La proposta di legge elettorale simil-tedesca è stata rimandata a morire in Commissione: ultimo atto di un sistema politico che soffre della sindrome dello scorpione, il quale non esita a pungere ed avvelenare la rana che lo porta addosso per attraversare il fiume. Affoga anche lui, ma non è in grado di sottrarsi al richiamo della sua natura. Da noi le forze politiche (ma non solo quelle: la magistratura, la stampa, la tv e quant’altro) ormai non sanno più resistere alla tentazione di sfasciare le ultime istituzioni democratiche e civili ancora agibili.
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In una Repubblica giudiziaria, in fondo, è normale che anche nella legge elettorale ci sia lo zampino della magistratura, peraltro di rango costituzionale. Si vada al voto con i due consultellum, uno per la Camera, l’altro per il Senato. No problem. Si suol dire che, laddove corre un cavallo, può esibirsi anche un asino.
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Il Pd è diventato il difensore del Svp e ha trovato nell’approvazione dell’emendamento Biancofiore il pretesto per far saltare la legge elettorale. L’ultima impresa del Pd alla Camera ricorda a chi, come il sottoscritto, ha la memoria lunga, quando negli anni ’60 del secolo scorso, scoppiò un grave dissidio teorico e politico tra il comunismo sovietico e quello cinese. I partiti comunisti europei, benché di osservanza sovietica, non osavano attaccare direttamente i cinesi ma se la prendevano con i comunisti albanesi (i soli schierati con la Cina). Il caso Svp non somiglia all’Albania?