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Gli americani si rafforzano in Siria, e mandano gli Himars ad Al Tanf

Secondo un’informazione ottenuta in esclusiva dalla CNN, gli Stati Uniti hanno inviato nel sud della Siria due sistemi di artiglieria HIMARS (High Mobility Artillery Rocket System), lanciarazzi multipli montati sul carrello di un camion, con gittata di 300 chilometri.

Gli Himars, che si trovavano in Giordania, saranno un ulteriore elemento difensivo per la base di Al Tanf, avamposto contro il Califfato sul confine siro-giordano-iracheno, lungo la principale direttiva stradale tra Baghdad e Damasco. L’area è molto calda, perché col procedere delle campagne sulle roccaforti dello Stato islamico Raqqa e Mosul, i baghdadisti si stanno spostando verso il sud della Siria. Il nuovo centro nevralgico è Mayadin, una città siriana che si trova lungo il cosiddetto Corridoio dell’Eufrate, una striscia di terra che scorre lungo il corso del fiume e sbocca in Iraq; un’altra area di interesse privilegiato è Deir Ezzor, città già da tempo assediata dall’IS, piantata sui pozzi del campo Omar, e sulla stessa direttiva.

Al Tanf invece si trova più a sud, ma rientra in questo schema di ritirata tattico/strategica, che fa del collegamento con l’Iraq occidentale un punto nevralgico; dove le forze ibride anti-califfali compiono incursioni mirate. Per questo gli americano sono così interessati a tagliare la linea di comunicazione, tanto da aver piazzato nella base (insieme agli inglesi) dei reparti di unità speciali, che sono lì acquartierate dallo scorso anno con le forze ribelli che prendono il nome di Commandos della Rivoluzione (Maghawir al-Thawra); anche se per la rivoluzione siriana, ossia quella contro il regime, questi ribelli hanno speso ben pochi colpi, concentrati come sono ad obbedire agli ordini americani per combattere il Califfo.

Eppure Al Tanf è una zona in cui le tensioni stanno crescendo a causa della pressante presenza delle forze governative, in competizione per riconquistare territorio all’IS sulla rotta per Deir Ezzor. Gli assadisti (gruppi omogeneizzati di milizie sciite filo-iraniane, tra cui gli Hezbollah libenesi, con qualche truppa dell’esercito regolare) si sono più volte avvicinati alla base, che teoricamente è protetta da un cordone di de-conflincting deciso da americani e russi. Pochi giorni fa un F-15 americano è addirittura intervenuto per atterrare un drone iraniano che stava sorvolando la zona della base sganciando “dud munition“, termine tecnico per ordigni che fanno cilecca. Sempre in questi giorni, dalle foto diffuse nei canali media degli Hezbollah è stato possibile individuare anche un blindato BTR-80 russo (non è chiaro se all’interno ci fossero soldati di Mosca, o fosse solo in uso ai siriani).

Secondo quanto riferito dal capo dei Commandos ribelli alla Reuters, inoltre, gli americani avrebbero da poco spostato forze speciali anche in un’altra base, a Zakf, una sessantina di chilometri più a nordest. Il colonnello Ryan Dillon, portavoce della Coalizione internazionale che combatte lo Stato islamico, ha negato la costruzione di una seconda base, ma ha ammesso che spesso gli americani e i ribelli si addestrano al di fuori del bastione di Tanf. Però la Reuters supporta la sua informazione con delle foto, difficili da identificare visto il contesto, che riprenderebbero Humvee, M-ATV Mrap e uomini statunitensi all’interno di un perimetro protetto nel mezzo del deserto siriano (un altro dei capi ribelli che ha parlato con l’agenzia inglese ha detto che Zakf servirà come prima linea difensiva nel caso che le forze governative attaccassero Tanf).

Da Mosca, il ministero della Difesa ha commentato che “non è difficile assumere che gli attacchi americani contro le forze siriane si ripeteranno in futuro, ma stavolta (utilizzando) gli HIMARS”.

 



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