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Francesco, il papa americano nel libro di Silvina Pérez e Lucetta Scaraffia

In soli quattro anni compiuti di pontificato, di libri su Papa Francesco se ne sono già scritti molti. La sua figura attira, incuriosisce e persino diverte, perché è un papa diverso, inaspettato, e che lascia sperare. Che dona cioè speranza in un mondo avvilito e preoccupato, in crisi. Ma il rischio, come si sente dire spesso, è quello della “papolatria”, che “in altri ambienti si sarebbe detta il culto della personalità”, ha commentato ieri con tono canzonatorio il sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede Mons. Angelo Becciu nel corso della presentazione del libro di Silvina Pérez e Lucetta Scaraffia “Francesco il papa americano” (Utet), avvenuta 19 giugno presso la sala degli Atti Parlamentari del Senato a Roma.

IL COMMENTO DI MONS. ANGELO BECCIU: “FRANCESCO NON SI PUÒ IMBALSAMARE”
Effetto che però si avvera solo “quando si utilizza la figura del papa per vantaggi personali, in quello spirito di corte che Francesco allontana continuamente”, ha specificato Becciu. Ponendo poi la domanda: “Il papa è popolare negli ambienti laici perché ha toccato il cuore delle persone, o perché gli si fa dire parole non fedeli al suo messaggio integrale?”. E rispondendo: “Io penso la prima”. Nonostante “il rischio” della seconda, cioè di “distorcere il suo messaggio”. Il fatto è che Bergoglio suscita curiosità perché “dopo quattro anni di pontificato è ancora imprevedibile”, e “perché è difficile ingabbiarlo in un modello predisposto”. Detto con un’immagine più diretta: “Non lo si può imbalsamare, il Papa, perché è l’espressione dello Spirito”.

IL LIBRO, IN TIRATURA LIMITATA, CON LE TAVOLE DI VANGI E LA PREFAZIONE DI VIAN
Si direbbe appunto l’ennesimo libro, ma non per questo uguale agli altri: l’edizione della Utet è infatti impreziosita da 39 tavole disegnate dal pittore e scultore Giuliano Vangi, oltre che dall’introduzione del direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. Un libro da collezione di grande formato e in tiratura limitata. E con un’altra singolarità, che forse a primo sguardo non salta agli occhi: che è scritto cioè da due donne, “che offrono il loro sguardo laico femminile”, ha sottolineato sorridente Becciu.

LE CONSIDERAZIONI DELLE DUE AUTRICI, SILVINA PÉREZ E LUCETTA SCARAFFIA
E così è lo sguardo di Bergoglio il filo conduttore dell’opera, ma forse, allargando l’analisi, questo particolare vale per il suo intero pontificato, commenta la direttrice dell’Osservatore Romano spagnolo Silvina Pérez: “Francesco non offre più i valori di una volta ma uno sguardo verso l’altro, cogliendo un linguaggio che lui stesso ha introdotto, nella sua ricchezza di gesti, e dove dice quello che fa e fa quello che dice”. Dove cioè, aggiunge l’altra autrice, la storica e direttrice del mensile Donne Chiesa Mondo Lucetta Scaraffia, “vede attraverso il dolore”, quello “dei poveri e del mondo”. Dandogli “voce attraverso il suo pontificato”, e questo “lo rende felice”. Confessando, con una provocazione che appare sorniona ma che in realtà è sincera: “Avrei voluto servirmi ancor più del papa facendolo parlare delle donne e del loro ruolo nella Chiesa. La tentazione è stata forte, ma mi sono trattenuta”.

VIOLANTE: “LA CHIESA DI FRANCESCO NON HA SOLO DA CORREGGERE MA DA CORREGGERSI”
Ma di fatto è lo stesso papa che non ci pensa due volte a rivolgersi ad interlocutrici donne. Come ha ricordato il presidente emerito della Camera Luciano Violante, intervenuto alla presentazione: “La prima visita a un convento di suore disse: siate madri, non sorelle”. E la stessa cosa vale per i laici, ha poi aggiunto Violante, “a cui si dice che piaccia molto”, ma di cui però “non c’è categoria più astratta: ce ne sono per presunzione, per indifferenza, per ricerca. Questi ultimi guardano il papa sotto il profilo del dolore, della misericordia”. E vedono che “la sua Chiesa non ha solo da insegnare ma anche da imparare, e questo li colpisce”. Una Chiesa cioè “che si sforza di vivere nel reale, che non ha solo da correggere ma anche da correggersi”, “facendoci così riflettere sul suo futuro”. E dove “il dato fondamentale è la missione: nelle strade, nelle crisi, di fronte ai dittatori”.

IL SENATORE DEL PD ZANDA: “NON CI ASPETTAVAMO UNA DISCONTINUITÀ COSÌ PROFONDA”
Così ha commentato il senatore del PD Luigi Zanda: “sapevamo della necessità di un cambiamento, anche nella Chiesa, non nei valori ma nella loro applicazione. Nessuno però si aspettava una discontinuità così profonda e radicale”. Che si vede nel successo con i media, che paradossalmente “non asseconda mai”. E nel linguaggio, dove “tanto è prudente e sibillino quello della Chiesa, quanto il suo è aperto e sfrontato”. O negli argomenti affrontati. Due su tutti: il lavoro, “come nel discorso agli operai di Genova, parlando di dignità ma anche di buona economia e buoni imprenditori”. E i migranti, tema a cui “l’Italia ha fatto più di tutti, nonostante la crisi”. Rispondendo così “alla strada indicata dal Papa”, ma per il quale “senza una politica di solidarietà europea non riusciremo a reggerne la pressione”.

MONS. BECCIU: “BERGOGLIO È UN GESUITA, E VIVE E GOVERNA COME TALE”
“Lui è gesuita, e vive e governa da tale”, ha infine spiegato Becciu. “La regola gesuitica è di non dover accedere alla carriera ecclesiastica: ora capite perché va contro certo carrierismo, mantiene sempre la stessa croce, ha eliminato tutti gli oggetti simbolici, e vive in una camera francescana e spartana”. Quando gli mostrarono l’altro appartamento, ha raccontato Becciu, rispose: “Se volete mandarmi lì finirete per chiamare uno psichiatra, perché io non ci vado”. E quando ad alcuni veniva detto che “il papa ci tiene alla povertà e alla sobrietà”, questi rispondevano: “eh, ma gli passeranno queste idee!”. Ad oggi, pare che si sbagliassero.



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