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Perché l’Europa deve ripartire dallo spazio

Di Roberto Battiston

Pubblichiamo l’intervento del presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Roberto Battiston all’evento “Space policy for EU integration”, organizzato dalla Commissione Ue e tenutosi oggi a Roma, in Campidoglio, nell’ambito delle celebrazioni per il 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma

Perché questa celebrazione è importante? Perché significa che l’Europa riconosce a sé stessa un futuro comune. Un futuro che trova le sue fondamenta nella ricerca dell’unità politica e della sovranità, nel perseguimento di un modello di sviluppo sociale ed economico sostenibile, nella difesa della pace e nella promozione del dialogo internazionale, nella condivisione dei principi di democrazia ed inclusione. Tutto ciò rappresenta l’eredità e allo stesso tempo la proiezione in avanti del progetto europeo immaginato dai firmatari dei Trattati di Roma.

A ben guardare, il nostro mestiere, il lavoro di tutti quelli che con diverse responsabilità si occupano di spazio serve a realizzare a questa visione del futuro. Grazie all’evoluzione tecnologica, le attività spaziali si sono rivelate uno strumento fondamentale e formidabile per perseguire le finalità che ho appena citato: grazie all’osservazione della Terra monitoriamo con estrema precisione gli oceani, le dinamiche dei diversi ecosistemi, la vegetazione. Siamo così in grado di elaborare un’analisi sempre più profonda dei cambiamenti climatici, e di fornire previsioni accurate per agire con più rapidità nel caso di disastri naturali. I dati di osservazione della Terra, i dati scientifici dei satelliti, come già le telecomunicazioni, sono la ricchezza sulla quale sviluppare la prosperità della nostra società, con evidenti ricadute sociali ed economiche. Lo spazio è infatti un’infrastruttura pervasiva e senza confini della quale ancora non conosciamo tutte le potenzialità e il valore. Tutto questo l’Europa lo ha capito e lo ha fatto proprio grazie alle comunicazioni sulla strategia spaziale della Commissione europea che per essere vincente ha bisogno della partecipazione concertata e delle precise competenze di tutti gli attori spaziali europei.

Lo spazio non ha una sua categorizzazione negli standard dell’industria internazionale, quindi i dati economici sono molto frammentati e rendono difficile un’analisi sistematica dell’impatto socioeconomico del settore. Le valutazioni dell’economia dello spazio a livello globale variano dai 250 ai 300 miliardi di dollari. Questi numeri che sono piccoli se confrontati con altri settori (300 miliardi è il fatturato delle utility italiane) possono lievitare attraverso la transizione dalla Space Economy della manifattura a quella dei servizi downstream e delle applicazioni che grazie ad Internet possono essere moltiplicati a costi irrisori. Il servizio satellitare è un’utilità a basso prezzo, che genera fatturato in modo indiretto per quelle aziende che sono in grado di anticipare i bisogni della nostra società. Se gli americani chiamano questo valore New Space Economy, noi, da italiani e da europei, lo chiamiamo Rinascimento Spaziale. Ed è la giusta definizione, perché ancora una volta ci riporta ai valori della nostra comune cultura europea: il metodo scientifico e antidogmatico di Galileo è un valore universale che ha oltrepassato i nostri confini.

Non a caso è il nome di uno dei programmi più importanti della Commissione realizzati dall’Esa, quello che ha il maggior valore politico. Quando tutti i satelliti di Galileo saranno in funzione, chiunque e in qualsiasi parte del mondo potrà stabilire con estrema precisione la propria posizione con un’accuratezza inferiore ai 10 centimetri, una precisione mai raggiunta prima. Un sistema non soggetto alle limitazioni o interruzioni tipiche di altri sistemi pensati per scopi militari. Quindi inclusione, dialogo, condivisione dei dividendi della scienza e della tecnologia. Realizzazione di una visione politica.

Questa è l’Europa che ha futuro. Lo ha testimoniato la visita che ieri ha compiuto il Commissario europeo al mercato interno, industria, imprenditoria e pmi, Elżbieta Bieńkowska al Centro Spaziale del Fucino di Telespazio, uno dei centri che controllano e gestiscono il programma Galileo. La visita del Commissario europeo, che ringrazio, è la testimonianza che Galileo è uno dei pilastri della Strategia Spaziale Europea, il documento programmatico della Ue per il settore presentato nel 2016, di cui il Commissario Bieńkowska è firmatario. In conclusione, lo spazio è un’opportunità perché ben rappresenta la complessità del nostro tempo. E contestualmente ci fornisce, oltre a delle interessanti indicazioni, anche l’ispirazione su come dominare questa complessità, fitta di contraddizioni, difficoltà e promesse.

Poco lontano da qui, sui soffitti di Palazzo Farnese, c’è una delle grandi opere di Annibale Carracci, il Trionfo di Bacco e Arianna: mito ci aiuta a leggere la nostra realtà. Arianna, abbandonata da Teseo che nel Dedalo ha ucciso il Minotauro, viene sposata da Bacco che la trasforma nella Corona Boreale. Ci piace immaginare che una volta divenuta una costellazione, Arianna finalmente possa vedere con chiarezza il Dedalo, il labirintico simbolo delle contraddizioni che imprigionano l’uomo. È la vista dall’alto che aiuta l’uomo nella comprensione e nel superamento delle contraddizioni. Che siano astronauti o satelliti, lo spazio è “l’infrastruttura delle infrastrutture” che come Arianna, dall’alto riesce a farci capire meglio, organizzare e coordinare il complesso e interconnesso e dedalo in cui viviamo.


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