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Palazzo Venezia, cosa c’è di nuovo nelle fatiche d’Ercole

Non è tra le più grandi di Palazzo Venezia, ma la sala delle Fatiche di Ercole è una delle più interessanti del piano nobile dell’edificio romano. Il restauro – finanziato dalla Fondazione Silvano Toti – del soffitto e del fregio a fresco della sala del cardinale veneziano Pietro Barbo, poi divenuto papa Paolo II (1464-1471), è finalmente terminato.

La sala era ufficialmente destinata alla custodia dei paramenti sacri del pontefice e per questo detta anche “dei Paramenti”. Il fregio a fresco che ne decora la parte alta raffigura in trompe-l’œil una loggia a dodici arcate, quattro con fontane e amorini, le otto restanti con fatiche dell’eroe. Ecco dunque Ercole e il leone Nemeo, Ercole e Anteo, Ercole e i buoi di Gerione, Ercole e Gerione, Ercole e il drago Ladone, Ercole e la cerva di Cerinea, Ercole e gli uccelli di Stinfalo ed infine Ercole e il centauro Nesso. La matrice culturale dell’autore, anonimo, va ricondotta all’Italia del nord, forse nell’ambito di Andrea Mantegna.

Il nuovo intervento ha permesso di rimuovere il fisiologico deposito di sporco, le vecchie vernici superficiali, che erano ingiallite, e le estese ridipinture dei fondi azzurri delle scene raffigurate entro la finta loggia, per poi passare al reintegro delle lacune, laddove naturalmente necessario e possibile. I lavori hanno determinato il recupero dell’equilibrio cromatico d’insieme, in precedenza gravemente compromesso; quel che più conta, hanno restituito l’idea del finto loggiato aperto, una delle idee-base del progetto decorativo d’origine, di evidente derivazione albertiana.

L’intervento è stato curato per la parte scientifica da due funzionari del Polo Museale del Lazio, Sonia Martone e Paolo Castellani. Sonia Martone, direttore di Palazzo Venezia, ha coordinato l’intera operazione e progettato il nuovo allestimento della sala. Paolo Castellani ha diretto il cantiere di restauro propriamente detto. L’intervento è stato materialmente eseguito da L’Officina, Consorzio di restauro e conservazione opere d’arte, nelle persone di Rita Ciardi e Isabella Righetti.

Per il direttore Edith Gabrielli: “L’intesa con la Fondazione Silvano Toti  sottolinea l’ormai raggiunta maturità del Polo Museale del Lazio e la sua connessa, effettiva capacità di ‘fare sistema’ con la società civile, ai fini di costituire un vero e proprio sistema museale integrato. D’altro canto, essa rappresenta un ulteriore passo in avanti in quel rilancio del Palazzo, per il quale fin dal 2015 è stato elaborato un piano museologico complessivo, d’intesa con l’architetto Sonia Martone, Direttore del Museo”.

La sala, nella sua nuova veste tornerà per la prima volta ad essere visibile al pubblico da sabato prossimo. Per l’occasione saranno organizzate delle apposite visite guidate. Da domenica rientrerà nel normale circuito di visita del Museo del Palazzo di Venezia.

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