“La lettera rubata” di Edgar Allan Poe (con quella lettera del ministro lì sul tavolo, e che però nessuno voleva vedere) ci ricorda che sono proprio le cose più evidenti a essere a volta quelle meno notate.
Così, nelle nostre città, a fronte delle difficoltà delle nostre forze dell’ordine, chiamate a compiti letteralmente eroici considerando gli uomini e i mezzi a disposizione, spesso non ci accorgiamo di una novità che è sotto i nostri occhi: il “controllo del territorio” lo sta facendo qualcun altro. Senza demonizzazioni e senza panico, mi riferisco agli islamici: pensate ai negozietti di frutta, pensate ai banchi di fiori aperti ventiquattr’ore su ventiquattro, e pensate pure a una sempre più vasta serie di pseudomendicanti davanti agli ingressi dei condomini, con possibile sistematica annotazione di orari, abitudini, chi esce, chi entra (utile anche ai fini di furti e rapine estive, tanto per dire).
In questo quadro già poco rassicurante, arriva la proposta governativa dello ius soli, e davvero cadono le braccia.
Non si capisce dove sia l’urgenza. Nel 2015, ultimo anno per cui ci siano dati ufficiali a disposizione, l’Italia è stata il paese-record in Europa nella concessione della cittadinanza (178mila in un anno). Peraltro, già oggi, a legislazione esistente, se hai 18 anni e se stai in Italia da 10 anni, puoi chiedere la cittadinanza. E se anche non la chiedi, nessuno ti priva di prestazioni pensionistiche, sanitarie e di welfare. Perché questa fretta di introdurre lo ius soli, dunque?
Inutile girarci intorno. Se l’Italia si è per ora salvata dal terrorismo, lo si deve certo a un’ottima attività di intelligence, certo – ahinoi – al fatto che siamo considerati un comodo paese di transito, ma soprattutto al fatto che il numero degli islamisti radicalizzati è ancora complessivamente basso, al fatto che non abbiamo (per fortuna!) quartieri stile-Molenbeek che possano fungere da bunker impenetrabile, e al fatto che sono ancora contenuti i numeri degli immigrati di seconda e terza generazione.
Con lo ius soli, non sarà più così. Anzi. Anche psicologicamente, si alimenterà un meccanismo “doppio” e pericoloso: da un lato, lo stato che concede qualcosa in più all’islamico; dall’altro, una società che continua a diffidare di lui, innescando proprio la dinamica di rancore e voglia di vendetta che è stata tipica della storia personale di giovani inglesi, francesi, belgi, divenuti terroristi islamisti. Ecco, su questa strada di rischio l’Italia sta decidendo di accelerare. Pessima idea.