Che cosa deve fare il cosiddetto Islam moderato di fronte ai barbari attentati terroristici che si ripetono in Occidente? Deve levare la sua voce in modo più netto per condannare i fondamentalisti? Oppure è solo un’altra inerte vittima delle atrocità dell’Isis? Domande che dividono gli esperti, gli osservatori e anche i semplici cittadini, tragicamente riproposte dalla strage di Manchester di lunedì scorso in cui hanno perso la vita ventidue persone tra cui alcuni adolescenti e una bimba di solo 8 anni.
Un esempio delle differenti interpretazioni che si stanno facendo largo soprattutto sui social network è il botta e risposta che si è consumato ieri sulla pagina Facebook – sempre molto seguita – del direttore del Tg di La7 Enrico Mentana. Il quale – dopo aver espresso il suo cordoglio per le morti (“Non riesco a non pensare a questi volti di donne e di adolescenti, che l’attentatore ha visto prima di ucciderle e di morire, sorridenti e allegre all’uscita di un concerto“) – ha chiesto ai più moderati tra i musulmani di uscire dal cono d’ombra e di prendere posizione senza e senza ma: “Se gli islamici moderati non insorgeranno con enorme forza e chiarezza contro quest’orrore disseminato nei nostri anni, sarà inevitabile, sempre di più, identificare con la loro religione il nostro rischio“.
Parole condivise da molti, ma anche fortemente criticate, come nel caso della giornalista e scrittrice marocchina Karima Moual. Nel suo commento al post di Mentana, Moual ha parlato di “cortocircuito” e di “becero racconto sull’Islam” fatto dai media italiani e non solo. “Nel racconto e nella rappresentazione, si preferisce ricalcare vecchi cliché, che servono a consolidare quel disgustoso retropensiero carico dei peggiori pregiudizi“, ha incalzato la giornalista. Che poi si è rivolta direttamente al direttore del Tg di La7: “Caro Mentana, più che altro il vero appello che avresti dovuto fare è quando deciderete voi a dar voce al pluralismo che contraddistingue i musulmani con la curiosità giornalistica che deve raccontare ciò che non si conosce e non consolidare ciò che si pensa di conoscere“.
Il dibattito prosegue e purtroppo – pare di capire dalla lunga scia di sangue che da troppi anni continua a espandersi in occidente – anche la drammatica sequela degli attentati.
Di seguito il commento di Enrico Mentana e la risposta di Karima Moual
Ecco il post integrale di Enrico Mentana
Più di 30 ore dopo si conoscono i nomi di solo sette delle vittime di Manchester. Anche questo elemento ci fa comprendere l’orrore di un ordigno costruito per straziare. Tra i morti accertati sei erano donne, tre madri che attendevano le figlie all’uscita dell’Arena, due ragazzine di 15 e 18 anni e quella bambina di 8. Non riesco a non pensare a questi volti di donne e di adolescenti, che l’attentatore ha visto prima di ucciderle e di morire, sorridenti e allegre all’uscita di un concerto. Lui le ha cancellate, come i bambini della scuola di Beslan, come i giovani di Bataclan. Qualcosa di così lontano dal sentimento e dall’istinto umano da non trovare spiegazione, neanche in una religione di morte. E se gli islamici moderati non insorgeranno con enorme forza e chiarezza contro quest’orrore disseminato nei nostri anni, sarà inevitabile, sempre di più, identificare con la loro religione il nostro rischio.
Ecco la risposta integrale di Karima Moual
Musulmani moderati, dove siete? fatevi vedere, forza. Bene, e ora vergognatevi a prescindere. Purtroppo ritorna come un Leitmotiv, la chiamata-insulto alla responsabilità dei cosiddetti “musulmani moderati”, per non aver denunciato ciò che poi neanche gli appartiene, in quanto di per sé aberrante, e cioè l’ideologia terroristica dei tagliagole del Califfo.
E all’esercito dei moralizzatori ci mancava in effetti la chiamata del fustigatore di webeti, Enrico Mentana che ha scritto:
“E se gli islamici moderati non insorgeranno con enorme forza e chiarezza contro quest’orrore disseminato nei nostri anni, sarà inevitabile, sempre di più, identificare con la loro religione il nostro rischio.”
Ecco, se dal capoccione di Mentana, si fa largo il dubbio, o la possibilità di affiancare, in un futuro neanche tanto lontano, una pluralità di musulmani a dei tagliagole, beh vuol dire che le diaboliche menti del califfato non solo conoscono bene le falle della comunità musulmana, riuscendo a deviare una esigua minoranza al jihadismo, ma anche le falle di quel retro pensiero occidentale saldamente improntato a pregiudizi storici e mai superato realmente. Che riemerge nel peggior rigurgito nel momento meno opportuno.
Qualche punto per approfondire:
– La trappola dei movimenti jihadisti, tesa all’occidente è l’esorcizzazione dei più oscuri sentimenti di diffidenza, pregiudizio e odio verso quei musulmani che hanno deciso di vivere in Occidente.
