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Cosa può e deve succedere all’Ilva

Ilva, rocco palombella, metalmeccanici

Lo abbiamo detto, scritto e ribadito più volte. Per quanto ci riguarda non ci saranno esuberi negli stabilimenti del gruppo Ilva e la discussione con la nuova proprietà, basata sul tentativo di determinare un valido accordo sindacale, tenderà al raggiungimento di questo risultato. Il ministro Carlo Calenda ci ha tenuto a precisare che nessun lavoratore verrà lasciato solo e quanti non saranno assunti subito dalla nuova società rimarranno comunque a carico dell’Amministrazione straordinaria dell’Ilva stessa.

A questo proposito è indispensabile sottolineare che come sindacato puntiamo a far sì che tutti i lavoratori interessati risultino iscritti in un unico libro matricola di una medesima società e non su due facenti capo a due società diverse. In questo senso, ha ragione il responsabile del dicastero dello Sviluppo economico quando precisa che siamo di fronte ad un percorso lungo che va monitorato. Ma deve esser chiaro che gli addetti che tuteliamo devono esser tutti impiegati nella società che produrrà acciaio. La produzione siderurgica nazionale va preservata, perché è il motore che muove la crescita manifatturiera italiana e di conseguenza la ripresa dell’intera economia del Paese. L’Italia cresce, ma di meno rispetto agli altri partner europei. Ecco perché l’acciaio di qualità prodotto in casa nostra può divenire la forza trainante per reggere la competizione industriale sui mercati internazionali. Per quanto riguarda il settore specifico il problema non è solo la competizione con la Cina. Anche con gli Stati Uniti potremmo avere dei problemi a partire dal  prossimo autunno. Pare che l’amministrazione Usa abbia avviato un’indagine sugli effetti che le importazioni di acciaio e alluminio potrebbero avere sulla sicurezza nazionale, specialmente per il loro impiego nell’industria della Difesa. Tra i rischi a cui va incontro l’industria siderurgica europea che esporta negli Usa ci sono l’aumento delle tariffe, l’introduzione di quote e, addirittura,un bando totale.

Mai come in questo momento Usa e Ue dovrebbero, invece, fare fronte comune contro la Cina. È bene che gli americani si rendano conto al più presto che l’import dalla Ue non può minacciare i produttori americani e gli stessi prodotti europei non sono in grado di mettere a rischio la sicurezza Usa, dato che negli Stati Uniti solo il 3% dell’acciaio viene usato dall’industria della Difesa. Nello stesso ambito continentale, poi, l’industria siderurgica nostrana deve reggere la competizione con la Germania. Insomma, c’è il concreto rischio di un fuoco incrociato contro il nostro acciaio. L’intesa relativa al contratto di vendita tra AM Investco Italy Srl e l’Amministrazione straordinaria dell’Ilva presenta rischi ed opportunità. Tra i primi certamente la tenuta dei livelli occupazionali e produttivi. Tra le seconde la possibilità che il nostro settore siderurgico possa finalmente rialzare la testa. L’accordo sindacale tra noi e l’azienda, se andrà in porto, dopo la trattativa che avrà inizio il prossimo mese, può esser davvero determinante. Bisognerà adoperarsi sul livello occupazionale del gruppo, sulla riduzione dei tempi della realizzazione degli interventi di copertura dei parchi primari; sulle soluzioni relative al minor impatto ambientale; sulla realizzazione di un centro di ricerca nel sito di Taranto; sulla definizione di clausole contrattuali idonee a garantire la piena esecuzione delle obbligazioni.

