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Come cambiano obiettivi e propaganda Isis. Rapporto Europol

Europol ROB WAINWRIGHT EUROPOL

L’anno scorso ben 17 attentati sono stati sventati in Italia anche se 16 riguardavano organizzazioni di estrema sinistra: se ne deduce che un attentato sventato fosse probabilmente di matrice jihadista. La cifra è contenuta nell’ultimo report dell’Europol presentato dal direttore, Rob Wainwright (nella foto), alla riunione dei ministri dell’Interno a Malta. Un numero che dimostra lo straordinario lavoro di prevenzione dell’intelligence e dell’antiterrorismo e anche la loro riservatezza. Nel report viene specificato che nel 2016 in otto stati europei gli attentati falliti, sventati o completati sono stati complessivamente 142, di cui 47 andati a segno. In particolare, gli attentati jihadisti riusciti in Europa sono stati 10 su 13 tentativi con 135 vittime: 5 attentati in Francia, 4 in Belgio e 4 in Germania. Nella classifica complessiva, che tiene conto di ogni tipo di attentato, la Gran Bretagna è al primo posto con 76 (in gran parte si tratta di atti compiuti dal terrorismo nord irlandese), quindi la Francia con 23, l’Italia con 17, la Spagna con 10 e di seguito altre nazioni. Le cifre dimostrano quindi che in un anno sono stati sventati 95 attentati di vario tipo, ma quelli riusciti hanno provocato in tutto 142 morti e 379 feriti.

RISCHIO ATTACCHI CON DRONI

Le vie del terrorismo sono infinite e l’uso dei droni armati fatto dall’Isis nella guerra in Siria e in Iraq potrebbe convincere altri affiliati a utilizzarli per attentati in Europa. Il report aggiunge che resta comunque intatto il rischio di attacchi con armi chimiche per la confezione delle quali l’Isis aveva diffuso sul web precise guide. Il numero degli attentati jihadisti è calato dai 17 del 2015 ai 13 del 2016 mentre sui 1.002 arresti per attività terroristiche effettuati l’anno scorso sono stati 718 quelli connessi al jihadismo. La Francia è l’unico Stato nel quale il numero degli arresti cresce da anni: dai 238 del 2014 ai 456 del 2016. L’Italia l’anno scorso ha arrestato 28 persone legate al terrorismo islamico.

I FOREIGN FIGHTERS

Non è una novità che i servizi di sicurezza europei siano preoccupati dai foreign fighters, o meglio returnees, cioè da chi è partito per andare a combattere e che ora torna nella nazione di provenienza. Come molti analisti ripetono da tempo, il terrorismo jihadista non può essere limitato all’Isis perché è una galassia nella quale al Qaeda continua a rivestire un ruolo importante. In lotta tra loro per la leadership del jihadismo globale, entrambe le organizzazioni secondo l’Europol possono mettere in atto attacchi di massa in Europa e ricorda a questo proposito gli attentati di Bruxelles a marzo 2016 e di Istanbul a giugno. Né è un mistero che la probabile prossima sconfitta militare in Siria e Iraq aumenterà il rischio di attentati in Occidente. Stime europee parlano di oltre 5mila combattenti partiti quasi tutti da Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna. La Turchia fino al novembre scorso ne considerava invece 7.760. L’Olanda sostiene che in questo momento ci siano dozzine di elementi pronti al martirio in Europa e il report dell’Europol specifica che l’Italia teme la presenza sul proprio territorio di cellule dormienti dell’Isis, di al Qaeda e di altri affiliati all’ideologia jihadista.

DONNE E BAMBINI IN AUMENTO TRA I TERRORISTI

Il 26 per cento degli arrestati lo scorso anno era composto da donne, un aumento sensibile rispetto al 18 per cento del 2015. E’ un altro dei dati presentati da Wainwright e ancora più preoccupante è l’impiego di bambini e di giovanissimi, un aumento segnalato in particolare dalla Gran Bretagna mentre l’Olanda ha indicato in 40 i bambini fino a 12 anni partiti verso i teatri di guerra siro-iracheni con i loro genitori.

CAMBIA LA COMUNICAZIONE JIHADISTA

Gli esperti hanno rilevato l’anno scorso una diminuzione della produzione e della diffusione sul web della propaganda jihadista, grazie a misure adottate da piattaforme di social network. Inoltre l’Isis sostiene meno il concetto dell’Islam vittorioso preferendo attaccare gli sciiti, gli ebrei e l’alleanza internazionale contro il Califfato. Al Qaeda, dal canto suo, continua a prediligere la messaggistica di Telegram che è più difficile da oscurare.

ISIS PIÙ FORTE E DUBBI SULLA STRATEGIA USA

Pubblicata contestualmente al report dell’Europol, l’ultima analisi dell’Institute for the Study of War di Washington esprime molti dubbi sull’efficacia della lotta all’Isis sostenendo che l’espansione del terrorismo jihadista è dimostrata dal doppio “simultaneo, complesso e coordinato attacco” contro obiettivi simbolici a Teheran il 7 giugno e l’attività nell’Asia Sud Orientale con l’offensiva nelle Filippine. Proprio quella parte dell’Asia e l’Afghanistan potrebbero diventare basi alternative per un’attività di comando e controllo e per forze da combattimento. Inoltre, nell’ambito della strategia jihadista contro l’Occidente, l’attacco a Manchester (il primo attacco suicida in Gran Bretagna) secondo l’Isw ha dimostrato una crescita del network in Europa nonostante l’aumento dell’attività antiterrorismo. A proposito dell’attività della coalizione anti Isis a guida americana, gli analisti statunitensi sostengono che, per esempio, le cellule pronte per attacchi esterni stiano muovendosi da Raqqa verso il Sud Est della Siria vicino ai confini iracheni dove gli alleati degli Usa non possono proiettare forze. In conclusione, il network Isis “ora è più robusto, sparpagliato e resiliente che mai” e continuerà una campagna globale a prescindere dalla caduta di Raqqa e Mosul. Senza dimenticate al Qaeda che “sta aspettando di indossare il mantello della guerra globale contro l’Occidente”. L’attuale strategia, sostengono gli analisti di Washington, non sarà sufficiente.

(QUI IL RAPPORTO COMPLETO)



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