– Accerchiare indistintamente, come possibile pericolo tutti i musulmani, è ciò che meglio desiderano gli integralisti, nemici della convivenza e della contaminazione.
Ora, è evidente che ci aspetta una battaglia da combattere su più fronti ma se non iniziamo a chiarirli fin da subito, possiamo già considerarla persa.
In estrema sintesi, per non ripetermi visto che ne ho ampiamente discusso in altri approfondimenti:
– da una parte, non c’è dubbio che l’islam stia vivendo una crisi lacerante pagata sulla pelle degli stessi musulmani prima di altri. C’è un’ideologia jihadista oscurantista e fondamentalista che tenta di uccidere qualsiasi forma di pluralismo o dissenso;
– dall’ altra però, c’è un esercito di fedeli o meno fedeli, che con la loro quotidianità, o il loro lavoro sul campo dottrinale producono e divulgano la contro-narrativa al fondamentalismo.
Bene, tutto questo ovviamente è documentato, perché il pluralismo islamico, fatto di idee, persone e proposte esiste e lotta con noi. E lo fa in arabo, inglese, francese, tedesco e…
E certamente non molto in italiano.
Il problema nostro infatti, è che questa galassia attiva e produttiva non rientra e non la si vuole far entrare nella nostra idea di islam e musulmani. E allora, nel racconto e nella rappresentazione, si preferisce ricalcare vecchi clichè, che servono a consolidare quel disgustoso retropensiero carico dei peggiori pregiudizi. E non lo si fa mica solo nel racconto, ma anche nella stessa politica, che continua a scegliere di non riconoscere i musulmani come una realtà pienamente occidentale, ma la si commissaria a paesi esteri ideologicamente, culturalmente e politicamente, senza mai interferire, perché infondo, sono musulmani no? Un sintomo di vera schizofrenia, che slega territorialità, identità e fede. Deresponsabilizzarci verso l’islam nostrano è il miglior regalo ai fondamentalisti e la peggior bomba sociale per noi.
La Gran Bretagna, con la sua politica di tolleranza verso le tesi più fondamentaliste ha dato prova di questo disastro e ne paga le conseguenze. A percorrerre strade diverse ma sempre in chiave di estraneità verso una comunità ormai radicata ci sono anche altri paesi europei, compreso il nostro.
Il corto circuito ora sta venendo a galla. L’esorcizzazione del pregiudizio e della innata diffidenza anche e non solo dai Salvini ma anche da quelle menti che proprio non te lo aspetti è sintomo di qualcosa di culturalmente radicato che deve essere affrontato prima o poi.
Per questo io credo, che la verità è che del cosiddetto “musulmano moderato” non frega niente a nessuno se non nel momento in cui si consuma un attentato, e allora sì, li ci serve eccome, per puntargli il dito, dargli addosso e ancora una volta confermare il suo stato di incompatibilità e inferiorità mischiandolo a barbarie, jihad e terrorismo, e dimostrando non solo disonestà intellettuale, un vuoto culturale e un serio problema relazionale.
Chiedo infatti a Enrico Mentana, che chiama in causa i “musulmani moderati” quando mai si è cercato di parlare o raccontare il pluralismo islamico nelle sue varie sfumature fatte anche di moderazione se ci tiene tanto al termine? La realtà è che sono anni che assistiamo inermi al più becero racconto sull’islam. Quello più caricaturale e infimo e non solo in chiave di cronaca ma anche culturale. Si è passati dal dare il microfono a imam analfabeti incapaci di esprimere un concetto, agli ultimi testimonial di italiani convertiti all’islam più conservatore. La via di mezzo è bandita dai media. Se si vuole alzare il livello poi, sono i benvenuti, sono gli intellettuali che hanno ripudiato la loro religione, ex musulmani pieni di rancore e storie tragiche, ma mai una volta che si inviti un intellettuale musulmano internazionale e progressista (spendendo qualche euro per la traduzione del suo pensiero) che invece, la sua battaglia ha scelto di farla da dentro. O nero o bianco. Per avere ascolto e i riflettori puntati, o rispondi alle caratteristiche del radicale o dell’ex musulmano. Eppure è proprio in quel bacino di mezzo che vi è una grande maggioranza, che vive la propria fede nella normalità. Eppure non farebbe male includere tutti in questo racconto che continua a mettere a fuoco solo una parte della storia. Oggi ne paghiamo le conseguenze scoprendo che questi musulmani non li conosciamo proprio, seppur sono nati e cresciuti al nostro fianco. Quand’è che prederemo coraggio per conoscerli davvero?
Caro Mentana, più che altro il vero appello che avresti dovuto fare è quando deciderete voi a dar voce al pluralismo che contraddistingue i musulmani con la curiosità giornalistica che deve raccontare ciò che non si conosce e non consolidare ciò che si pensa di conoscere.