È bene ricordare che il prezzo di acquisto dei complessi aziendali, risultante dell’esito della procedura espletata, è pari a 1.800 milioni di euro, con canoni di locazione annui pari a 180 milioni di euro da versare con cadenza trimestrale. L’inizio della locazione è previsto per la fine del 2017 ed è soggetto all’autorizzazione delle autorità competenti. L’accordo sindacale a cui puntiamo  dovrà ulteriormente saturare completamente livelli occupazionali . Oggi l’organico delle società Ilva è composto da 14.220 lavoratori e il ricorso alla Cig straordinaria riguarda complessivamente un massimo di 4.100 addetti. Tutti i lavoratori interessati, a nostro giudizio devono essere assunti dall’acquirente, e solo dopo potranno essere distaccati ed impiegati dalla società ad hoc che se ne occupa (facente capo all’Amministrazione straordinaria dell’Ilva) nelle attività di bonifica e decontaminazione. La società acquirente, insomma, dovrà farsi carico fin da subito di tutti i lavoratori dell’Ilva. Attraverso la medesima società, poi, ci sarà il rafforzamento delle iniziative sul territorio previste nell’offerta, a partire dalla realizzazione di un centro di ricerca nel sito di Taranto, per un investimento pari a 10 milioni di euro e con un ulteriore impiego di lavoratori locali; mentre per le famiglie disagiate nei Comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra, e Montemesola sono previste delle attività di sostegno assistenziale e sociale, per la durata di 3 anni, con le risorse già previste dalle norme. Nell’arco di sette anni AM Investco apporterà investimenti per circa 2,4 miliardi di euro, distribuiti più o meno equamente sui diversi esercizi”

Nel dettaglio sono previsti investimenti per circa 1,3 miliardi di euro a sostegno del piano industriale e focalizzati soprattutto sugli altiforni, le acciaierie e le linee di finitura,mentre circa 1,1 miliardi di euro sono gli investimenti ambientali che garantiranno a Ilva la conformità con l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) e che porteranno a un progressivo miglioramento in misura significativa delle performance ambientali sia per quanto riguarda le emissioni atmosferiche e sia per il trattamento delle acque. Sul fronte ambientale si è raggiunta la massima compressione dei tempi delle procedure da espletare a seguito dell’aggiudicazione, con particolare riferimento alla presentazione dell’istanza di modifica del piano ambientale e all’espletamento della procedura antitrust e con la riduzione dei tempi previsti per la realizzazione degli interventi di copertura dei parchi primari. L’aggiudicatario si è impegnato a individuare e perseguire le soluzioni tecnologiche più sostenibili ed efficienti e con il minor impatto ambientale. Allo studio c’è già l’impegno per l’adozione di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio, comprese quelle per la cattura e il riciclo di CO2, approfondendo lo studio per la fattibilità dell’utilizzo della tecnologia del preridotto, laddove coerenti con le condizioni di sostenibilità economica del Piano Industriale. piano industriale prevede una produzione di acciaio grezzo limitata a 6 milioni di tonnellate annue sino al raggiungimento della conformità con l’Autorizzazione Integrata Ambientale che, una volta completata, porterà alla ripartenza dell’altoforno 5 e quindi all’innalzamento della produzione di acciaio grezzo fino a 8 milioni di tonnellate all’anno, così come previsto dall’AIA.

Il piano industriale prevede poi un successivo innalzamento dei livelli produttivi fino a 9,5 milioni di tonnellate di acciaio finito con l’importazione di bramme e laminati piani a caldo in maniera tale da massimizzare l’utilizzo degli impianti di finitura dell’Ilva. Nell’accordo con l’aggiudicatario sono state inserite clausole contrattuali idonee a garantirne, per l’intero periodo del piano industriale, la piena esecuzione delle obbligazioni contrattuali, comprese quelle relative ai correlati livelli occupazionali. Il termine del programma dei Commissari coinciderà con quello di ultimazione del Piano ambientale di Ilva, previsto per il 2023. Non solo i sindacati vigileranno su quanto porrà in essere la nuova proprietà. Lo farà anche il governo. La disponibilità, infatti da parte dell’esecutivo in questione tendente a modificare la legge Marzano (quella sulla ristrutturazione delle aziende industriali) è un importante segnale. Qualora l’acquirente dovesse dimostrarsi inadempiente dal punto di vista degli investimenti l’amministrazione straordinaria potrà tornare ad essere titolare della proprietà. Si tratta di un vero e proprio emendamento predisposto dal Ministero della Coesione e il disco verde finale da parte di Palazzo Chigi. In ogni caso la trattativa sindacale con Am Investco Italy Srl terminerà a settembre. Solo allora sarà chiaro se ci sarà l’accordo sindacale tra le parti, o no.



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