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Perché l’ambasciatore russo Kislyak lascerà gli Stati Uniti

israele, VLADIMIR PUTIN

Tre fonti anonime con “famigliarità” sul dossier hanno raccontato a BuzzFeed che la Russia ha deciso di riportare a casa l’ambasciatore a Washington Sergey Kislyak. Il corpulento fisico nucleare, in carica dal 26 luglio del 2008, non sarà nemmeno messo a capo della nuova struttura interna al Palazzo di Vetro, quella che coordinerà l’anti-terrorismo: se ne parlava settimane fa, ma poi Mosca ci ha posizionato un altro esperto diplomatico,Vladimir Voronkov. La festa di addio per Kislyak sarà celebrata alle 17:00 (ora locale) dell’11 luglio nella sala del Lampadario del St. Regis Hotel di Washington (tenetevi liberi!).

KILSYAK E IL RUSSIAGATE

Non sfuggirà che Kislyak è il russo al centro del Russiagate, il processo che cerca di far luce sulla profondità dell’operazione orchestrata da Mosca per alterare il procedere delle elezioni presidenziali americane e che sta contemporaneamente valutando eventuali collusioni con questa da parte degli uomini del comitato Trump-2016. L’ambasciatore si sarebbe incontrato nei mesi della campagna elettorale e durante la fase di transizione con alcuni degli elementi caldi del lato americano dell’indagine: per esempio con Michael Flynn, l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale che per aver mentito su questi contatti (vari al telefono, durante i quali hanno anche parlato della possibilità del sollevamento delle sanzioni che Washington aveva imposto alla Russia a fine dicembre 2016 per l’intrusione nelle elezioni) al vice presidente e all’Fbi è stato costretto alle dimissioni. In almeno uno di questi incontri diretti, avvenuto dopo le elezioni, era invece presente anche Jared Kushner, genero di Donald Trump e potentissimo consigliere della Casa Bianca: secondo un articolo uscito nelle scorse settimane sul Washington Post, Kushner avrebbe chiesto a Kislyak di istituire una linea di comunicazione riservata tra il Cremlino e il comitato Trump, per stare lontani dalle orecchie dei servizi americani che registrano di routine movimenti e conversazioni dei funzionari stranieri nel paese.

UN AMBASCIATORE MOLTO ATTIVO

Kislyak è anche colui che si è visto con l’attuale ministro della Giustizia Jeff Sessions, e aver mentito su questo contatto durante l’audizione di conferma al Senato è costato a Sessions la ricusazione sull’indagine dell’Fbi sul ruolo russo alle presidenziali. La storia di quest’ultimo collegamento è ancora incerta: forse veramente Sessions e Kislyak si sono visti semplicemente nelle rispettive attività quotidiane (l’uno senatore, l’altro importante diplomatico); in un situazione analoga, anche la leader della minoranza alla Camera Nancy Pelosi ha detto ad aprile di non aver mai visto Kislyak, ma Politico ha rapidamente trovato una foto dei due seduti sui lati opposti dello stesso tavolo durante una visita americana del premier russo Dmitri Medvedev nel 2010 (chiaro le circostanze siano diverse, perché adesso si sta indagando Kislyak come potenziale vettore delle collusioni Russia/Trump).

DIPLOMATICO O SPIA?

In questi giorni Newsweek ha dedicato un bell’approfondimento sul ruolo di Kislyak negli Stati Uniti definendolo “l’uomo più radioattivo di Washington” – chiedere a Flynn, Kushner, Sessions e pure a Pelosi, del perché. Il controverso ambasciatore era anche presente, insieme al capo della diplomazia russa Sergei Lavrov, nello sciagurato incontro a porte chiuse durante il quale il 10 maggio Trump rivelò di essere in possesso di informazioni segretissime su un piano terroristico dello Stato islamico; informazioni che in parte bruciarono un’attività svolta dall’intelligence israeliana (e giordana) per infiltrarsi nel Califfato e generarono una serie di polemiche e incomprensioni che portarono alla luce quella che in molti definiscono “inadeguatezza” del presidente americano nel maneggiare certe situazioni – in quella situazione pare anche che Trump confessò ai due di aver licenziato appena il giorno prima il capo dell’Fbi perché gli metteva troppa pressione procedendo diritti col Russiagate (il licenziamento è oggetto di attenzione perché potrebbe essere provante nel tentativo di Trump di ostacolare il corso della giustizia).

IL SOSTITUTO

Il diplomatico russo prima di ‘essere tossico’ (senso figurato) è stato attivissimo a Washington, ed è stato, come dice BuzzFeed, “un appuntamento fisso” della politica e della diplomazia negli Stati Uniti. Michael McFaul, ex ambasciatore americano a Mosca, poi collaboratore della Casa Bianca obamiana molto critico con la Russia, ha detto a Newsweek che Kislyak è molto bravo nel creare contatti, che è il suo attuale lavoro normale: “Quello che non è normale” è che Kushner e Flynn abbiano cercato di costruire con lui un ponte, per altro riservato, dice McFaul. In futuro possibile che il suo posto sarà preso da uno degli attuali vice ministro degli Esteri, Anatoly Antonov, abile e tosto negoziatore di cui si parla già da febbraio per il ruolo, messo sotto sanzioni dall’Unione Europea per la crisi ucraina nel febbraio 2015, quando era pari ruolo alla Difesa. In quel periodo Antonov diventò famoso per essere stato uno dei sostenitori dell’innocenza russa nell’abbattimento del volo MH17, dichiarando che le informazioni diffuse sul disastro aereo erano false e create sui social network dall’intelligence americana (nota: quelle informazioni dicono che con ogni probabilità il volo della Malaysian Airlines è stato tirato giù da un missile Buk russo partito da una delle aree ucraine in mano ai ribelli filo-russi).


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