere. Si chiama “legge del contrappasso” se non sbaglio.

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Perché Papa Francesco non fa un monitoraggio su quante istituzioni religiose si dedicano all’accoglienza dei profughi? E con quali risultati?



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